Elezione dei sindaci e successo 5 stelle
E rivoluzione fu. Per quanto prevista e annunciata la vittoria dei 5 stelle nell’elezione dei sindaci di Roma e di Torino ha oscurato tutti gli altri risultati. E assume quasi una portata rivoluzionaria perché mette alla guida della capitale e di un’importante e molto ben amministrata città come Torino ( e dunque perchè cambiare?) due giovani donne piuttosto inesperte, ma dotate del carisma della novità e della purezza. Onestà è stata la parola d’ordine gridata dai militanti del M5S nelle manifestazioni e a questa promessa molti elettori hanno legato il loro voto evidentemente arcistufi dei mille scandali che hanno coinvolto le forze politiche più sperimentate nel corso degli anni. Senza andare molto per il sottile e senza distinguere tra meriti e demeriti con il loro voto hanno espresso un desiderio di cambiamento e di protesta che si sentiva montare da molto tempo e che già era evidente nei risultati elettorali del 2013. Ora bisogna solo attendere la prova dei fatti.
Poche parole dunque per riflettere su quanto accaduto.
- Il Pd è diventato il parafulmine di ogni invettiva contro i guasti, i ritardi, le inefficienze generate dal sistema di potere presidiato dalla politica. Praticamente un capolavoro: apparire come il solo responsabile di tutti i mali italiani e del potere che li genera. Forse i dirigenti di quel partito hanno qualcosa da rimproverarsi. Comunque è esemplare il caso romano nel quale un sindaco, Alemanno, durante il cui mandato è fiorita “mafia capitale” e che è stato imputato con molti uomini a lui legati di svariati reati ha impunemente invitato al voto per la Raggi e hai poi gioito del risultato senza suscitare alcuno scandalo. Persino i candidati del centro destra hanno beneficiato di questa situazione prendendo molti voti e godendo di una specie di “sospensione della reputazione” visto che nessuno si è sognato di rinfacciare loro le responsabilità di Forza Italia e della Lega per tutto ciò che è accaduto in Italia negli ultimi venti anni. Il Pd è al centro del sistema politico e questa centralità l’ha rivendicata contro tutti ed è “rimasto col cerino in mano”.
- Il M5S è riuscito a qualificarsi come forza di opposizione credibile a cui molti elettori guardano come l’unica alternativa possibile agli altri partiti. Nonostante tutte le difficoltà della loro vita interna e l’assenza di un assetto trasparente e democratico sono cresciuti e si stanno organizzando con gruppi dirigenti riconosciuti e sempre più autonomi dalla leadership di Grillo. Non è dunque affatto da escludere che nel prossimo futuro avranno la maggioranza per governare.
- La natura del voto espresso dagli elettori non è chiara. La evidente convergenza delle destre (e delle sinistre extra Pd) sui candidati 5 stelle che significa? Sembra quasi che il M5S sia stato percepito come il campione vincente della molteplicità di proteste e di rifiuti che si sono manifestati in questi anni senza alcuna distinzione tra destra e sinistra. È come se si fosse coagulata una enorme area elettorale antagonista nella quale si oscurano le differenze e ci si ritrova nell’opposizione alle élite al potere sia in Italia che in Europa.
- Se è abbastanza chiaro a cosa ci si oppone molto meno lo è cosa ci si propone. L’invocazione dell’onestà come criterio guida sicuramente riflette un’aspirazione molto diffusa tra gli italiani, ma non basta a formare un’alternativa di governo tanto vasta e tanto condivisa come il voto ricevuto dai sindaci eletti dal M5S. né lo sarebbe una “sacra alleanza” contro il Pd di tutte le opposizioni. Cosa vogliono gli italiani è importante perché tra pochi mesi si andrà a votare per un referendum sulla riforma costituzionale in seguito al quale potrebbe cadere il governo e si potrebbe andare a nuove elezioni all’inizio del 2017.
In un contesto europeo altamente instabile e che potrebbe rompersi già dopodomani con il voto inglese, con una crisi economica ancora in corso, con i nodi della debolezza del sistema Italia ancora irrisolti, con un’ondata di migrazioni che non accenna ad arrestarsi, con uno stato di guerra aperta o latente in buona parte del Nord Africa andare a nuove elezioni per sfogare risentimenti, proteste, o agitare una generica voglia di cambiamento è sicuramente una disgrazia che non ci meritiamo e che pagheremmo molto cara.
Speriamo che gli italiani pensino bene a ciò che fanno e che lo facciano soprattutto i partiti che li rappresentano e che li orientano. Pretendere di forzare i cambiamenti che forse hanno bisogno di tempi più lunghi nella certezza di possedere la formula magica per risolvere i problemi o per dare una lezione agli avversari politici e poi ritrovarsi in guai più seri di quelli attuali è un rischio reale. Cerchiamo di evitarlo
Claudio Lombardi
Concordo con l’analisi.