Elezioni europee, alla fine è tutto semplice

elezioni europeeIl 25 maggio si vota per il Parlamento europeo. Il Parlamento europeo ancora non è un vero parlamento nel senso che non sostiene un governo dell’Europa che sta sempre in mano agli stati attraverso il Consiglio Europeo e la Commissione europea. Però questa volta un cambiamento c’è e non è piccolo: il presidente della Commissione europea sarà eletto dal Parlamento europeo a maggioranza assoluta dei suoi membri sulla base di una proposta del Consiglio europeo che dovrà essere formulata sulla base dei risultati elettorali.

Un meccanismo un po’ farraginoso nel quale una cosa è chiara: i risultati delle elezioni saranno decisivi per la nomina del Presidente della Commissione europea.

Che significa? Che un elemento di legittimazione democratica si inserisce in uno dei pilastri delle istituzioni europee. I cittadini europei quindi potranno decidere sul Presidente e attraverso la loro scelta anche sugli indirizzi politici che guideranno le azioni della Commissione europea.

A questo punto il problema è capire quali indirizzi politici sarà meglio far prevalere in Europa. A noi italiani cosa conviene? Innanzitutto conviene l’Europa? Per rispondere dobbiamo solo prendere una mappa mondiale e vedere cosa sono l’Italia e l’Europa nel mondo di oggi, di oggi, non degli anni ’50! Ebbene senza tanti discorsi è semplice rendersi conto che da soli non potremmo farcela, abbiamo bisogno di stare uniti in una dimensione continentale. Che è l’Europa.

Europa ed euroIl punto, quindi, non è se stare in questa dimensione, ma come starci. E qui bisogna parlare di politiche europee, di chi le decide e di chi le attua. Finora tutto era nelle mani dei governi nazionali e dei loro diversi interessi nonché di organismi derivati dai governi (la famosa tecnocrazia di Bruxelles). A partire da queste elezioni peserà anche la volontà dei cittadini europei. Anche, ma, ovviamente non solo perché dovrà sempre competere con gli interessi nazionali espressi dai governi.

Questo, però, dovrebbe essere solo il punto di partenza di una svolta istituzionale e politica nella situazione europea, non il punto di arrivo. È importante quindi che la spinta che viene dagli elettori ci sia e sia chiara. Non lo sarebbe se ottenessero molti voti quelli che vogliono la rottura dell’Unione europea o l’uscita dall’euro perché oggi l’Italia (per limitarsi ai nostri interessi immediati) non sarebbe assolutamente in grado di fare a meno dell’euro e dell’Europa. Alle ragioni già dette (competizione globale che richiede dimensioni continentali) vanno aggiunti tutti i limiti e i problemi che rendono il nostro paese il più fragile, dopo la Grecia, nell’area euro.

Pensare che queste fragilità che poi andrebbero pure chiamate con il loro nome – corruzione, clientelismo, sprechi, corporativismo, affarismo, intrecci politico mafiosi, apparati amministrativi conservatori e retrogradi, scarsa produttività ecc – possano essere superate come per magia uscendo dall’euro è una tragica e irresponsabile illusione.

Il problema vero è che stare in Europa impone all’Italia un vero rigore che non è fatto di conti in ordine, ma di classi dirigenti responsabili, capaci e oneste e di una cultura della convivenza civile che va rinnovata o reinventata. Il rigore vero non è quello del 3% che va superato, ma non per consegnarlo al partito delle tangenti e al malaffare.

fragilità ItaliaUn’ Italia risanata potrà battersi in Europa per far prevalere una linea più intelligente di quella che è stata imposta per anni e che si è rivelata un disastro. Insomma, in definitiva, l’Europa è dei popoli e nasce dalla decisione, dopo la seconda guerra mondiale, di unirsi per scongiurare altri conflitti. Secondo gli antieuro questo cammino adesso dovrebbe interrompersi? Che senso ha sfasciare un edificio solo perché ha bisogno di qualche riparazione? Nessuno, se non soddisfare un’ansia di prevalere e di conquistare il potere senza avere un piano credibile in testa. Per essere chiari con la rabbia di Grillo si può solo distruggere e questo oggi va contro l’interesse degli italiani. Il 25 maggio bisogna votare per formazioni politiche che abbiano in testa un’idea di Europa più democratica e unita, più giusta e più competitiva e, quindi, meno disuguale. La destra e gli arrabbiati antieuro possono solo far fare passi indietro mentre, invece, bisogna andare avanti.

Claudio Lombardi

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