Energia rinnovabile sì, ma senza distruggere il territorio: il caso di Scansano (di Maria Platter)

Negli ultimi mesi si è verificata nella Provincia di Grosseto, “Distretto rurale d’Europa”, una corsa alla richiesta d’installazione di centrali fotovoltaiche di grandi dimensioni anche su colline coltivate e abitate, ricche di vigneti, uliveti e antichi poderi ristrutturati come strutture ricettive al turismo.

Questa scelta, poiché non ammessa in queste forme nei Piani Territoriali esistenti, deve comportare un cambiamento di destinazione d’uso da “agricolo” a “industriale” dei terreni interessati, che verranno venduti o ceduti, tutti o in parte, a grandi società industriali che vi costruiranno le centrali.

In molti Comuni della Maremma, come Manciano, si stanno studiando i luoghi dove installare i pannelli fotovoltaici ma in altri, come Scansano, si sta già procedendo ad attuare i cambiamenti al Piano Strutturale, cambiamenti necessari per avviare le costruzioni delle centrali.

Solo per fare un esempio: sul territorio di Manciano (7.600 ab.) vi sono richieste di trasformazione di terreno agricolo da rendere industriale per circa 1000 ettari e su quello di Scansano (4.383 ab. ) richieste per circa 460 ettari.

E proprio a Scansano il Consiglio Comunale ha approvato con delibera 36 del 20/8/2010, l’”avvio del procedimento di variante … per realizzazione di centrali fotovoltaiche nel territorio rurale”.

Con tale decisione l’Amministrazione Comunale destina 460 ettari  alla conversione industriale.

In particolare 89 di questi ettari, in località Preselle, sono concentrati in un unico appezzamento per costruire la più grande centrale fotovoltaica d’Italia (più grande anche di quella di Montalto di Castro) in una zona collinare tra le più belle del territorio ‘scansanese’ tra uliveti IGP e vigneti di Morellino.

La costruzione di questa grandissima centrale fotovoltaica, proprio perché prevista in zona collinare, presuppone notevolissimi lavori di sbancamento terra, nuove strade di servizio oltre, necessariamente, alla connessione in rete alla lontanissima centrale Enel tramite piloni di grandi dimensioni, che dovranno attraversare altre bellissime colline e poggi per svariati chilometri.

E’ da notare che le decisioni del Consiglio Comunale di Scansano, di cui sopra, sono state assunte senza aver prima avviato alcuna discussione pubblica, prevista anche da una legge regionale toscana (n.69 del 27/12/2007), e tanto meno sono stati informati i cittadini residenti nella zona più colpita dal cambiamento strutturale che ne hanno avuto notizia solo dalla pubblicazione della Delibera Comunale.

E’ davvero difficile per cittadine/i come me, che con convinzione e impegno personale ritengono utile e necessario l’impiego delle ‘energie rinnovabili’, comprendere la decisione presa dal Consiglio Comunale di Scansano di svalutare il nostro prezioso territorio cambiando la destinazione d’uso da agricolo a industriale, per costruire centrali fotovoltaiche su una così vasta estensione di terreni collinari.

Una politica di energie rinnovabili e di sostegno all’agricoltura non può e non deve prescindere dal rispetto del territorio e dei suoi abitanti: qui non si tratta, infatti, di trasformare a ‘industriali’ terreni incolti, abbandonati, degradati, contaminati, disabitati… bensì colline e poggi, tra i più belli della Maremma, tuttora abitati e coltivati da chi ci abita e li mantiene con il suo lavoro.

In tal modo lo scempio ambientale che verrebbe perpetrato ai danni del nostro territorio sarebbe senza precedenti, rendendolo irriconoscibile e invivibile.

Per non parlare di tutte le infrastrutture che sarebbero necessarie per convertire e connettere in rete l’energia prodotta dai pannelli e senza contare che alcune zone più ‘invase’ di altre dalle centrali fotovoltaiche sarebbero ben presto disabitate perché non più appetibili neanche per viverci.

E così finirebbe anche il ruolo di tutela della qualità dell’ambiente e del paesaggio come equilibrio tra le attività umane e la trasformazione delle risorse essenziali che si è assunta l’agricoltura negli ultimi decenni dopo l’abbandono delle campagne degli anni del boom economico fondato sull’industria manifatturiera.

Invece di dare spazio ad enormi impianti fotovoltaici sarebbe più utile che ogni azienda agricola, grande e piccola, invece di essere costretta a vendere la terra, fosse facilitata nell’installazione di propri impianti fotovoltaici di dimensioni sufficienti ai propri bisogni, ma anche in grado di riversare nella rete le eccedenze di energia prodotta. La stessa cosa si potrebbe fare mettendo pannelli sui tetti delle nostre case e sugli edifici pubblici seguendo una strategia di diffusione capillare di microimpianti connessi in rete.           Si produrrebbe lo stesso tanta energia pulita e non si avrebbero le complicazioni di impianti di grandi dimensioni su enormi estensioni di terreno. Rimarrebbero sia l’agricoltura che il turismo.

Credo che l’informazione, la discussione, il confronto, la condivisione, il rispetto delle regole e delle persone siano premesse indispensabili per fare ciò. E anche per dimostrare davvero che la partecipazione democratica è un principio fondante della nostra politica toscana.

Mi auguro, pertanto, che il Sindaco e i Consiglieri Comunali, col supporto della Provincia e della Regione, presa visione dei contributi pervenuti dai cittadini e avviata finalmente una limpida discussione pubblica, possano decidere di non adottare il provvedimento avviato, in quanto pericoloso sia per l’equilibrio del territorio che per la stabilità sociale.

 Maria Platter Cittadinanzattiva Toscana

2 commenti
  1. MARQUET Pascale dice:

    Leggere questo testo mi fa venir i brividi eppure dal 21 dicembre vivo solo ed esclusivamente attorno a questo argomento. Titolare di un agriturismo aperto da solo 18 mesi a San Marcello (AN), nelle Marche, sono 6 settimane che vedo crescere giorno dopo giorno sotto alle nostre finestre e attaccato ai nostri vigneti DOC Lacrima di Morro d’Alba e Verdiccio dei Castelli di Jesi un impianto Fotovoltaico a terra di 997Kw; quasi 3 ettari di terra che poco più di 3 anni fa erano coltivati come vigneto di Lacrima.
    Quello che mi ha colpito leggendo la sua lettera (quella completa), è l’ultimo punto delle due note qui non riportate; trattasi di aspetti di profonda umanità, troppo spesso ignorati di fronte a meccanismi speculativi o economici, ma che giustamente in paese di 2.000 abitanti o poco più, sono fondamentali per gli abitanti, ma anche e sopratutto per chi dovrebbe governare con equità e imparzialità su queste realtà.
    Mi permetterò di portare la sua lettera a conoscenza del nostro neo nato Comitato Colline in Fiore, ma sopratutto al Sindaco e al Comune di San Marcello come ulteriore fonte di saggia riflessione. Grazie

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