EXPO 2030: per i romani è andata bene

Qualcuno dovrà spiegare senza retorica perché la mancata designazione di Roma per l’Expo 2030 sia una sconfitta. Perchè i romani che lottano con il traffico, i disservizi, i rifiuti abbandonati per strada e adesso anche con i cantieri per il Giubileo 2025, avrebbero dovuto desiderare l’Expo? Per avere decine di milioni di visitatori? Per i guadagni di alberghi, B&B, bar e ristoranti? Per i quartieri nuovi da costruire o riqualificare? La “Vela” di Calatrava che troneggia nella periferia sud est di Roma abbandonata dal 2011 è l’esempio negativo di grandi opere trainate da eventi di passaggio (e passerelle per i politici) che lasciano più problemi di quelli che risolvono.

Ma poi perché Roma doveva vincere? La capitale è lo specchio di una nazione in declino nella quale l’ottusa conservazione impedisce di decidere e di innovare e prevale un’inconcludente litigiosità tra fazioni e gruppi di interesse. Un esempio fra tanti? Il Ponte sullo stretto di Messina. Un’isola di 5 milioni di abitanti che si collega con i traghetti per 3 km di mare? Decenni di diatribe e polemiche. In altre parti del mondo il ponte sarebbe stato costruito da tempo senza tante chiacchiere. Non c’è innovazione che sia passata perché è giusta (termovalorizzatori, alta velocità, raddoppio tratto appenninico). L’Esposizione universale è per definizione rivolta al futuro. Che c’entrava con Roma e con l’Italia di oggi?

29 novembre 2023

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