Francia: tutto cambia tranne le pensioni?

Difficile rimanere insensibili di fronte alla protesta per la riforma delle pensioni in Francia. Si capisce che non si tratta di una piccola minoranza di casseurs scatenati anche se questi sono sempre presenti nelle manifestazioni e approfittano del clima di rivolta contro il governo, il Presidente e contro lo Stato. Bisogna, quindi, dare per scontata una vasta opposizione alla riforma. Eppure Macron non recede. Il primo punto è capire cosa contiene il nuovo regime. C’è l’innalzamento dell’età minima pensionabile da 62 a 64 anni, c’è un aumento dell’assegno minimo a 1200 euro e c’è l’abolizione dei regimi pensionistici speciali (ovvero più favorevoli di quello generale), c’è l’aumento degli anni contributivi per avere la pensione “piena”. Il tutto diluito in sette anni dal 2023 al 2030. La prima impressione è la sproporzione tra la dimensione delle proteste e le innovazioni portate al sistema pensionistico francese. Limitate innovazioni, grandi proteste.

Le motivazioni portate da Macron sono quelle ovvie che tutti immaginano quando si toccano le pensioni: invecchiamento della popolazione, aumento dell’aspettativa di vita, contenimento della spesa. Impressiona il dato citato da Macron in una recente intervista: quando ha cominciato a lavorare (circa venti anni fa), i pensionati in Francia erano 10 milioni mentre adesso sono 17 milioni. Basterebbe questo dato, in realtà, a giustificare un adeguamento del sistema pensionistico. Più aumentano i pensionati, più a lungo vivono, più aumenta la spesa pubblica. In Francia come in Italia le pensioni sono garantite dallo Stato e vengono pagate a prescindere dall’adeguatezza dei contributi versati dai lavoratori attivi.

Per questo le controproposte di chi si oppone alla riforma indicano un aumento della tassazione a carico delle imprese o dei redditi più elevati o della ricchezza patrimoniale e persino un aumento della base retributiva per generare più contributi  come alternativa all’innalzamento dell’età di pensionamento dando per scontato che le pensioni siano una parte importante della spesa pubblica e uno degli elementi cruciali della redistribuzione delle risorse tra ceti sociali.

In verità nessuno tira in ballo l’equità intergenerazionale che pure c’entra molto con la spesa pensionistica. Se i contributi pagano le pensioni correnti, quelle future sono un debito che sarà pagato innanzitutto dai lavoratori e che ricadrà comunque sul bilancio pubblico. Insomma i giovani (già nati e quelli che nasceranno) saranno impegnati per molti anni, come lavoratori e come cittadini, a pagare i debiti che anno per anno vengono contratti attraverso le pensioni. Ci sono modi alternativi per trovare le risorse necessarie? In parte sì, ma nessuno si può illudere che far pagare più tasse ai ricchi risolva il problema della spesa pensionistica. Estremizzando si potrebbe dire che solo una statalizzazione di tutto il sistema produttivo e l’abolizione di ogni ricchezza privata potrebbe fornire un gettito fiscale al livello degli oneri che gravano sullo Stato a causa dell’invecchiamento della popolazione. Peccato che si tratterebbe di un comunismo integrale già provato in vari paesi nel secolo passato e che si è rivelato generatore di tragedie sociali e di miseria piuttosto che di benessere.

La strada di aumentare il prelievo fiscale sui redditi più elevati può avere un senso per l’equità sociale,  ma non  risolve il problema di pagare le pensioni a decine di milioni di pensionati presenti e futuri. Sembrerebbe proprio che non sia possibile non tener conto dell’aumento delle aspettative di vita e del numero di anziani (che portano anche ad un enorme aumento della spesa assistenziale). Tutti speriamo di vivere il più a lungo possibile e il traguardo dei cento anni non è più un miraggio. Tutti vogliamo godere delle migliori cure per vivere al meglio fino all’ultimo momento. Possiamo pensare che tutto possa cambiare tranne l’età della pensione? Si tratta solo di trovare, anno dopo anno, il miglior bilanciamento possibile fra tutti gli interessi e le legittime aspettative che sono in campo

Claudio Lombardi

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *