Gli indicatori per misurare il sistema Italia

Per chi volesse rendersi conto di come sta messo il sistema Italia ci sono degli indicatori che non compaiono sulle prime pagine dei notiziari perché sono poco comprensibili e non scatenano passioni e faziosità eppure contano molto. Di uno di questi scrive Federico Fubini in un recente articolo pubblicato sul Corriere della Sera. Si tratta del Target 2 che rappresenta i saldi del sistema di transazioni fra banche centrali nell’area euro. In pratica fotografa tutti i pagamenti (di tipo commerciale o finanziario) fra chi vive in un certo Paese dell’area euro e chi risiede negli altri. In pratica questo indicatore registra l’appetibilità di un paese ovvero la sua vulnerabilità attraverso i flussi di denaro.

spesa pubblicaScrive Fubini riguardo alla condizione del nostro Paese: “l’Italia, è in disavanzo: i capitali in uscita dai confini sono più di quelli in entrata; viceversa per la Germania gli afflussi sono superiori ai deflussi”. Tuttavia “ancora nei primi mesi del 2011 l’Italia si trovava in equilibrio o in leggero surplus in Target 2; poi è esplosa la crisi di fiducia, gli investitori esteri hanno iniziato a disfarsi di qualunque titolo italiano e il saldo è piombato in rosso fino a un record di meno 289 miliardi di euro nell’agosto del 2012….. Da allora il deficit dell’Italia è migliorato gradualmente fino a un saldo, sempre negativo ma meno pesante, di 130 miliardi di deficit del luglio 2014”.

Da allora stranamente la risalita del saldo non prosegue e “dal luglio 2014 in poi, il deficit dell’Italia nel sistema dei pagamenti europeo riprende a peggiorare. La caduta diventa sempre più intensa, fino ad accelerare quest’estate e poi in settembre. In poco più di un anno si registrano deflussi netti di capitali dal Paese per 105 miliardi di euro (da meno 130 di luglio 2014 a meno 235 miliardi agli ultimi dati)”. E tutto questo nonostante la ripresa economica che si sta avviando.

fondi europeiCerto ci sono anche spiegazioni tecniche e congiunturali perché il QE della BCE con i massicci acquisti di titoli riempie di fondi il Tesoro e le banche italiane che non hanno bisogno di rifornirsi di denaro sul mercato e lo rimborsano peggiorando il saldo. Inoltre con la ripresa aumentano gli acquisti di prodotti stranieri con conseguente trasferimento di denaro all’estero. Eppure un peggioramento di queste dimensioni riguarda solo l’Italia.

La ragione di fondo di questa situazione per Fubini è chiarissima: “pochissimi dall’estero stanno investendo per produrre in Italia, moltissimi dall’Italia preferiscono puntare il loro denaro per fare qualcosa all’estero. Sotto la superficie di una ripresa ciclica, la debolezza profonda del Paese resta intatta. Dal 2007 al 2014 gli investimenti produttivi sono crollati del 33% — meno 126 miliardi in termini reali — e non stanno ancora ritornando”. E ancora “rispetto ai livelli di inizio secolo (e di inizio dell’euro) gli investimenti nel Paese viaggiano 20 o 30 punti sotto ai livelli degli altri Paesi europei…..Non è un caso se la produttività in Italia mostri i risultati peggiori, ma proprio questa incapacità di creare valore a causa dei ritardi tecnologici, burocratici, giudiziari o dell’istruzione tiene lontani nuovi investimenti. Diventa una spirale perversa”.

investimenti produttiviSpirale perversa anche per un altro indicatore ben più conosciuto, ma, forse, sottovalutato dall’opinione pubblica. Si tratta dell’impiego dei fondi strutturali europei. L’ultimo appello per quelli relativi al periodo 2007-2013 finisce quest’anno, ovvero se non vengono spesi, si perdono. Ebbene risulta che ben 8,8 miliardi siano ancora da spendere. Ma come, tutti piangono miseria e invocano finanziamenti e poi si buttano miliardi di euro? Ebbene sì. E dove sono i ritardi più forti? Nei programmi regionali di Campania, Calabria e Sicilia e nel programma nazionale trasporti.

Ma guarda un po’, proprio la parte del Paese che avrebbe più bisogno di investimenti non sa spendere i miliardi che vengono messi a disposizione dall’Europa. Quella stessa Europa contro cui si scagliano leghisti e berlusconiani dimentichi che il disastro risale all’inizio della programmazione dei fondi Ue 2007-2013 che fu approvata con ritardi gravissimi dal governo Berlusconi. Ma si sa, ignoranza e smemoratezza degli italiani fanno la fortuna di demagoghi e opportunisti. Il problema però va oltre una specifica maggioranza di governo e tocca la cronica incapacità di spesa delle amministrazioni e degli enti che hanno accesso ai fondi. Evidentemente tutti sanno spendere se possono farlo al di fuori di programmi e di rendiconti rigorosi.

Questi indicatori significano che l’Italia è un paese inadeguato che ha al suo interno dei meccanismi distruttivi che ne bloccano lo sviluppo. Se non ci rendiamo conto di questo potremo ululare alla luna e imprecare contro il mondo intero, ma inutilmente

Claudio Lombardi

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