Green pass e sindacati
Sul green pass i sindacati sono in difficoltà. Rifiutano sanzioni per la minoranza di lavoratori che non si vogliono vaccinare, ma dimenticano l’esigenza di impedire una ripresa della pandemia e di bloccare i contagi. Prendiamo in prestito alcuni stralci della lettera aperta indirizzata al segretario della Cgil, Maurizio Landini, da Marco Bentivogli, ex leader dei metalmeccanici della Cisl.
“Caro Landini, la posizione che hai assunto sull’obbligo di Green Pass è un errore grave. Stiamo combattendo una guerra, oltre 130.000 morti, impoverimento, licenziamenti, aziende chiuse. Abbiamo aspettato per un anno i vaccini, ora che li abbiamo non esistono posizioni neutrali. Chiedendo di non sanzionare chi non rispetta la legge, di fatto si accetta di sanzionare coloro che hanno un’idea sana della libertà e che sanno che, accanto ai propri diritti, ci sono i doveri nei confronti degli altri, come recita la nostra Costituzione negli articoli 2 e 32”. E’ gravissimo dire che “vaccino e Green Pass non risolvono i problemi”. (…)
Le norme senza sanzioni valgono meno dell’esortazione a “fare i buoni”. Non solo, l’Inail riconosce come infortunio sul lavoro il Covid, anche se gli effetti emergono dopo parecchi giorni, pertanto anche dal punto di vista formale, ci sono responsabilità nei confronti degli altri lavoratori e in capo al datore di lavoro che ha il dovere di sicurezza e prevenzione nel luogo di lavoro. Ed è sempre stato così”.(…)
Il problema è, come sempre, chi si ascolta e a chi si parla. (…) Nell’illusione di ascoltare tutti, ci sono pochi urlanti che parlano di dittatura sanitaria, magari col tatuaggio del duce. Ma ci sono tantissimi lavoratori e lavoratrici che chiedono di poter lavorare senza avere accanto persone che possono contagiarli.
Il vaccino, anche se non lo impedisce al 100% (nessun vaccino esistente ci riesce), riduce drasticamente il contagio. Questo è un dato di fatto che non è possibile negare (…) Io sono per l’obbligatorietà dei vaccini, come è sempre avvenuto nella nostra storia, per epidemie che hanno fatto meno morti e in cui, come nei paesi africani, si scende in piazza per poter avere il vaccino, non contro. (…)
Il sindacato è sempre stato scuola , agenzia educativa, di responsabilità. Non può essere altrimenti. Abbiamo visto quanto hanno fatto male alle conquiste sindacali il non saper condannare e discernere gli abusi dei diritti dai diritti stessi. Prima o poi l’abuso mette in discussione il sacrosanto diritto”.
Torna sulla questione il direttore del Foglio, Claudio Cerasa, con un articolo dedicato alla scuola. La critica principale alla dura condanna di tutti i sindacati della scuola delle decisioni del governo sull’obbligo di green pass per il personale scolastico è di apparire come “nemici che hanno scelto di sacrificare gli interessi della scuola per proteggere i propri interessi particolari”.
Per Cerasa è evidente che proprio perché il 90% del personale è vaccinato i sindacati dovrebbero mettere al primo posto il funzionamento della scuola in presenza spingendo a superare le ultime resistenze di una piccola minoranza che, rifiutando il vaccino, minaccia di intralciare la ripresa delle lezioni. Dopo la constatazione del fallimento della DAD (che ha garantito ad una parte del personale una lunghissima vacanza retribuita) bisognerebbe fare di tutto per non ricascarci. Cerasa sospetta che in realtà i sindacati difendano il proprio interesse e non quello della scuola.
Polemiche a parte ora bisogna fare di tutto per agire prima che altre varianti facciano danni diffondendosi tra milioni di non vaccinati con il rischio più che concreto che ne nascano di altre capaci di superare anche lo sbarramento dei vaccini. Sempre più vaccinarsi sta diventando un dovere morale e civico
Claudio Lombardi
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