Greta il clima slogan e realtà
Mettiamo subito un punto fermo: la mobilitazione globale dei Fridays for future raccolti intorno alla figura di Greta è una gran bella notizia. Veniamo da anni nei quali sembrava che avessero ormai preso il sopravvento gli egoismi, l’individualismo, il rancore. Ora a questi, che ci sono ancora, si contrappone un movimento che mette al centro la dimensione umana come supremo interesse collettivo che unisce al di là dei confini, di qualsiasi natura essi siano (religiosi, culturali, sociali, nazionali ecc).
Diciamo la verità: ambiente e clima interessano innanzitutto gli esseri umani che vogliono vivere migliorando il proprio benessere. Sì gli slogan parlano del pianeta Terra, ma, ammettiamolo, questo è assolutamente indifferente a qualunque mutazione possa essere determinata dalle attività umane. La Terra è indifferente ai cambiamenti perché è composta da una complessa interazione di elementi propri e provenienti dall’esterno privi di qualunque tipo di soggettività. Tutto può succedere al pianeta Terra perché è solo un agglomerato di elementi. Il suo destino è segnato da processi planetari che sfuggono totalmente al nostro controllo.
Rendiamoci dunque conto che tutte le preoccupazioni per l’ambiente e il clima mettono al centro l’essere umano e le sue condizioni di vita. Anche la natura non è altro che l’ambiente nel quale viviamo e che ci consente di vivere perché da lì traiamo tutto ciò che ci è necessario. Aria, acqua, cibo ci servono per questo e le malattie causate dall’inquinamento ce lo ricordano drammaticamente.
Il movimento che si è riconosciuto nella ragazzina svedese ha questo valore. La presa di coscienza di centinaia di milioni di persone è un regalo quasi inaspettato e del quale c’era un grande bisogno perché introduce la novità di una nuova forma di soggettività trasversale, culturale e sociale prima ancora che politica. Questo movimento va fatto crescere e da esso bisogna trarre la spinta per progettare ed attuare politiche di trasformazione che comporteranno inevitabilmente dei prezzi da pagare.
Non illudiamoci, appena dall’entusiasmo dei facili slogan si passerà alle azioni concrete ci saranno reazioni e bisognerà stare molto attenti a non farle radicalizzare. Per questo il messaggio lanciato da Greta (e da tutto il mondo intellettuale, politico ed economico che la supporta) deve farsi più ragionevole. Finora si è pigiato sull’acceleratore in un crescendo di toni culminati nel breve discorso all’Onu. Proseguire in quel modo vuol dire scivolare nel fondamentalismo fine a se stesso perché non è ragionevole chiedere tutto e subito quando in ballo c’è una trasformazione radicale. Finora l’attrazione esercitata da Greta ha funzionato perché ad una sedicenne è consentita l’intransigenza e l’assenza di sfumature. Milioni di giovani si sono riconosciuti in lei, ma la ragazza svedese, saggiamente, ripete sempre che non spetta a lei trovare le soluzioni e che terrà d’occhio ciò che faranno le classi dirigenti, politici innanzitutto.
Passando dagli slogan alle politiche bisogna innanzitutto spiegare ai giovani che non siamo all’anno zero. Sono già alcuni decenni che esiste un movimento ambientalista. Si è diffuso e in alcuni paesi è una forza politica di prima grandezza. Le azioni necessarie per la salvaguardia dell’ecosistema sono state studiate e molte sono già state messe in atto. Nel mondo occidentale, dove la sensibilità ambientalista si è affermata, la realtà oggi non è quella che c’era nel passato e i giovani non possono nemmeno immaginare come si vivesse anche solo 50 anni fa.
Dando per scontato che i paesi dell’Occidente sviluppato debbano ancora fare molto i problemi più difficili da affrontare per il riscaldamento globale e per l’inquinamento sono due: i paesi emergenti e la popolazione mondiale. Su questi due punti il movimento mondiale che è esploso negli ultimi due anni può fare qualcosa per condizionare le scelte dei governi. Sapendo, però, che colossi come Cina e India con i loro tre miliardi di abitanti vogliono crescere e non fermarsi. E crescere significa consumare materie prime ed energia.
Il secondo problema è che la popolazione mondiale continua ad aumentare e va verso il traguardo dei dieci miliardi previsto dopo il 2050. Quali problemi porrà? Basta citare i punti essenziali: energia, materie prime, cibo, acqua, abitazioni, strade, mobilità (treni aerei, auto). Come si fa a porre la questione climatica in termini ultimativi (bisogna azzerare le immissioni di C02 da fossili entro il 2050) di fronte ad una realtà così complessa?
In Occidente abbiamo una sovrastruttura culturale che ci guida: pensiamo che la realtà sia plasmabile in base ai nostri desideri e agli imperativi morali che ci siamo dati. Essere sempre di più e vivere a lungo curando ogni tipo di malattia ed eliminando la fame e la povertà dal mondo in un ambiente incontaminato usando il minimo di materie prime e di energia e senza conflitti armati sembra più un libro dei sogni che una visione realistica. Eppure questa è l’ispirazione che guida molti pensieri e molti movimenti. Se poi la realtà non si uniforma ai desideri andiamo a caccia dei complotti o dei poteri forti che negano i nostri sogni.
È probabile che anche l’idea di fermare i cambiamenti climatici con le nostre azioni sia un sogno. Forse nemmeno gli scienziati lo sanno con certezza vista l’esistenza di opinioni diverse. Comunque non opinione, ma certezza è che la Terra non sia un sistema chiuso ed immobile. Glaciazioni e riscaldamenti si sono susseguiti anche quando le attività umane contavano ben poco. Abbiamo causato un’accelerazione? E allora cerchiamo di rallentarla. Sapendo, però, che la cabina di comando dei mutamenti non sta nelle nostre mani. Il radicalismo di una parte dell’ambientalismo può servire come sprone nel breve periodo, ma poi rischia di provocare una reazione di rifiuto anche delle proposte più ragionevoli. In fin dei conti sono gli esseri umani a dover cambiare comportamenti e stili di vita e bisogna convincerli. Il fenomeno Greta ha il grande merito di essere diventato globale e la scelta di incaricare una ragazzina seria, intelligente e preparata di essere la bandiera di un nuovo slancio ambientalista ha funzionato in maniera sorprendente
Claudio Lombardi
Il fenomeno Greta ha inoltre un merito in politica. Ha convinto non pochi cittadini UE che prima non sapevano per chi votare a votare verde. Personalmente valuto che abbiano votato verde anche certuni che prima davano il “voto di dissenso” ai destrapopulisti. Alle europee in tre Paesi nordici in Skovacchia in alcune Länder in Germania e ieri in Austria.