I giovani da Londra a Madrid: feticci e gadgets (di Lilly Ippoliti)

Mi è stato chiesto di scrivere alcune riflessioni mettendo a confronto le manifestazioni vandaliche dei giovani inglesi e quelle della Giornata Mondiale della Gioventù.

Lo faccio ben volentieri anche perché i commenti della stampa e l’attenzione dell’opinione pubblica durano sempre meno della riflessione che sarebbe necessaria per comprendere e molto meno del tempo indispensabile per mettere in campo azioni costruttive.

In primo luogo credo che la cosa più sbagliata sia proprio fare questo confronto.

Infatti, penso che i giovani inglesi siano arrivati al punto di non-ritorno a cui, fra breve, potrebbero arrivare quelli di tanti altri Paesi compreso il nostro.

E’ semplicistico dire che sfogano come vandali la loro frustrazione di non potersi permettere telefonini o altri feticci tecnologici di ultima generazione. Sono semplicemente intossicati dal Consumo che ha riempito i vuoti della “disattenzione” degli adulti nei loro confronti.

La cura, l’attenzione, l’ascolto della Persona Umana sono state rimpiazzate da “oggetti”, da cose che alimentano l’illusione dell’onnipotenza distruttrice e vorace che dovrebbe mettere a tacere il vuoto e la solitudine. La loro è disperazione che sfocia in gesti devastanti e non sarà certo il carcere (così com’è) a recuperare queste creature brancolanti nel Nulla.

La Giornata Mondiale della Gioventù è un evento mediatico molto ben orchestrato che manipola i giovani come un concerto rock o una partita di calcio.

E’ una brutta operazione pubblicitaria che fa leva sul bisogno dei ragazzi in cerca di svago, divertimento “sano”, incontri non virtuali e punti di riferimento.

Cristo dovrebbe essere “la pietra angolare” su cui innestare le loro speranze ma basta osservare la chiassosa e spensierata massa che riempie le strade di Madrid per rendersi conto che di Cristo c’è ben poco.

I media dedicano a questo evento lo stesso spazio dei matrimoni principeschi o del Concerto del 1° Maggio, mostrando compiaciuti lo zainetto del pellegrino, che contiene il kit della Giornata Mondiale della Gioventù, dato gratuitamente a tutti partecipanti compresi vescovi, accompagnatori e ragazzi.

Un accompagnatore intervistato ne elenca , tutto fiero, il contenuto: gadgets preziosi come un ventaglio, la cartina di Madrid, il Vangelo di Matteo, un “bignami” con tutte le risposte a domande di catechismo, un rosario, una maglietta, un cappellino e la vita del Papa a fumetti!

Inevitabile chiedersi quanto sia costata questa operazione.

D’altra parte il 16 luglio c’è stato il mega concerto di Ligabue (artista che in molte sue canzoni lancia messaggi di impegno sociale e civile che stimolano le coscienze) che ha occupato tutto l’aeroporto di Reggio Emilia. Si sono paralizzate la città e l’A1 tagliando l’Italia in due.

I ragazzi hanno bivaccato ordinatamente due giorni, sopravvivendo al caldo e alle zanzare grazie agli idranti della Protezione Civile e portandosi a casa, per ricordo, una maglietta.

Anche qui un incontro che esprime un forte bisogno di riconoscimento e di contatto diretto.

La Chiesa si allinea sullo stile degli eventi di massa forse per avere maggiore visibilità.

Internet ha creato una piazza virtuale mondiale e bisogna stare al passo coi tempi e i contenuti spesso sono ridotti a slogan urlati per superare la confusione.

Le piazze non virtuali, quelle che veramente esprimono i sentimenti della gente, ormai sono quasi solo quelle terribili dei Paesi della fascia del NordAfrica e del Medioriente, dove il cambiamento si bagna di sangue.

L’Occidente ha messo i suoi giovani in una condizione precaria, togliendogli la speranza del futuro e non li educa alla solidarietà.

Perchè la Giornata Mondiale della Gioventù (o almeno un evento di grande richiamo) non si è tenuta a Lampedusa?

Invece i giovani li si fa trastullare con i kit delle grandi manifestazioni dove Cristo per primo non metterebbe piede.

Lilly Ippoliti

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