I lavoratori e il coronavirus: le differenze aumentano
La tragedia sanitaria è evidente, segnata da numeri certi di morti e contagiati; quella economica ancora non è molto chiara, ma certamente si parla di una crisi talmente grande e pericolosa da far dire agli gli esperti che una crisi economica così devastante non la si ricordava dal 1929 o nel periodo del primissimo dopoguerra (1945). Insomma, il Coronavirus si è manifestato come un nemico terribile dell’umanità, ma ha colpito alcuni Paesi più di altri a cominciare dal nostro. I danni economici saranno dunque terribili, il futuro sembra davvero nero ma anche il presente appare dirompente: milioni di lavoratori in cassa integrazione, moltissime aziende alla canna del gas, cittadini chiusi in casa, professionisti allo sbando, intere filiere produttive ferme…..un terribile presente, che nel mese di Aprile mostrerà il suo conto!
Intanto molti cittadini scoprono oggi che i lavoratori dinanzi alla crisi non sono tutti uguali: molti lavoratori avranno uno stipendio normale, altri ridotto per la cassa integrazione, altri ancora dovranno attendere il bonifico dell’INPS, alcuni resteranno esclusi da qualsiasi ammortizzatore, sussidio o assistenza, e qualcun’altro non sa nemmeno se e chi lo pagherà. Insomma con gli stipendi del mese di marzo in pagamento in questi giorni le differenze tra lavoratori emergono!
I fortunati hanno potuto continuare a svolgere l’attività anche in smart working perché le loro aziende erano attrezzate oppure appartengono ad attività essenziali. Per loro lo stipendio sarà normale magari persino con maggiorazioni (straordinari, pensiamo alla filiera alimentare!) e comunque con un premio (100 euro) che il governo ha destinato a chi ha lavorato in sede.
Altri, seppur fermi, hanno potuto percepire ferie arretrate o anche ferie in anticipo per una parte del mese e comunque alla fine il loro importo mensile sarà identico, magari da aprile entreranno in cassa integrazione, ma almeno marzo l’hanno scampato. Ci sono poi quelli che sono stati messi in cassa integrazione da subito (per l’intero mese) soprattutto per via delle chiusure imposte dal Governo e per molti di loro si è aperto un forte problema reddituale.
Con il DL 18/2020 denominato “Cura Italia” il governo è intervenuto con un finanziamento per le casse integrazioni (al plurale perché tecnicamente le integrazioni salariali sono ben 4 e tutte con regole diverse). Le casse integrazioni nella loro complessità riconoscono l’80% non dello stipendio, ma di un massimale (di 1199 o 998 euro lordi a seconda della retribuzione del lavoratore) più basso della normale retribuzione. Sia chiaro che su tale importo, ipotizziamo di circa 998 euro mensili, il lavoratore deve pagare un contributo del 5,84% e le normale imposizioni fiscali (lo Stato non rinuncia alle imposte!), pertanto in tasca realmente per la spesa avrà a disposizione circa 724 euro. E questi lavoratori sono fortunati se il loro datore ha la forza economica per anticipare la somma per poi recuperarla lui dall’INPS. Se si tratta di piccole realtà (sotto i 5 dipendenti) o stranamente per le grandi catene di distribuzione (+ 50 dipendenti) l’anticipo del datore non è possibile poiché si ricade nel caso di una cassa integrazione in deroga (fondi alle Regioni che le gestiscono con regole e procedure diverse…..chiaramente). Questi lavoratori dovranno attendere di ricevere il bonifico dall’INPS. Quando? Beh il Governo (incautamente) ha dichiarato più volte che questo avverrà verso la metà di Aprile. Purtroppo c’è il rischio che sia una balla a causa della complessità delle procedure ( basti pensare che il datore deve entro il 25 del mese successivo comunicare all’INPS le reali ore di cassa integrazione per singolo lavoratore!!!). Dunque i tempi per loro saranno, probabilmente, molto più lunghi e saremmo davvero fortunati se i soldi arriveranno verso la metà del mese di maggio.
Quelli che non sanno ancora se li prenderanno, invece, sono i dipendenti di aziende artigiane (sotto i 5 dipendenti) per i quali è in corso un braccio di ferro fra il FSBA (fondo degli artigiani) e l’INPS su chi deve pagare loro l’integrazione salariale, senza che il Governo sino ad ora si esprima in merito.
Per i “dimenticati”, quei lavoratori che nessuno cita, di cui nessuno parla che, pur lavorando, sono stati esclusi (colf, badanti, lavoratori occasionali, stagisti più quelli del sommerso) non sono stati previsti finora stanziamenti. Si tratta, però, di un numero elevato la cui consistenza esatta è sconosciuta. Infine ci sono tutti coloro che hanno in scadenza sussidi vari come ad esempio la Naspi (disoccupazione) e si trovano nella terra di nessuno (trovare lavoro ….ora?) e forse dovranno rovistare fra i secchioni.
Per i lavoratori pubblici invece nulla è cambiato dato che godono della garanzia dello stipendio anche se magari la loro attività si è ridotta o persino fermata.
Tra i lavoratori c’è, quindi, molta differenza. Non è una novità, c’è da sempre. Ma oggi le differenze risalteranno ben di più e starà alla capacità del governo gestire questa situazione per non trasformarle in drammi umani
Alessandro Latini
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