Il 1° maggio e gli altri giorni
Le celebrazioni sono necessarie. Quella del 1° maggio, festa del lavoro, lo è più di altre perché tocca l’attività fondamentale che tiene in piedi una società. Nella Costituzione il lavoro viene posto a fondamento della Repubblica ed è trattato in diversi articoli che fissano i principi ineludibili per il legislatore: innanzitutto il lavoro come diritto (inclusa una retribuzione sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa), ma anche come dovere (per concorrere “al progresso materiale o spirituale della società”).
A questa rilevanza si contrappone una realtà molto diversa. Il lavoro è un obiettivo difficile da raggiungere per la maggior parte dei giovani ed è anche spesso maltrattato. Aumentano i casi di lavoratori pagati così poco da essere di fatto poveri. Il super sfruttamento a volte arriva fino ai limiti dello schiavismo. La pratica che prevale è quella di dividere le risorse in base al potere, di gruppo o personale, di fissare il livello e le condizioni dei propri guadagni. Chi non ha questo potere può solo subire l’ineluttabilità di pseudo leggi economiche che portano a retribuzioni da fame. Alla lunga queste pratiche causano tensioni distruttive. Il 1° maggio si festeggia, ma ciò che conta sono gli altri 364 giorni
2 maggio 2022
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