Il costo della disuguaglianza ( di Joseph Stiglitz)

La disuguaglianza è un fenomeno che sta frenando lo sviluppo economico e che negli ultimi anni è cresciuto enormemente soprattutto negli Stati Uniti.disparità

Nella ‘terra delle opportunità’ per tutti, infatti, le iniquità sociali stanno mutando profondamente lo scenario economico. Oggi la qualità della vita dei bambini dipende sempre di più dal livello di istruzione e di reddito dei loro genitori. Negli Stati Uniti, in pratica, le possibilità di migliorare le proprie condizioni economico-sociali sono inferiori rispetto, per esempio, alla Scandinavia. Tutto ciò non è il risultato inevitabile della globalizzazione dell’economia e, quindi, dell’incremento della competizione tra i mercati. I Paesi del Nord Europa, infatti, giocano alle stesse nostre regole, ma le loro economie crescono più rapidamente e con maggior equità sociale. Sebbene dunque le forze che muovono i mercati sono globali, gli effetti sulle singole economie locali producono risultati marcatamente differenti.
È anche vero che in alcuni Paesi, specie quelli emergenti, le disparità si stanno assottigliando, ma si deve fare di più. Il Brasile è un esempio calzante di come nel giro di 20 anni le differenze sociali si sono ridotte drasticamente attraverso politiche di sviluppo bipartisan che hanno privilegiato gli investimenti nell’istruzione, nel welfare, nella sanità e nella nutrizione per tutti. (…)

Oggi i costi altissimi della disuguaglianza dipendono in gran parte dal modo in cui questa viene generata. Un tempo si pensava che guadagnava di più chi meritava di più e in questo modo le iniquità venivano giustificate moralmente e considerate addirittura necessarie per incentivare le persone a fare meglio. Così la politica economica adottata da molti Governi negli ultimi 20 anni invece di ‘ampliare la torta dell’economia’, ha spinto le persone a competere tra di loro per accaparrarsi la fetta più grande: un processo involutivo che ha distrutto benessere. (….)
La diagnosi è che la politica è alla radice del problema, perché è il posto in cui le regole del gioco vengono stabilite. Quando il settore finanziario viene lasciato libero di fare predatory lending (ovvero pratiche abusive di esercizio del credito, che colpiscono soprattutto le fasce della popolazione meno preparate e più povere) si crea una relazione permanente tra disuguaglianza e instabilità economica. (…)salario

È quanto accade in particolare negli Stati Uniti, dove attualmente la crescita del reddito pro capite riguarda una cerchia sempre più ristretta di persone: i salari dei lavoratori a tempo pieno – che un tempo rappresentavano la classe media americana – sono inferiori in termini di potere di acquisto rispetto a quelli del 1968. Per questo mi preme molto ritornare sul tema dell’istruzione, che rappresenta la sola porta d’ingresso verso un futuro di maggior prosperità per tutti i cittadini. (…)

Solo l’8% degli studenti che frequentano i migliori college americani provengono da classi meno abbienti. Questo significa che la società americana sta sprecando una delle sue risorse più importanti: quella umana. Finora alla globalizzazione abbiamo risposto riducendo i salari e tagliando i benefici sociali: il risultato è stato fallimentare perché ci siamo impoveriti. La mia visione invece – che è finalizzata alla costruzione di un futuro meno iniquo – guarda al periodo che va dalla seconda guerra mondiale agli anni Ottanta, quando tutta la popolazione americana ha beneficiato della crescita economica. Il mio auspicio è che si possa vivere un nuovo periodo come questo, seppur in un contesto radicalmente diverso. Ma per fare in modo che il nostro sistema diventi più dinamico e resiliente, l’obiettivo primario da perseguire è quello della crescita del benessere per tutti.

tratto dall’intervento di Joseph Stiglitz – vincitore del premio Nobel per l’Economia nel 2001 – al World Economic Forum 2013 di Davos (Svizzera)

Da www.greenbusinessweb.it

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