Sussurri e grida: il duplice conservatorismo (di Claudio Lombardi)
Perché il M5S non indice un bel referendum online per decidere se appoggiare un governo che attui gli otto punti del programma del PD? Questa è la domanda semplice semplice che fa oggi Curzio Maltese su Repubblica. Già è strano che questa domanda debba essere fatta perché da un movimento che fa della regola “uno vale uno” il suo cardine e che evoca un luminoso avvenire di democrazia digitale non ci si aspetterebbe nient’altro che la coerente applicazione della più ampia e permanente consultazione di tutti su tutte le decisioni.
La domanda su come funzioni realmente il M5S e sul perché ci sia una clamorosa contraddizione fra ciò che si vuole far credere di essere (la liberazione del cittadino da ogni sudditanza ai partiti) e la verità dei comportamenti (l’assoluta sudditanza a Grillo e Casaleggio e allo staff da questi diretto) ne porta con sé anche altre.
Ai partiti si rinfaccia che siano composti da persone che vivono di politica e che siano retti da apparati. E gli apparati esprimono una naturale propensione alla conservazione e alla chiusura verso chi sta fuori.
D’altra parte esiste anche una, forse altrettanto naturale, propensione di buona parte dei popoli a prendere come riferimento figure carismatiche. Partendo da aspettative deluse, passando per la fiducia in alcune persone assunte come guida, si arriva a porle su un gradino più alto e a considerare ogni critica come una minaccia. Da qui al fanatismo il passo è breve.
Anche questo porta ad una conservazione perché ostacola una più ampia crescita di coscienza critica e lo sviluppo di un dialogo democratico senza ostacoli o minacce. Intendiamoci, si tratta di una parte che agisce così, ma è una parte che, di solito, è molto determinata e aggressiva perché, appunto, è mossa non da ragionamenti, bensì dalla fede in qualcosa che appare indiscutibile.
L’urlo grillino del “tutti a casa” è esattamente il rifiuto di ragionare e l’espressione di una fiducia irrazionale in una virtù suprema dei cittadini che si condensa nell’urlo liberatorio e che viene contraddetta da subito con l’autoritarismo della gestione del movimento. L’invocazione di Grillo dei calci nel sedere per gli eletti che non seguono le direttive del M5S mentre queste direttive non vengono fuori da discussioni democratiche, ma vengono enunciate da due capi investiti dall’acclamazione del “popolo” grillino si traduce nell’intolleranza per una partecipazione fondata sulle regole universali della democrazia. Sicuramente chi ha votato M5S e chi ci sta dentro o chi è stato eletto non corrisponde in tutto a questa descrizione, ma è questo OGGI l’aspetto prevalente.
Diverso il caso del consenso a Berlusconi. Anche qui si parte da aspettative deluse, ma si arriva ad abbracciare una ideologia di liberazione da ogni sudditanza alle regole in favore di una più concreta sudditanza alle personalità che occupano i posti di potere. Da questi discendono favori, concessioni e soluzioni ai problemi personali in forza dei quali si acquisiscono vantaggi sugli altri. Per questo l’adesione è innanzitutto all’ideologia del “facciamo come ci pare” e per questo la persona che la incarna da venti anni è libero di fare lui per primo quel che gli pare e non si accetta che nessun’altra autorità gli ponga dei limiti. Tutto diverso dal M5S, ma anche in questo caso si esprime una fiducia acritica nel capo carismatico che blocca ogni evoluzione. E all’inizio anche il berlusconismo si manifestò come un urlo liberatorio.
L’effetto del duplice conservatorismo è quindi una duplice intolleranza all’invasione di una partecipazione organizzata e responsabile fondata sulla crescita di una solida cultura democratica.
La vera partecipazione dei cittadini è un’altra cosa e non può svolgersi se non nell’assoluto rispetto di regole e principi di libertà e di democrazia. Ciò significa in primo luogo responsabilità, trasparenza e assenza di fanatismo. Significa anche rispetto delle istituzioni e ricerca di un circolarità fra queste e i cittadini organizzati. Un esempio semplice è quello del bilancio partecipato strumento conosciuto e praticato da molti anni in diversi comuni, ma che non ha avuto alcun successo. Ci sono altri esempi di strumenti di partecipazione molto efficaci, ma che suscitano poco entusiasmo e hanno poco seguito e nei quali i partiti progressisti per primi non hanno creduto (ecco il conservatorismo degli apparati!) preferendo la comoda via degli accordi di vertice che porta alla formazione di burocrazie e di gruppi di potere che sfruttano la politica. Da qui dovrebbe partire una riflessione seria e la ricerca di nuove strade per uscire da una crisi che è innanzitutto crisi del governo della collettività cioè crisi della politica alla quale ancora nessuno è riuscito a dare una risposta convincente.
Claudio Lombardi
Se non vado errato Grillo e Casaleggio hanno scritto un libro “Siamo in guerra”; Grillo stesso dice che in guerra non c’è tempo per le decisioni democratiche, però si contraddice: le guerre le fanno gli eserciti e gli ESERCITI HANNO UNA STRUTTURA GERARCHICA: generali, colonnelli, capitani,sergenti,caporali e soldati semplici; nel M5S ci sono solo 2 generali, un “cerchio magico” (che non manca mai) e migliaia di soldati semplici. C’è qualcosa che non quadra ……….