Il fallimento della politica: stallo, saggi e sterili illusioni (di Claudio Lombardi)
Il trionfo della manovra politica fine a sé stessa, inutile, vuota. Forse mai come in questo momento la politica italiana si è misurata con la sua inadeguatezza rispetto ai problemi reali. Tutti i commenti di questi giorni puntano sulla scelta del Presidente della Repubblica di nominare due commissioni di “saggi”. E quasi tutti i commenti sono di critica o ironici. Gioco facile visto che la scelta di Napolitano è chiaramente fatta per prendere tempo ed arrivare fino alla nomina del nuovo Presidente della Repubblica. Che altro poteva fare?
Appare francamente disgustoso che le formazioni politiche incapaci di discostarsi dai loro più ristretti interessi di bottega sparino adesso su chi ha dovuto subire le loro scelte prendendo atto che nessuna maggioranza era possibile. Adesso tirano fuori lo sdegno, la sorpresa, il sarcasmo, lo scetticismo dimenticandosi che spettava a chi ha preso i voti – tutti, dal M5S alla Lega – fare qualcosa per dare un governo al Paese. Invece di vergognarsi ora criticano.
Si sono confrontati sulle risposte alla crisi? No, assolutamente no. Si sono misurati con gli interessi di gruppo con un occhio ben aperto sulle prossime elezioni politiche. Non tutti le vogliono subito bisogna riconoscerlo, ma ciò che colpisce è che si parla di elezioni in un vuoto di risposte ai problemi drammatici dell’Italia. Un puro gioco politico condotto da tutti, anche dagli ultimi arrivati, quelli che dovevano essere i “paladini” del cittadino e che si stanno rivelando dei furbi politicanti scaltri e cinici.
Ma vediamoli questi “splendidi” protagonisti della brutta pagina della politica italiana che stiamo vivendo.
Il Pdl sbraita, ma è un peso per l’Italia perché non vuole e non può fare a meno di Berlusconi vera macchina di soldi e di voti. Totalmente screditato sul piano personale e politico, dimostratosi clamorosamente incapace di governare, inseguito dai processi per i numerosi reati comuni di cui è accusato si è aggrappato al vertice del suo partito personale per salvarsi dalle condanne e per continuare a lottare contro la magistratura. Non c’è più nessuna “rivoluzione liberale” dietro cui nascondersi, ormai i suoi calcoli sono visibili a tutti. Se si può capire l’imputato che usa il suo potere per evitare le condanne non si capiscono gli altri. L’unica spiegazione è quella più semplice: il Pdl rappresenta gli interessi di quelli che vogliono una legalità al loro servizio e che se ne fregano degli interessi generali. Tanto voti li porta una cultura di individualismo menefreghista che si è consolidata negli ultimi 20 anni, ma che affonda le sue radici nei problemi mai risolti della nascita dello stato unitario e della storia repubblicana. Poi certo c’è il voto di protesta, c’è il voto dell’ignoranza e dell’illusione come accade per ogni formazione politica, ma il grosso è quello e bisogna prenderlo come un dato terribilmente serio che pesa sulla solidità di un paese che rischia di retrocedere a livelli di terzo mondo in tutti i campi.
Il M5S arrivato ai vertici dello Stato con una struttura gracile, povera di contenuti e inadatta a produrre soluzioni ricorre alla chiusura e al rifiuto come rimedio alla sua incapacità politica. Non prendiamoci in giro: il centro di tutto rimane il duo Grillo-Casaleggio che detta la linea e controlla il movimento attraverso la piattaforma informatica e lo staff . Il potere reale sta lì e non nei gruppi locali che possono discutere di tutto, ma quando si tratta di decidere si trovano i paletti già fissati dall’alto. Ciò che succede nei gruppi parlamentari rappresenta perfettamente lo stato delle cose. Le discussioni sulle scelte cruciali o non ci sono proprio o ci sono sotto lo stretto controllo di Grillo che minaccia i dissenzienti di espulsione senza alcuna partecipazione né controllo della base. Altro che diretta streaming, altro che trasparenza! Qui l’esatto contrario è accettato con fede.
I limiti del M5S sono così evidenti che ci vuole tutta l’arroganza, l’abilità di manovra del suo leader e l’enorme aspettativa di buona parte degli italiani che hanno dato il loro voto sulla base di facili promesse per non vederli. E invece vanno presi sul serio perché il M5S non può fermarsi allo stadio di marchio privato di Grillo, deve evolversi e diventare una formazione politica organizzata e democratica. Essere una novità non può significare firmare una cambiale in bianco avallando qualunque scelta. Gli italiani meritano più serietà.
Il Pd è arrivato ad un capolinea. Aver perso le elezioni dopo i disastri berlusconiani e avendo come unico concorrente un movimento di protesta immaturo e privo di una proposta politica seria come il M5S significa che quel partito non riesce ad essere credibile come alternativa per il governo dell’Italia.
Le ondate di fiducia espresse nelle varie primarie che ci sono state dal 2006 ad oggi sono state usate dai gruppi dirigenti per la “politica politicante” svolta nel palazzo e per il palazzo e non per guidare il cambiamento. Culture politiche vecchie, interessi di carriera, personalismi, la lentezza e la prudenza di apparati che vivono di rendite politiche? Tante sono le risposte della sordità e dell’ottusità che si sono manifestate in questi anni e anche nell’ultima campagna elettorale. Un programma vago e generico buono ad essere riempito di contenuti diversi e incapace di attirare consensi; un messaggio politico che ha ruotato sulle diverse gradazioni dell’alleanza col centro montiano; la paura di ogni radicalismo propositivo e verbale nella ricerca di una continuità che giustificasse le scelte e gli errori fatti. Ecco, basterebbe non aver capito che un anno di governo Monti era proprio quello che gli italiani stavano rifiutando e che era stato percepito come un atto di debolezza dei partiti di opposizione incapaci di proporre un’alternativa dopo la caduta del governo Berlusconi, basterebbe questo per condannare il Pd alla sfiducia degli italiani.
Come stupirsi se l’ennesima delega in bianco richiesta da gruppi dirigenti apparsi oscillanti tra la collusione di casta e l’incapacità di guidare il cambiamento non sia piaciuta agli italiani?
In questo quadro le decisioni di Napolitano non potevano che essere queste e il tempo a disposizione dovrebbe essere utilizzato dalle formazioni politiche per farsi un esame di coscienza e rimediare ai loro errori. Se lo faranno potranno utilizzare i mesi che ci separano dalle inevitabili elezioni anticipate di ottobre dimostrandoci di essere capaci di fare qualcosa di utile per il Paese. Se non lo faranno speriamo che i loro gruppi dirigenti siano condannati dagli elettori. Le elezioni a giugno sarebbero solo una maschera per nascondere dirigenti incapaci di andare oltre la propaganda. Hanno voglia di fare? Facciano ora, subito.
Claudio Lombardi
Ottimo articolo, scritto con chiarezza, da parte mia condivisibile. Una speranza potrebbe venire dal Movimento Cinque Stelle, ma occorre agire con serieta’ e impegno. Sinistra e Destra hanno gravi responsabilita’ nel Fallimento del Paese, penso non meritino fiducia alcuna. Entrambi gli Schieramenti Hanno remato contro gli interessi del Paese negli ultimi Vent’anni, aggravando la situazione sociale ed economica dell’Italia.
Un analisi sconfortante ma chi ha capacita’ analitiche ha intuito che la situazione e’ disastrosa, ma più’ disastroso e’ il voto degli italiani, hanno confermato l’incapacità’ di scegliere quale e’ il meglio per il paese.