Il fattore Merkel: politica e scienza sono complementari

Il 2020 si è concluso e nessuno lo avrebbe immaginato cosi, nemmeno nei più brutti sogni, un anno che si è impegnato a dare prova di tutto quello che si possa attribuire ad un anno bisestile. Ma, scaramanzia a parte, in mezzo a tanta ombra e preoccupazione per salute, formazione scolastica/universitaria ed attività produttive, abbiamo anche trovato qualche inaspettato momento di luce: leader politici che si sono dimostrati tali senza farsi intimorire da un virus arrivato da lontano ed inaspettatamente; ricercatori che hanno messo a disposizione tutto il proprio bagaglio scientifico, gli uni per trovare un farmaco ed un vaccino, gli altri per spiegarci che da Febbraio i nostri modi di vivere, di relazionarci, di lavorare sarebbero cambiati per molto tempo, probabilmente per sempre; il personale medico e sanitario che ha fatto i salti mortali per assistere e salvare più persone possibile ovunque sul pianeta.

Mentre per scienziati e sanitari questa dedizione fino all’abnegazione è in qualche modo parte della loro mission professionale, in ambito politico non la darei per scontata. Tra le sorprese per me c’è Angela Merkel. Un anno fa, a chi mi chiedeva come valutassi la sua posizione in patria, avrei risposto che è una leader al tramonto, quasi pronta a lasciare il palcoscenico dopo le elezioni del nuovo Capo di partito CDU nonché candidato Cancelliere tedesco. Invece lei, nella crisi Covid, è tornata più forte che mai, con più grinta, con la determinazione di chi non solo sa prendere decisioni politiche, ma può contare anche sulla propria competenza in campo scientifico.

È ancora più sorprendente che goda di questo incremento di popolarità in maniera più generalizzata, nel proprio elettorato e oltre i confini partitici e nazionali. Se Helmut Kohl è entrato nella Storia come Padre dell’Unificazione tedesca, Angela Merkel sarà ricordata come la donna politica che nella pandemia non si è persa d’animo e che ha guidato le decisioni nazionali ed europee con autorevolezza, con metodo scientifico.

Non ci si era aspettati un Semestre Europeo tedesco cosi complesso che avrebbe richiesto, oltre all’allineamento dei paesi europei nella battaglia sanitaria e di ricerca di un vaccino, un lavoro negoziale importante a sostegno delle economie per rilanciarle con un piano europeo condiviso da tutti. Merkel era la leader al posto giusto, nel momento giusto per spingere l’unione nell’Unione: chiude il 2020 e il Semestre Europeo tedesco con l’approvazione di MES Sanitario, Recovery Plan alias Next Generation e con un primo vaccino anticovid approvato in una specie di fotofinish da parte dall’Autorità Europea del Farmaco, EMA, rinnovando in questa maniera l’Unione attraverso la collaborazione a beneficio di tutta la comunità europea. Superando i nazionalismi, quelli di Polonia e Ungheria in particolare, forse salvando l’Europa dalla disgregazione.

Pure all’interno dei confini tedeschi Merkel non si è risparmiata nei negoziati a causa della distribuzione dei poteri tra livello nazionale e Stati federali (Länder), un fatto non secondario che le ha dato senza dubbio una marcia in più a livello europeo. In Germania la sanità è competenza dei Länder, la cancelliera e il Ministro Nazionale della Sanità Spahn hanno un ruolo propositivo e di allineamento, ma non decidono: ogni Stato federale ha il suo Ministro della Sanità. Così da Gennaio/Febbraio ogni riunione tra Merkel e i Presidenti dei Länder era all’insegna del trovare accordi: quella linea comune sottolineata da Merkel nelle conferenze stampa riguardo a decisioni sulle misure, condivise il più possibile da tutti nonostante la situazione e la diffusione del virus fossero differenti nei singoli Länder. Sono certa che solo pochi di voi si sono accorti di questi continui allineamenti perché è stata Merkel a metterci sempre la sua faccia. E questo coraggio le viene riconosciuto dall’opinione pubblica.

Non per ultimo, Merkel non è una “Thatcher tedesca”: il fatto di giocare anche la carta personale, di esporsi e prendersi le responsabilità, di comprendere umanamente e dimostrare empatia ha fatto la differenza accrescendo stima e affetto per la leader tedesca, in Germania e fuori. Chi verrà dopo di lei avrà l’arduo compito di doversi misurare con questa immagine che Merkel lascerà alla fine del suo mandato.

Monika Gaschnitz-Rossetti

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