Il governo da solo non basta

Renzi preoccupatoAnche la baldanza di Renzi deve frenare di fronte alla durezza e alla complessità della situazione e le battute non bastano a nascondere le difficoltà. Il fatto è che l’Italia arretra e non ci sono più i soldi per tappare i buchi di uno sviluppo sbagliato. Prima c’erano però e ci sono stati per tanti anni non solo al tempo della lira quando potevamo “allegramente” raddoppiare il debito in dieci anni, ma anche dopo. Grazie all’euro abbiamo avuto un bel periodo di tregua proprio sul fronte dei tassi di interesse. Però non ne abbiamo approfittato.

C’è chi dice che il debito pubblico è cresciuto per colpa degli speculatori che hanno incassato montagne di denaro con gli interessi. Sì vabbè…  Come se fosse semplice imporre a chi ti presta il denaro per pagare gli stipendi e le pensioni il tasso di interesse che vuoi tu. (A parte il fatto che i Bot sono stati il principale investimento per i risparmi delle famiglie..)

Il fatto è che l’Italia vive a debito e i soldi presi in prestito sono stati spesi male. Ciò che conta, oggi più di ieri, però, è la competitività del sistema – paese. No, non si tratta dell’articolo 18 o del costo del lavoro. Si tratta di un insieme di condizioni che rendono preferibile investire e vivere in un luogo piuttosto che in un altro. E l’Italia se la passa proprio male se è vero che il saldo tra “cervelli in fuga” e “cervelli che arrivano” è negativo perché qui poca gente ben preparata e qualificata ci vuole venire.

crisi sistema ItaliaD’altra parte pensare che criminalità, arretratezza delle infrastrutture di comunicazione e di trasporto e dei servizi, degrado del territorio siano poco influenti sullo sviluppo dell’economia è un po’ assurdo. Allora va bene dire che bisogna difendere il lavoratore e non il posto di lavoro, ma non per lasciare le persone in mezzo ad una strada. Oggi concentrare tutta l’attenzione sui contratti di lavoro alimenta l’illusione che basti imitare la Germania di Schroeder (con le sue riforme del lavoro) per imboccare la via giusta. Ma quella era la Germania di un welfare fenomenale e persino troppo generoso! Era la Germania dell’efficienza dei servizi e delle infrastrutture! E noi vogliamo imitarla solo per i minijob (che in Germania vengono pure integrati dallo Stato)?

No, non ci siamo. Competitività del sistema significa che una start up, per esempio in provincia di Catanzaro, ha la banda larga subito disponibile, apre in poche settimane perché non c’è burocrazia, vive in un territorio organizzato e sicuro e dispone di una vasta scelta tra giovani diplomati e laureati. Significa che le imprese corrono ad aprire le proprie sedi qui certamente perché il clima è buono, il cibo pure, ma anche perché i servizi sono eccellenti e nessuno chiede tangenti e “pizzi”. Significa anche che ogni controversia è risolta in poco tempo da un sistema giudiziario ( o di conciliazione) efficiente e semplice.

riforme in ItaliaCe l’abbiamo queste condizioni? No. Eppure siamo bravi lo stesso perché ci sono tante imprese che esportano e ci sono zone nelle quali l’economia funziona bene (nonostante i fallimenti) e si vive bene. Figuriamoci come potremmo stare senza la palla al piede di un sistema di governance (che non è governo, ma è politica, economia e società insieme) che non funziona!

Il problema dell’Italia – è stato detto tante volte – è un problema di classi dirigenti e di alleanze tra queste e i gruppi sociali che godono di rendite di posizione quasi sempre a spese del denaro pubblico e sempre dell’efficienza del sistema paese.

È chiaro che adesso abbiamo un nodo scorsoio intorno al collo perché se non possiamo sforare il 3% di deficit e se dobbiamo soggiacere al fiscal compact rischiamo di farci molto male. Perché comunque la spesa pubblica è così grande che bloccarla significa bloccare un po’ tutto. Bisogna andare per gradi e la cosa più sensata è sforare e non rispettare il fiscal compact, ma dimostrare di saper cambiare qualcosa. Farlo, però e non solo dirlo.

Di qui le aspettative sull’azione del governo, finora un po’ sopravvalutato, perché di cose Renzi ne ha dette molte e tante ne ha avviato. Ora deve puntare a farne alcune giuste subito riconoscibili che dicano in che direzione si va. Perché se si va a vedere nel dettaglio fra i tanti provvedimenti adottati, si può ricavare l’impressione che la sostanza non sia cambiata e che i ricatti o i favori, il peso degli interessi di sempre nonché quello delle burocrazie ministeriali siano sempre gli stessi, come i finanziamenti alla Salerno-Reggio Calabria.

Insomma la strada è per forza in salita e non ci si deve aspettare rabbiose accelerazioni. Già sarebbe molto un andamento regolare che trasmettesse fiducia. Ma per questo il governo da solo non basta e se Renzi avesse alle spalle anche uno o più partiti, associazioni, comitati insomma cittadinanza attiva e organizzata a spingere e a sorvegliare sarebbe meglio

Claudio Lombardi

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