Il governo Draghi e il lavoro

Finita l’era Conte in modo burrascoso e con un bella “tirata d’orecchie” del Presidente Mattarella, è in arrivo il governo di Draghi. Uno dei nodi che dovrà affrontare necessariamente è quello del lavoro, vera e drammatica emergenza nel paese reale, insieme alle chiusure delle aziende e alla lotta al covid-19. Ci si chiede cosa farà il nuovo esecutivo: vorrà Draghi imporre una visione diversa o lascerà tutto sostanzialmente così come è ora?

Non c’è dubbio che il primo nodo da risolvere riguarda il blocco dei licenziamenti e la riforma degli ammortizzatori sociali. Forse è difficile ipotizzare una svolta immediata. Probabilmente in un primo momento il nuovo governo prenderà solo tempo e quindi è realistico attendersi l’ennesima proroga del blocco dei licenziamenti che, attualmente, dovrebbe cessare il 31 marzo. Vale la pena di ricordare che l’Italia è l’unico paese a mantenere il blocco fin dal marzo del 2020. Di pari passo al blocco va la cassa integrazione che avrebbe bisogno di essere ridefinita. Vedremo se sarà tra le riforme del prossimo governo.

Dopo un anno, però, bisogna domandarsi se ha senso continuare a tenere in piedi posti di lavoro oramai già morti. Ha senso non consentire agli stessi lavoratori di chiudere il lavoro, incassare la liquidazione e prendere la Naspi (quindi più soldi di una misera cassa) e rimettersi sul mercato aiutati dal sostegno delle politiche attive? Anche se si decidesse per una proroga il problema resterebbe perché non si può pensare che questa situazione duri per sempre. Le imprese hanno bisogno di riorganizzarsi per affrontare la ripartenza. Prima o poi la pandemia finirà e farsi trovare impreparati vuol dire perdere mercato, fatturato e anche altri posti di lavoro. Per questo la proroga del blocco non può essere la soluzione.

Ovviamente bisogna pensare velocemente a chi perde il lavoro e per farlo sono indispensabili delle politiche attive funzionanti e che coinvolgano tutti gli attori sul mercato. La proposta all’esame del precedente governo penalizzava le agenzie del lavoro private (le uniche che funzionano!) a favore dei Centri per l’Impiego (in pieno disastro organizzativo!). Se si tratta veramente di mettere il lavoro al centro bisogna coinvolgere tutti i soggetti che possono avere un ruolo costruttivo senza preclusioni. Sarà poi indispensabile cambiare l’intera catena di comando del settore Lavoro: Ministro, presidente dell’ANPAL, Presidente dell’INPS. In particolare gli ultimi due hanno mostrato carenze e lacune nei servizi da loro diretti in misura tale da renderne inevitabile la sostituzione.

Sullo sfondo c’è la questione del Reddito di cittadinanza che ha  fallito completamente nel  suo secondo obiettivo di reindirizzare le persone verso un lavoro. Al momento ha senso che rimanga solo per  continuare ad assistere le persone in stato di assoluta necessità. Per quanto riguarda i navigator è davvero inutile ora fare una guerra. Hanno maturato un minimo di esperienza e di formazione e possono essere lasciati al loro posto purchè si dia loro una funzione da svolgere nell’ambito dei Centri per l’impiego.

Infine la questione delle agevolazioni per le assunzioni. Devono essere riordinate, resettate, ripensate, soprattutto non è il momento di burocratizzarle a tal punto da renderle inadatte al momento storico, spesso non si assume e non si utilizzano le agevolazioni da parte delle aziende, terrorizzate di ritrovarsi dopo qualche mese l’INPS che richiede indietro le agevolazioni a causa di inadempimenti minori. Insomma le condizioni per usufruire degli sgravi sono troppo complesse e, quindi, finiscono per non agevolare affatto! C’è bisogno di semplicità per spingere le aziende ad assumere le categorie maggiormente svantaggiate.

Sul lavoro il governo Draghi non potrà procedere per tentativi; dovrà avere le idee chiare e mettersi in moto al più presto. I numeri dei disoccupati continuano a crescere, con le donne e i giovani sempre più penalizzati dalla crisi, sorpresi ed esterrefatti dai giochi politici. Non ci si aspettava una crisi, ma soluzioni. Speriamo che il nuovo governo sappia fare un passo avanti rispetto al precedente

Alessandro Latini

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