Il mito della differenziata e i termovalorizzatori

PET polietilentereftalato, PE polietilene ( HD e LD), PVC polivinilcloruro, PP polipropilene, PS polistirolo.

Conosciamo tutti questi nomi? Sono materie plastiche molto diffuse, anzi sono polimeri molto diffusi, le materie plastiche infatti sono un pò differenti dai semplici polimeri. Questi polimeri sono riciclabili, dopo averli separati tra le plastiche della raccolta differenziata con apparecchiature piuttosto complesse e costose. In seguito questi polimeri vengono avviati in 5 percorsi differenti e tornano a essere materia prima (seconda). Da questa selezione però rimangono esclusi i seguenti polimeri (e altri ancora non presenti nell’elenco) perchè non riciclabili.

Polimeri riciclabili

Polimeri non riciclabili

ABA Poli (acrilonitrile butadiene acrilato), ABS Poli (acrilonitrile-butadiene stirene), ACM Poli (gomma estere acida acrilica), ACS Terpolimero acrilonitrile-clorurato di polietilene-stirene, AES Poli (acrilonitrile etilene stirene), AMMA Poli (acrilonitrile metilmetacrilato), APET Polietilene tereftalato amorfo, ARP Poli (ariltereftalato) copoliestere, ASA Poli (acrilonitrile acrilico stirene), BIIR Gomma di bromobutile, BR Gomma polibutadienica, CA Acetato di cellulosa, CAB Butirrato di acetato di cellulosa, CAP           Propionato di acetato di cellulosa, CIIR Gomma clorobutilica, CM Gomma polietilenica clorurata, CMC carbossimetilcellulosa, CN Nitrato di cellulosa, CO Gomma epicloridrina (omopolimero), CP Propionato di cellulosa, CPE Polietilene clorurato, CPVC cloruro di polivinile clorurato, CR Gomma policloroprene, CSM Gomma polietilenica cloro solfonata, EAA Copolimero acido etilene / acido acrilico, EBAC Poli (etilene butil acrilato), EC Etil Cellulosa, ECO Gomma epicloridrina (copolimero di ossido di etilene), ECTFE Poli (Etilene Clorotrifluoroetilene), EEA Poli (etilene-etil acrilato), EMAAA Terpolimero acido etilenico, EMAC            Poli (etilene metil acrilato), EMCM Etilene metil acrilato cicloesene metil acrilato, EPDM Gomma di terpolimero di etilene e propilene, EPM Copolimero di etilene e propilene, ETFE Poli (etilene tetrafluoroetilene), EVA Copolimero di acetato di etilene vinilico, EVAC               Copolimero etilene-vinil acetato, EVAL Poli (alcol etilenico-vinilico), EVOH Poli (etilene vinil alcol), FEP Propilene etilene fluorurato, FPM Gomma fluoro carbonica, FPVC Cloruro di polivinile flessibile, FVMQ Gomma fluorosilicone, FZ Gomma polifosfazenica fluorurata, GPO Gomma all’ossido di propilene, HNBR      Gomma nitrilica idrogenata (gomma acrilonitrile-butadiene), IIR Gomma butilica, MF Melammina-formaldeide, NBR Gomma nitrilica (gomma acrilonitrile-butadiene), PA  Poliacrilato, PA Poliammide (nylon), PAEK Poliariletere, PAEK Poliarileterchetone, PAI           Poliammide-Imide, PAMS Poli (alpha metilstirene), PAN Poliacrilonitrile, PARA Poliarilammide (poliaramide), PAS poliarilsolfone, PASA Poliammide, PASU Poliarilsolfone, PB Polibutadiene, PB Polibutene-1, PBI Polibenzimidazole, PBT Polibutilene tereftalato, PC                  Policarbonato, PCT Policicloesilene dimetilene tereftalato, PCTFE Poli cloro trifluoro etilene, PCU Uretano in policarbonato, PDAP        Poli (Diallil ftalato), PDSM Polidimetilsilossano (silicone), PE Polietilene, PEEK Polietereterchetone, PEI Polietereimmide, PEK Polietereketone, PEKEKK Polietercetone eterchetone chetone, PEKK              Polietere chetone chetone, PEN Polietilene naftalato, PEO                    Poli (ossido di etilene), PES Polietersulfone, PESU Polietersulfone, PET Polietilene tereftalato, PF  Fenolo formaldeide (fenolica), PFA erfluoroalkoxy, PFPE PoliperfluoroPolietere, PI Poliimmide, PIB poliisobutilene, PISU                    Poliimidesulfone, PMMA Polimetilmetacrilato (plexiglass), PMP Polimetilpentene, PNR Gomma Polinorborane, PO Poliolefine, POB Poli (p-ossibenzoato), POM Poliossimetilene (acetale), PP Polipropilene, PPA Poliftalammide, PPO Ossido di polifenilene, PPOX Polipropilene ossido, PPS Solfuro di polifenilene, PPSU Polifenilsulfone, PSU Polisulfone, PTFE Politetrafluoroetilene (Teflon), PTMG  Poltetrametilene glicole, PTT Politrimetilene tereftalato, PU Poliuretano, PVAC Poli (vinil acetato), PVAL                  Alcool polivinilico, PVB Poli (vinil butirrale), PVCA Poli (vinil cloruro-acetato), PVDC cloruro di polivinilidene, PVDF Fluoruro di polivinilidene, PVFM Poli (vinil formale), PVK Polvinilcarbazolo, PVOH Alcool polivinilico, PVP polivinilpirrolidone, PZ Gomma polifosfazenica, RPVC Cloruro di polivinile rigido, RTPU Poliuretano termoplastico rigido, SAN Poli (stirene acrilonitrile), SB Stirene-butadiene, SBC Copolimero stirene-butadiene, SBS Poli (stirene butadiene stirene), SEBSE lastomero poli (stirene-etilene-butadiene-stirene), SI Silicone, SIS Elastomero poli (stirene-isoprene-stirene), SMA Poli (anidride maleica stirene), SMMA Copolimero di metilmetacrilato di stirene, SMS Stirene-a-metilstirene, SPS Polistirene sindiotattico, SPU Poliuretano segmentato, TEEE Copolimero a blocchi di estere etere, TEO Elastomero termoplastico olefinico, TES Elastomero stirenico termoplastico, TPI Poliimide termoplastico, UF Urea formaldeide, ULDPE Polietilene a bassissima densità, UP Poliestere insaturo, VCE Poli (vinil cloruro-etilene), VCEMA Poli (cloruro di vinile-etilene-metil acrilato), VCMA Poli (vinil cloruro-metil acrilate), VCVAC Poli (vinil cloruro-vinil acrilate), VCVDC Poli (cloruro di vinile-cloruro di vinile).

Generalmente questi polimeri costituiscono il plastimix, come viene chiamato, e sono circa il 30-40% della raccolta differenziata. Sono migliaia di tonnellate all’anno. Che si fa con il plastimix? Niente.

Cioè non è proprio così, niente che abbia a che fare con il riciclo, quei polimeri sono troppo mescolati, troppo diversi tra loro, non esistono processi che possano separarli, di recente una società ha messo a punto un processo molto sofisticato che riesce a ” vedere” 12 polimeri invece di 5 ma come si può capire la situazione non cambia di molto.

Le possibilità di smaltimento quindi sono due: la distruzione in termovalorizzatori per recuperare energia oppure la discarica. Per ora altre soluzioni non esistono. Le plastiche però sono un po’ una specie di petrolio solido che può bruciare come brucia il petrolio.

In realtà ci sarebbe anche  la gassificazione ma è un processo poco utilizzato in quanto si preferisce la termo distruzione insieme all’indifferenziato che è un processo più facile da gestire e richiede molti meno investimenti.

Questo discorso si potrebbe allargare inoltre a una gran quantità di polimeri riciclabili ma che sono contenuti in prodotti assemblati, coestrusi, spalmati, accoppiati ad altri materiali a loro volta potenzialmente riciclabili come carta cuoio o legno ma impossibili da separare, come per esempio le scarpe, o i mobili in laminato e si potrebbero fare migliaia di esempi. Anche in questo caso tutto finisce nella raccolta indifferenziata.

Ultima annotazione, i polietileni per esempio non sono tutti uguali, infatti si differenziano in :

XLPE      Polietilene reticolato, LDPE polietilene a bassa densità, LLDPE Polietilene lineare a bassa densità, MDPE Polietilene a media densità, LMDPE Polietilene lineare a media densità, HDPE polietilene ad alta densità.

Va da sé che la differenziazione non è in grado di separare tra loro questi polimeri, vengono tutti separati come “polietilene” e si ottiene un miscuglio di bassa qualità che non può più essere utilizzato per particolari lavorazioni ma solo per la produzione di prodotti che hanno poche esigenze meccaniche o termiche. Stessa valutazione si può fare per i polipropilene e per i PVC. Da qui la definizione di materia prima seconda.

Come si vede l’idea dei rifiuti zero è assolutamente irrealistica, ed è anche irrealistico pretendere di poter portare la differenziazione e il riciclo al 100%.

Va notato inoltre che differenziazione e riciclo non sono la stessa cosa, uno può differenziare moltissimo ma poi non tutto il differenziato è riciclabile, gli impianti di riciclaggio rinviano all’indifferenziato una bella quota dei materiali che gli sono stati conferiti, perché non riciclabili.

Esisterà sempre una quota di rifiuti che non è recuperabile, riciclabile, riutilizzabile e man mano che la tecnologia avanza ci saranno sempre di più, nonostante tutte le buone intenzioni, prodotti sofisticati e complessi che non potranno essere disassemblati ed avviati al riciclo. C’è poi da considerare che anche se ci mettessimo a produrre in modo responsabile riprogettando ogni prodotto per poterlo poi riciclare a fine vita, ci sarebbe ancora da smaltire tutto ciò che è stato prodotto finora, perché tutto, prima o poi, finisce nella spazzatura.

Oggi dopo il recente annuncio della costruzione di un termovalorizzatore per Roma sono tornate le polemiche. Gli argomenti sono noti: pericolosità; smaltimento delle ceneri; produzione di CO2; spreco di materiali; riduzione della raccolta differenziata e del riciclo; allontanamento dagli obbiettivi di economia circolare. Vediamoli uno per uno.

Pericolosità. Ci sono migliaia di termovalorizzatori oggi nel mondo, quelli moderni sono dotati di filtri per i fumi per le particelle grandi, filtri elettrostatici per quelle più piccole, e oggi di scrubber, che sono nient’altro che dei lavaggi dei fumi con soluzioni basiche che bloccano i fumi acidi tipo acido cloridrico, fluoridrico, anidride solforosa, etc. I fumi inoltre vengono costantemente controllati per mantenere le emissioni al di sotto di particolari livelli di sicurezza. Aggiungendo poi alla combustione un po’ di metano o di ossigeno si riesce a mantenere la combustione sempre al di sopra dei 1200 gradi, (generalmente intorno ai 1600 gradi) cosa che impedisce la formazione di diossine e altri incombusti. Oggi la combustione dei rifiuti in impianti moderni è assolutamente meno inquinante degli inceneritori di 30 anni fa. L’emissione in atmosfera di un termovalorizzatore in un anno è enormemente minore della emissione di un qualsiasi incendio in un deposito di rifiuti come ne sono succeduti tanti in Italia.

Smaltimento delle ceneri. È uno dei problemi minori,  le ceneri occupano un volume che è circa 100 volte inferiore a quello dei rifiuti originali che oggi vengono inviati in discarica, è anche vero che le discariche sono strapiene e non c’è più spazio ma le ceneri di rifiuti dopo opportuni trattamenti possono essere utilizzati per la produzione di materiali da costruzione quali cementi o laterizi.

Produzione di CO2. È innegabile, la produzione di CO2 che c’è sempre quando bruciamo qualcosa, è prodotta dalla combustione del carbonio che insieme all’idrogeno  è uno degli elementi che fornisce energia alla combustione, ma la CO2 prodotta è la stessa che si produrrebbe bruciando carbone o metano o gasolio per ottenere la stessa quantità di energia proprio perché l’energia proviene dalla combustione del carbonio. A favore dei rifiuti si può aggiungere che una parte del carbonio, a differenza dei combustibili fossili, proviene da materiali naturali, legno e carta e che quindi fa parte di un ciclo naturale, non è carbonio in più immesso in atmosfera.

Spreco di materiali. Una delle accuse più diffuse è che con la termovalorizzazione vengono sprecate materie che potrebbero essere recuperate e riciclate, la termovalorizzazione è un processo che avviene a valle della differenziazione, prima si separano i materiali riciclabili metalli, vetro, carta, plastica, e dopo si distrugge quello che rimane, e lo si distrugge proprio perché sarebbe uno spreco, questo sì, cercare di recuperare altro con costi ben superiori al valore del materiale recuperato.

Riduzione della raccolta differenziata e del riciclo. A fianco all’accusa precedente c’è anche l’accusa che con la termodistruzione ci sarebbe la tendenza a distruggere tutto invece di recuperare il più possibile, a questo punto bisogna spiegare una cosa, la differenziazione  dei rifiuti è fondamentale per la termodistruzione, questo perché dai rifiuti in questa fase vengono eliminati gli inerti, vetri e metalli che abbasserebbero la temperatura della combustione senza apportare ulteriore calore, obbligando gli operatori ad immettere più metano per mantenere elevata la temperatura, e nella fase di differenzazione si differenziano tutti i materiali recuperabili.

Allontanamento dagli obiettivi di economia circolare. Da ultimo abbiamo questo: se si distrugge tutto si allontanano gli obiettivi dell’economia circolare, A parte che il recupero energetico è anch’esso uno degli obiettivi dell’economia circolare questa prevede di ripensare ai metodi di progettazione, produzione, imballaggio, spedizione dei prodotti in modo da minimizzare la quantità dei materiali che poi finiranno nell’ indifferenziata, è un lavoro che si fa a monte dei termovalorizzatori, il termovalorizzatore non incide sull’economia circolare.

Ed ora per ultimo la domanda più importante: quanta energia si recupera con la termo distruzione dei rifiuti? Vediamo un po’ di valutare il potere calorico di alcuni prodotti combustibili in Kcal/Kg:

Metano 13.330; Benzina 10.370; Gasolio 10.270; Carbone 8.830; Carbone lignite 4.380; legna               4.050; Carta 4.050; Pneumatici 5.980; rifiuti urbani 2.250; rifiuti urbani dopo la differenziazione 2.900.

Come si può vedere per ogni 4,6 Kg di rifiuti bruciati si evita di bruciare 1 kg di metano oppure ogni 3 kg di rifiuti si risparmia 1 kg di carbone. Nel 2020, la produzione nazionale dei rifiuti urbani si è attestata a 28,9 milioni di tonnellate, dato che la raccolta differenziata è mediamente del 50% si ha che circa 14,4 milioni di tonnellate sono di indifferenziata, e sono potenzialmente equivalenti a  3,1 milioni di tonnellate di metano che si potrebbero risparmiare.

L’Italia consuma mediamente 75 miliardi di m3 di metano all’anno, un m3 di metano pesa 0,671 Kg quindi 75 miliardi di m3 sono 50 milioni di tonnellate di metano. Un risparmio del 6% non è male.

Quindi in casi come questi di oggi dove anche il singolo kg di metano è importante, la termovalorizzazione non risolve certamente il problema ma contribuisce a renderlo meno pesante. Inoltre gli impianti di termovalorizzazione permettono la realizzazione di sistemi di teleriscaldamento nei dintorni della centrale che possono riscaldare decine di migliaia di famiglie, e, ovviamente, anche questo aiuta ad abbassare i consumi di metano.

Pietro Zonca

2 commenti
  1. Pietro dice:

    Il problema non sono solo i rifiuti domestici, quelli sono solo una piccola parte, certo la più visibile per le persone normali, i rifiuti industriali sono molti di più ma non li vede nessuno. Un esempio: quando una fabbrica di scarpe ritaglia da una lastra di gomma delle suole, quello che avanza è un rifiuto industriale e non sempre si può riciclare ma solo smaltire, come?

  2. Giuseppe dice:

    Io punterà a creare il meno possibile i rifiuti di qualsiasi genere. Ad esempio se vai dal macellaio ti porti la borsa termica e dei contenitori riutilizzabili per separare. Ecc.

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *