Il pasticcio di Roma (di Claudio Lombardi)
“Capitale corrotta = nazione infetta” era il titolo della prima grande inchiesta de L’Espresso uscita tra la fine del 1955 e il 1956. Ciò che sta succedendo in questi giorni rievoca quell’equivalenza perché si ritrovano tanti dei mali italiani: mala gestione, corruzione, spreco di denaro pubblico, clientelismo, ruberie, corporativismo.
I fatti o i dati reali della situazione parlano chiaro e dicono che Roma ha un debito pregresso (cioè risalente di molti anni) di 14 miliardi di euro che è gestito da un commissario straordinario (dal 2008). Per questo debito ogni anno il comune paga 200 milioni (presi da una quota parte dell’addizionale Irpef) e lo Stato 300 milioni. Poiché il bilancio del comune da allora è stato sgravato dall’onere di pagare il debito (a parte i 200 milioni) ci sarebbe dovuto essere un bilancio in equilibrio. Invece, grazie alla gestione Alemanno (basti ricordare il caso delle assunzioni clientelari nelle municipalizzate) si è formato nuovo debito che si è trasmesso alla gestione Marino e per il 2014 le stime di bilancio prevedono un disavanzo di 1200 milioni di euro. Il decreto decaduto doveva consentire di trasferire dalla gestione commissariale al bilancio ordinario 485 milioni di euro per far fronte (in parte) al disavanzo di quest’anno.
Sullo sfondo abbiamo gli scandali che hanno portato a scoprire non solo le migliaia di assunzioni clientelari in AMA e ATAC (rifiuti e trasporti), ma anche la truffa dei biglietti falsi e altri raggiri da parte dei manager (di solito strapagati) di aziende comunali gestite come proprietà personali nonchè la scoperta della banda Cerroni che operava nella gestione dei rifiuti.
In questa situazione la Giunta Marino non ha avuto la forza di imprimere una radicale inversione di rotta anche per la conflittualità che l’ha opposta al principale partito della maggioranza, il PD. Lasciamo perdere i pur significativi “dettagli” dei doppi stipendi di persone del Gabinetto del Sindaco e della Giunta e le retribuzioni degli assunti per incarichi fiduciari di collaborazione perché davvero sono il meno (anche se la dicono lunga sulla sensibilità di chi li permette e li copre).
Resta il disastro di una capitale gestita male da sempre salvo alcuni periodi felici delle giunte di sinistra e centro sinistra subito annullati da una propensione del ceto politico e dei partiti romani (tutti) all’imbroglio e al clientelismo che ha visto nella enorme amministrazione comunale e nelle municipalizzate un serbatoio di voti e di soldi a disposizione dei più furbi.
Basterebbe riandare indietro negli anni e ricordare come furono formate e riempite di personale società comunali che adesso vengono strenuamente difese (Zètema per esempio) per avere forti dubbi sul vero significato dell’esaltazione della proprietà pubblica di tutto. Se non cambia questa cultura di governo Roma non guarirà e sarà sempre la capitale corrotta di una nazione infetta.
Nulla di clamoroso visto che l’intreccio sprechi-clientelismo-mala gestione-corruzione e debiti è presente in tante altre amministrazioni comunali. La Regione Sicilia e Palermo sono i casi esemplari di come una politica inefficiente e profondamente corrotta produca società dove domina il parassitismo clientelare. In quei casi non c’è quantità di denaro pubblico che possa bastare perché il sistema lo ruba e lo fa sparire per mille rivoli. Inutile citare l’esorbitante numero dei dipendenti o lo spreco vergognoso dei soldi a qualunque titolo stanziati (per la truffa della formazione professionale 3 miliardi dal 2003 al 2013 in Sicilia). Inutile perchè ben noto da molti anni. Bisogna solo che i cittadini che hanno assistito a questo sfascio e che ne hanno tratto vantaggio si rendano conto che su questa strada c’è solo il fallimento di un’intera nazione
Claudio Lombardi
Rebloggato. 🙂