Il Pd e il senso di responsabilità (di Claudio Lombardi)
Il vero vincitore delle ultime elezioni, Silvio Berlusconi, ha fatto la puntata giusta e sta rivincendo a mani basse. Se non ci fosse l’ostacolo della pronuncia della Cassazione potrebbe dormire sonni tranquilli. Ma anche in caso di esito negativo può ragionevolmente confidare in una comprensione speciale da parte del suo alleato al governo, il Pd e forse anche da parte del Presidente della Repubblica. D’altra parte ciò che è accaduto in questi mesi di governo non può che rassicurarlo e anche Napolitano ha mostrato nei suoi confronti una disponibilità quasi inaspettata: chi l’avrebbe detto che dopo la condanna per prostituzione minorile e per concussione e dopo la duplice condanna per evasione fiscale sarebbe stato ricevuto a tambur battente al Quirinale?
Una ribellione è in corso tra i militanti e gli elettori del Pd, ma anche tantissimi cittadini sono indignati e si domandano che senso abbia questo governo che non raggiunge gli obiettivi per i quali è nato, ma sta rilegittimando un’oligarchia al comando. L’unica che non protesta è l’opinione pubblica di destra interessata solo all’IMU, costi quel che costi.
Così il Pdl se la passa benissimo, può fare e dire ciò che vuole. Minacciare fuoco e fiamme perché la Cassazione osa riunirsi il 30 luglio per esaminare il ricorso di Berlusconi invece di collaborare alla prescrizione del processo per esempio pretendendo ed ottenendo uno stop di protesta dei lavori parlamentari. Il ministro Alfano può (verosimilmente) ordinare la deportazione di una donna moglie di un oppositore e di sua figlia in un paese che pratica la tortura violando tutte le norme interne e internazionali e mettendo a disposizione di un dittatore amico e socio in affari di Berlusconi i nostri apparati di polizia (che si comportano malissimo) senza che ci sia una reazione di rigetto di questo comportamento. Al contrario, può ricevere l’avallo del Presidente del Consiglio e del Pd alle sue bugie, senza nemmeno temere di pagare un qualche prezzo politico. Infatti il Pd non alza la voce, non minaccia rotture, non convoca manifestazioni contro un alleato infido e malfattore, no, il Pd eleva il suo famoso senso di responsabilità all’ennesima potenza e copre tutto in nome delle superiori esigenze di mantenimento del governo. Napolitano “ovviamente” sbarra la strada a qualunque cambiamento di maggioranza e il massimo che si concede è la riprovazione per il deprecabile incidente di cui nessuno ha responsabilità.
Da tanto tempo si è detto che il problema dell’Italia sono le sue classi dirigenti, la politica e chi la incarna. Di qui nasce la diffusione della corruzione e dell’illegalità, nasce l’inefficienza dello Stato e un capitalismo chiamato di relazione perchè si affida al clientelismo per arraffare soldi pubblici o coperture istituzionali che gli permettano di godere di rendite di posizione e di veri e propri saccheggi delle aziende e dei consumatori. È di questi giorni l’arresto dell’intera famiglia-banda Ligresti che ha depredato per anni e anni Fondiaria-Sai senza che nessuna autorità se ne accorgesse e intervenisse a fermarli. Basta leggere i giornali e capire il perché; in sintesi la ragnatela della collusione e della corruzione copriva tutto, ma soprattutto, politica e autorità di controllo. E i risparmiatori e i consumatori italiani hanno pagato il conto di tutto.
Se questi sono i “piani alti” del capitalismo italiano e se questi sono i metodi di selezione della classe dirigente è chiaro che senza una rivoluzione democratica radicale il marcio nel quale non esiste più separazione tra attività imprenditoriale, criminalità, apparati pubblici e politica continuerà ad avere in pugno il Paese. Estirpare il marcio è il cuore del problema Italia.
Questo è il quadro. E il Pd che fa? Ultimo partito vero non personale, non di proprietà di nessuno sembra(va) l’ultima speranza per l’avvio di un cambiamento. La storia è nota: anni di debole opposizione a Berlusconi; incapacità di prendersi le sue responsabilità alla sua caduta; appoggio convinto e acritico al governo Monti; campagna elettorale debolissima, ma tra una battuta, una storiella e un’affermazione a mezza bocca (un po’ più di equità, un po’ più di lavoro…) di Bersani sembrava che volesse imboccare una strada diversa dal passato. E invece no.
Tutta la vicenda della surreale trattativa sulla formazione del governo conclusa con il tragicomico richiamo in servizio di Napolitano hanno rivelato che una parte notevole dei gruppi dirigenti del Pd puntava semplicemente ad un governo con il Pdl. Finalmente ci si è arrivati con grandi squilli di trombe sul senso di responsabilità e sull’emergenza che sono, come le rime cuore e amore, monete sempre spendibili in ogni stagione.
A questo punto bisogna domandarsi che razza di senso di responsabilità sia quello dei gruppi dirigenti del Pd che permette al Pdl di spadroneggiare senza incontrare resistenza e che impedisce persino di alzare la voce. Il Pd trae la sua legittimazione dal voto degli italiani, ma i suoi rappresentanti si comportano come tanti burocrati dello Stato e parlano ai cittadini come se fossero alunni da istruire ai quali si racconta la lezioncina che rende verosimile ogni azione per quanto sia sbagliata o riprovevole.
Alfano mente spudoratamente? Non fa nulla, per senso di responsabilità da Letta a Epifani all’ultimo parlamentare tutti devono dire che ha ragione. I dirigenti e gli eletti (non tutti per la verità) del Pd non osano dire la verità, non osano fare i rappresentanti dei cittadini, non pensano di poter cambiare nulla. Si limitano a gestire la situazione come tanti impiegati della politica che rispondono a qualcun altro e non agli elettori. Questo è impressionante e getta un’ombra pesante sulla possibilità del Pd di assumere la guida del rinnovamento dell’Italia.
Qui si esprime una cultura politica oligarchica che non applica ai suoi membri alcun rigore e tutto concede in nome della conservazione degli equilibri di potere. Gli eletti e i dirigenti del Pd sembrano non rendersi conto che il compito della politica è progettare e realizzare il futuro e che loro si stanno comportando come se il futuro, immodificabile, fosse questo che stiamo vivendo. Il Pd pagherà un prezzo per questo perché tradisce e fa venir meno il motivo della sua esistenza. A meno che il prossimo congresso non segni una svolta radicale
Claudio Lombardi
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