Il problema siamo noi (di Claudio Lombardi)
Dunque i problemi non erano risolti, la solidita’ dell’Italia non era quella sbandierata dal Governo, i conti dello Stato non mettevano al sicuro i portafogli degli italiani nei quali gia’ poche settimane fa si era deciso di mettere le mani e che adesso ci si prepara ad alleggerire in maniera decisa.
Ripensare adesso alle rassicuranti dichiarazioni degli anni passati quando si affermava con sicumera che la crisi non ci riguardava e che era, addirittura, un problema psicologico fa rabbia e dovrebbe portare ad una immediata ribellione nei confronti di chi ci ha preso in giro. Se cio’ non accade non e’ strano tanto e’ vero che, senza alcun pudore, si riparla ora di sacrifici dolorosi, ma necessari esattamente come se ne parlava in tutte le crisi precedenti. Il problema non e’, infatti, che il Governo ancora in carica ci ha presi in giro perche’ questo e’ cio’ che e’ accaduto molte altre volte nella nostra storia con l’eccezione di quei pochi momenti nei quali la politica e i governi si sono messi alla testa della nazione producendo risultati straordinari.
Il problema e’ che gli italiani si sono sottomessi a gruppi politici che sempre piu’ somigliano e si manifestano come associazioni a delinquere o di affaristi, parassiti, imbroglioni, sfruttatori e sabotatori delle risorse pubbliche.
Esagerazione? Non sembra proprio viste le continue inchieste della magistratura che coinvolgono esponenti politici di primo piano come e’ accaduto nei giorni scorsi con le cosiddette P3 e P4 e con i casi Papa e Milanese e, da ultimo, Tedesco. Sono tutti cosi ? No ovviamente, ce ne sono tanti che fanno del loro meglio, ma non prevalgono sugli altri. E poi: quanti mettono le istituzioni e i cittadini al primo posto e il partito all’ultimo?
Pensate un po’, tutto quello che si sa oggi lo si deve ai magistrati; proprio a quella magistratura che Berlusconi, pluriimputato di svariati reati comuni, vorrebbe mettere a tacere e privare di essenziali strumenti di indagine. Come si fa a negare che gente di malaffare si e’ impadronita di una parte della politica e delle istituzioni e lotta contro i poteri dello Stato che devono far rispettare la legalita’?
Non si puo’ perche’ questa e’ l’evidenza dei fatti.
E questo viene prima della crisi mondiale perche’ non c’e’ sacrificio bastevole a rimediare gli effetti di una politica al comando che agisce come un aggregato di bande criminali. Parole forti? Si’ certo, ma come definire in altro modo cio’ che da molti anni accade in Italia?
Si parla tanto e giustamente di costi della politica in un momento in cui stanno decidendo che noi cittadini pagheremo il conto della loro incapacita’, dei loro errori, del loro affarismo. Ma i costi della politica non sono solo quelli riportati sui giornali. I costi piu’ pesanti sono quelli di dover mantenere un sistema di potere che assorbe risorse e non funziona. Chi viaggia in Europa torna sempre con la sensazione che gli altri stanno comunque piu’ avanti perche’ li’ i servizi funzionano, le regole sono rispettate e lo spazio pubblico tutelato. Sembra che lo Stato ci sia e faccia la sua parte. Da noi no, la sensazione e’ che nulla sia affidabile e tutto incerto.
Ecco i veri costi della politica, di una politica che non e’ nemmeno piu’ tale, perche’ ci sarebbe bisogno di tanta politica, diffusa, partecipata e condivisa. E ci sarebbe bisogno di partiti in grado di guidare la societa’ civile non perche’ le stanno sopra, ma perche’ ne sono espressione. E ci sarebbe bisogno di una societa’ civile che faccia politica cioe’ si occupi dell’interesse generale e non pensi solo ai propri problemi particolari.
In definitiva una politica come quella che comanda in Italia costera’ sempre troppo perche’ non svolge il suo compito.
In questi giorni sapremo quanto ci costera’ l’incapacita’ della nostra classe dirigente e ascolteremo le solite litanie di politici ed esperti che ci spiegheranno come siano necessari i duri sacrifici di fronte all’emergenza. Ovviamente si guarderano bene dallo spiegare come mai le condizioni dell’Italia rendano piu’ pesanti questi sacrifici e di quale sia la loro responsabilita’. Saremo presi in giro di nuovo e, salvo sorprese, lo accetteremo. Almeno, questo e’ il copione di sempre.
Senza rabbia e con amarezza ne parlava su Repubblica il 7 agosto Ilvo Diamanti in un articolo che andrebbe letto e riletto e dal quale traiamo la seguente citazione:
“Poi, soprattutto, è da vent’anni che il localismo, il familismo e il bricolage sono andati al potere. Interpretati dal partito delle piccole patrie locali: Nord, Nordest, regioni, città e quant’altro. E dal Partito Personale dell’Imprenditore-che-si è-fatto-da-sé. È da 10 anni almeno che lo Stato è stato conquistato da chi considera lo Stato un potere da neutralizzare. Da chi ritiene le Tasse e le Leggi degli abusi. È da 10 anni almeno che il pessimismo economico è considerato un atteggiamento antinazionale, un sentimento esecrabile che produce crisi. È da 10 anni almeno che “tutto va bene”, l’economia nazionale funziona, la disoccupazione è più bassa che altrove (non importa se è sommersa nell’informalità). E se oggi la nostra borsa e la nostra economia arrancano affannosamente – certo, insieme alle altre, ma molto, molto più di ogni altra – la colpa non è nostra, figurarsi. Ma degli altri: i mercati e gli speculatori – cioè, lo stesso. Perché non ci capiscono. Non tengono conto dei nostri “fondamentali”, solidi e forti.
Così dubito che gli italiani siano davvero in grado di affrontare la sfida di questo momento critico. Al di là delle colpe altrui, anche per propri limiti. Perché non hanno – non abbiamo – più il fisico e lo spirito di una volta. Perché oggi essere familisti, localisti, individualisti – e furbi – non costituisce una risorsa, ma un limite. Perché la sfiducia nello Stato e nelle istituzioni, oltre che nella politica e nei partiti è un limite. (E non basta la fiducia nel Presidente della Repubblica a compensarlo.) Perché l’abbondanza di senso cinico e la povertà di senso civico è un limite. Perché se a chiederti di cambiare è un governo fatto di partiti personali e di persone che riproducono i tuoi vizi antichi come fai a credergli?
Perché, in fondo, questo Presidente Imprenditore – e viceversa – in campagna elettorale permanente, quando chiede sacrifici, rigore, equità, non ci crede neppure lui. Strizza l’occhio, come a dire: sacrifici sì, ma domani… Basta che paghino gli altri. Peccato che domani – anzi: oggi – sia già troppo tardi. E gli altri siamo noi. L’arte di arrangiarsi stavolta non ci salverà. Tanto meno Berlusconi.”
Ecco: il problema siamo noi. Se abbiamo pazienza superemo questa crisi in attesa della prossima quando ancora ci diranno “emergenza, sacrifici”. E intanto la spazzatura sara’ tornata nelle strade di Napoli e i politici gestiranno ancora gli appalti e le consulenze senza problemi, ovviamente impegnadosi a completare la Salerno-Reggio Calabria entro la data improrogabile del…….
Claudio Lombardi
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