Immigrazione: la fabbrica dell’odio

Le frasi molto chiare pronunciate dall’autista che ha tentato di bruciare vivi 51 ragazzini a Milano  non vanno sottovalutate. Affermare di voler vendicare i morti in mare, di voler punire l’Europa per le politiche sui migranti, tirare in ballo come responsabili Di Maio e Salvini e contemporaneamente mandare un video in Senegal per invitare amici e parenti a restare in Africa rivela che le idee Ousseynou Sy ce le aveva ben chiare quando ha deciso di progettare la strage. Eppure Ousseynou Sy è cittadino italiano dal 2004, qui si era fatto una famiglia, qui aveva un lavoro stabile. Cosa è successo nella sua mente per farlo arrivare a tanto?

Da anni siamo abituati ai toni esasperati, alle polemiche, alle accuse. Sull’immigrazione si svolge uno psicodramma con molti attori. C’è chi accusa i migranti di essere la causa della caduta del tenore di vita, della disoccupazione, della diffusione della droga, degli scippi e delle rapine. Molti altri, però, accusano il nostro governo e indirettamente noi italiani di essere responsabili diretti delle morti in mare, delle morti nel deserto di quelli che partono per attraversare il Mediterraneo, delle torture nelle prigioni libiche. Su tutto si erge una spiegazione storica usata però come arma di lotta politica: l’intero Occidente è colpevole per il sottosviluppo dell’Africa sia ieri con il colonialismo, sia oggi con gli scambi commerciali gestiti dai paesi europei da posizioni di forza. Un’ansia di auto fustigazione che potrebbe avere spiegazioni psicoanalitiche, ma che è deleteria se tradotta in messaggio politico. Soprattutto è in contraddizione con la realtà perché non noi organizziamo la tratta degli esseri umani, non noi li mettiamo in mare su barche destinate ad affondare. Noi siamo quelli che tra polemiche e incertezze li salviamo e li accogliamo. E dunque perché si continua il ridicolo mea culpa che è in atto da anni?

Un simile bombardamento di accuse e recriminazioni che mischia analisi storiche, socio economiche e decisioni politiche determina un accanimento nell’opinione pubblica capace di trasformarsi in atti concreti. Non vediamo che da anni le manifestazioni di intolleranza verso gli immigrati e verso i loro figli si moltiplicano? E pensiamo che gli immigrati che vivono qui non subiscano anche loro il bombardamento mediatico e non avvertano il clima ostile che si crea intorno a loro?

Ci sarebbero anche quelli sensati e ragionevoli che affrontano l’immigrazione come uno degli snodi cruciali della nostra epoca che va gestito con politiche multifattoriali volte sia all’emergenza che all’accoglienza e all’integrazione, nel quadro di una strategia di aiuto agli africani a migliorare le loro condizioni di vita nei paesi di provenienza. Ma chi le ascolta queste persone ragionevoli?

Che sia uno scontro nel quale emergono anche pulsioni razziste è evidente. L’immigrazione in Europa e in Italia in particolare è fatta di sudamericani, cinesi, filippini, bengalesi, albanesi, romeni e tanti altri. Eppure i riflettori si accendono solo sugli africani. Basta leggere i titoli di alcuni quotidiani usciti oggi per avere un campionario di becero razzismo e di stupido appello all’irrazionalità delle folle. I giornalisti che li scrivono dovrebbero vergognarsi perché utilizzano le tragedie non per invitare a ragionare, ma per attizzare l’eccitazione dei loro fans. D’altra parte cosa sta facendo Salvini da anni se non questo?

Non possiamo andare avanti così. Ci vogliono politici che praticano solo la strada della ragionevolezza e dell’impegno per risolvere i problemi senza speculare sui drammi dell’umanità per conquistare voti e potere. E bisognerebbe anche smetterla di indicare noi come responsabili delle morti in mare. Noi italiani, noi europei li abbiamo salvati i migranti a centinaia di migliaia e li abbiamo accolti a milioni. Questa è la verità storica

Claudio Lombardi

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