Imu e Tasi in scadenza: il fisco a caccia di soldi
Oggi scadono i pagamenti di Imu, Tasi e Tari. Le aliquote si intrecciano tra loro, diventano un labirinto e chi non ha dimestichezza con i computer e con internet deve vedersela con Caf e commercialisti e mettersi in fila in banca o alla posta.
Come al solito la macchina amministrativa insieme con i suoi responsabili politici ha creato un meccanismo punitivo per i cittadini che li mette nelle condizioni ideali per compiere uno dei tanti errori che sono possibili e così “guadagnarsi” una sanzione. Forse che i tecnici dei ministeri e i politici sono malvagi? No, semplicemente sono stretti fra la caccia ai soldi per le casse pubbliche e il tentativo di combattere la tendenza ad evadere che è una componente della cultura nazionale.
Di fatto negli ultimi anni si è attuata una tassazione patrimoniale generalizzata che ha toccato i beni immobili e i redditi finanziari di tutti gli italiani. Di per sé non è ingiusto che si paghi in base al proprio patrimonio e non solo in base al reddito, ma il fatto è che, in generale, le imposte sui redditi non sono scese e che i famosi 80 euro ancora non sono percepiti come una riduzione fiscale perché non sono state toccate le aliquote (altrimenti sarebbero toccati a tutti). In ogni caso qualche miliardo di euro è stato ripartito tra alcuni milioni di contribuenti.
Il problema è che non si sa quanto i grandi patrimoni siano stati toccati né si può sapere se la disuguaglianza per cui al 10% degli italiani tocca il 46% della ricchezza risulterà diminuita né si può dire se l’evasione fiscale sia stata o sarà intaccata. Su questo bisognerà pure ricordare che l’evasione fiscale è un fenomeno di massa perché può toccare l’idraulico che ti ripara il rubinetto, il meccanico che ripara l’auto, la colf che ti pulisce casa e migliaia di altre prestazioni che oggi hanno fissato i prezzi scontando la possibilità di evadere. In questi casi la sconfitta dell’evasione si tradurrà automaticamente nell’aumento dei prezzi almeno fino al livello che il mercato possa consentire. L’IVA è il classico esempio di una complicità tra consumatore e fornitore (di beni o di servizi): chi paga è sempre il consumatore e non è interessato a pagare perché non ci guadagna nulla. Insomma una lotta radicale all’evasione dovrebbe tener conto delle conseguenze sociali ed economiche che si determineranno.
I dati sulle dichiarazioni dei redditi suscitano ogni anno stupore quando si legge che tanti datori di lavoro o commercianti guadagnerebbero quanto i loro dipendenti di fascia bassa. Se la cosa si ripete di anno in anno bisognerà pure dubitare dei nostri apparati fiscali, no? Comunque da quest’anno è operativo il controllo incrociato di tutte le tracce di reddito lasciate dai contribuenti. Vedremo i risultati.
Altro discorso sono le grandi operazioni di evasione e di elusione che si servono di “sponde” estere. Un esempio è il processo a Berlusconi per i diritti TV nel quale l’accusa aveva al centro proprio un meccanismo di esportazione di redditi sottratti al fisco italiano. Qui sono in gioco centinaia di milioni di euro, ma ci sono anche giri più piccoli nel caso dei beni esportati e poi reimportati per evadere l’IVA.
Nel complesso la valutazione dell’evasione supera i 100 miliardi di euro l’anno che è molto più di quanto si paga sugli interessi per l’intero debito pubblico…
C L
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