Inizia la campagna elettorale
Eccoci in campagna elettorale. Si parla di liste e di programmi. Ad oggi si conoscono i 20 punti del Movimento 5 Stelle e i 10 punti del centrodestra. Niente a che vedere con certi programmi del passato (caso estremo le 285 pagine dell’Unione che sostenne Prodi nel 2006). Oggi l’opinione pubblica vuole la sintesi e vuole sentire un messaggio chiaro. E così si semplifica e si cura l’impatto emotivo, cioè si fa pubblicità. Importante è che scatti il meccanismo dell’identificazione: “sì loro dicono proprio quello che penso io”, “finalmente qualcuno che lo dice”, “questo si chiama parlar chiaro, bisogna dirgliele in faccia le cose e senza peli sulla lingua”. Se si riesce a suscitare questi pensieri negli elettori non occorre altro, il più è fatto. Poco interessano concetti come fattibilità e compatibilità. Quelli sono affare dei politici una volta eletti. La gente li giudicherà dai fatti cioè dall’impatto sulle vite di ognuno.
Da questo punto di vista i partiti di governo sono svantaggiati perché per loro è più difficile svolazzare nel regno della fantasia. Sono incatenati a ciò che hanno realizzato. L’elettore non concede sconti a chi ha governato. E poi gli obiettivi, spesso parziali e frutto di compromessi, vengono acquisiti rapidamente e anche dimenticati. Per sognare, invece, prendiamo qualche esempio dei dieci e dei venti punti.
Centrodestra.
Aliquota unica per famiglie e imprese (flat tax), eliminazione delle imposte sulle donazioni, sulle successioni e sulla prima casa (ma non è così già oggi?). Eliminazione delle tasse sui risparmi (quali? Conti correnti, azioni, obbligazioni, titoli di Stato?). Pace fiscale per tutti i piccoli contribuenti che si trovano in condizioni di difficoltà economica (che vuol dire?). Con le risorse liberate dalla flat tax, stimolo agli investimenti pubblici e privati (quali risorse se la flat tax costerà decine di miliardi di euro?).
Sull’Europa. No alle politiche di austerità (quali? come?). No alle regolamentazioni eccessive (detto al bar ha un senso, ma solo lì però). Revisione dei trattati europei (in che senso?). Più politica e meno burocrazia (siamo di nuovo al bar).
Passiamo ad altro. Azzeramento della povertà assoluta, estensione delle prestazioni sanitarie e poi il colpo da maestri dell’azzeramento della legge Fornero (ecco il messaggio che colpisce!) che andrebbe sostituita da una nuova riforma previdenziale economicamente e socialmente sostenibile (questo riguarda il dopo voto e lascia aperte tutte le possibilità, basta che non si chiamino Fornero). Quando si arriva alla proposta di un codice dei diritti degli animali domestici non si sa se piangere o ridere.
Il programma del M5S non sfigura al cospetto di quello del centrodestra. Anche qui si vede l’impegno a mettere nero su bianco le migliori idee che possano impressionare l’elettore. Ovviamente nessun accenno alle compatibilità e alla fattibilità. Si crede nei poteri taumaturgici della parola. Accanto all’ovvio reddito di cittadinanza abbiamo anche la pensione di cittadinanza per poi passare alla magica parola investimenti. Siamo al top quando si quantifica in 50 miliardi l’effetto dei tagli agli sprechi e ai costi della politica, si indica in 200 mila posti di lavoro l’effetto del riciclo dei rifiuti e ci si propone il taglio del 40% del debito pubblico in dieci anni.
La stranezza è che, in alcuni punti, se si volesse analizzare il senso delle parole, ci si troverebbe nel solco della prosecuzione di alcune politiche dei governi Renzi e Gentiloni. Il problema è che qui si presenta agli elettori una bella vetrina di pasticceria nella quale ci sono i disegnini di dolci buonissimi, ma non si sa se esiste il forno per cuocerli e nemmeno il pasticcere per prepararli.
Scrivere un programma elettorale non è semplice. L’elettore cerca innanzitutto l’empatia con un partito. E poi non ha gli strumenti per valutare nel dettaglio le singole proposte. Una forza politica che si mostra da subito responsabile senza comunicare innanzitutto il senso e la finalità di ciò che propone (chiamiamoli ideali o progetto o narrazione) è condannata.
L’esempio della vittoria di Macron in Francia dimostra che si può essere concreti e responsabili nell’ambito di una forte idealità che non prescinde dalla realtà, ma che si propone di trasformarla. Quando, invece, si racconta agli elettori che tutto è possibile siamo nel campo della pura presa in giro. Mentre da noi è partita una campagna elettorale nella quale si cerca di far sognare gli italiani con proposte fuori dalla realtà Francia e Germania stanno lavorando ad un nuovo assetto dell’Eurozona cioè dell’ambito sovranazionale del quale il nostro Paese per sua decisione e per convenienza ha scelto di far parte. Centrodestra e Movimento 5 Stelle giocano con la fantasia, ma se dovessero prendere i voti veri sulla base delle loro proposte dove porterebbero l’Italia?
Claudio Lombardi
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