Integrazioni salariali: molte chiacchiere pochi fatti
Continua il silenzio (soprattutto a sinistra) sulla gestione delle Casse integrazioni, un silenzio strano su una gestione che oramai è diventata talmente inefficiente che forse si è deciso di evitare persino di nominarla e chi prova a parlarne lo si accusa di “disfattismo”! La incapacità governativa (e dell’Inps) è talmente palese a questo punto che si ha difficoltà persino a parlarne nei media e nei bar. Siamo arrivati al punto che nessuno conosce i numeri e le situazioni critiche: non sappiamo quanti lavoratori sono ancora privi del pagamento del periodo più vecchio (marzo-aprile) e non sappiamo quante pratiche sono ancora in stand-by, cioè in attesa di un rigetto da parte dell’Inps per poter essere ripresentate. Lasciamo stare il tanto decantato anticipo del 40% entro 15 giorni che è stato completamente disatteso con tempi estremamente più lunghi e lasciamo stare che da marzo con il dl 18 sino all’ultimo DL 104 del 14/8 le regole per usufruire della cassa integrazione sono sempre cambiate, modificate e integrate, non solo dai decreti Legge e poi dalla loro conversione in Legge, ma da innumerevoli circolari Inps e del Ministero: insomma sulla cassa integrazione il Governo ha perso sin dall’inizio la bussola!
Se ci concentriamo sull’ultimo Decreto Legge, il numero 104 del 14/8, che riscrive nuovamente le regole della cassa integrazione a partire dal 13/7 (un mese dopo!!!!) le domande sono ferme, perché manca ad oggi della circolare Inps e dell’adeguamento della piattaforma telematica, elementi indispensabili per consentire l’invio delle domande. Quindi dopo 1 mese dal decreto di Agosto e dopo 2 mesi dalla fine delle precedenti casse integrazioni (più o meno 12/7) ancora non sono possibili gli invii delle domande e questo tutto a discapito dei lavoratori che prenderanno i soldi del mese di luglio (15 giorni) non prima Natale.
Come è possibile? Bisognerebbe chiederlo al Presidente Conte o magari al Ministro del Lavoro Catalfo e anche a quel “fenomeno” di Tridico, presidente dell’INPS, l’Ente che apre e chiude le sedi come e quando vuole, che nega accesso al pubblico, che nega informazioni all’utenza. Potremmo però allargare la platea e parlarne con Grillo e Di Maio dei 5 stelle, con Zingaretti del PD, con Renzi e con tutti i rappresentati delle maggioranza che nel silenzio più totale accettano una situazione vergognosa per i lavoratori. Nessuno ha il coraggio di dichiarare il fallimento della gestione.
Dovrebbe cadere qualche testa a cominciare dalla Catalfo e da Tridico eppure la maggioranza fa quadrato. Perché? Cosa dovrebbero fare di peggio? Stiamo parlando di lavoratori non di benestanti, non stiamo parlando delle “odiose” partite iva, ma di operai e impiegati, stiamo parlando del cuore della sinistra, eppure la sinistra sembra essersene dimenticata.
Come già detto, la cassa integrazione di luglio, tra circolari mancanti e tempi burocratici e procedurali, non arriverà in tasca agli aventi diritto prima di Natale. A complicare le cose la necessità di un accordo con i sindacati per usufruire della cassa. Una stranezza che allunga i tempi. Bisogna tenere presente che le aziende, da marzo, non fanno altro che incontrare i sindacati per stilare inutili accordi nel quale si dice di fatto, “c’è crisi per colpa del covid e andiamo in Cassa”. Tra l’altro, non è chiaro cosa possa succedere se il sindacato si oppone. I sindacati, però, vogliono essere coinvolti e non si osa scontentarli. Ma non farebbero meglio ad occuparsi dei mancati pagamenti dovuti alle lungaggini dell’INPS?
Certo è che nessuno è responsabile della situazione: l’INPS continua a sfornare dati incomprensibili e nessuno gli chiede, per esempio, come stanno lavorando da casa i suoi lavoratori e quante risorse sono state messe sulle pratiche delle casse integrazioni; il ministro Catalfo parla invece di tutt’altro e dichiara che sta studiando una riforma degli ammortizzatori sociali. Avete capito bene, non sta mettendo le energie per far arrivare i soldi ai lavoratori ma sta pensando al…..dopodomani! La verità sembra essere una sola: i lavoratori sono stati lasciati soli da forze sociali e politiche che li citano tutti i giorni, ma non trasformano le parole in fatti
Alessandro Latini (consulente fiscale e del lavoro)
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