Intercettazioni, libertà di informazione, cittadini e sudditi (di Claudio Lombardi)

La legge sulle intercettazioni prosegue il suo iter fra proteste e tentativi di resistenza dell’opposizione in Parlamento. Sui suoi contenuti si è detto e scritto molto producendo anche una relativa assuefazione all’idea che si tratti di importanti questioni che interessano i cittadini e di atti di buon governo, magari un po’ dolorosi, ma che si rendono necessari perché corrispondono ad un interesse generale. Cosa dicano le norme in discussione è abbastanza noto e basta ricordare che vengono posti freni procedurali (i casi nei quali vi si può ricorrere, le modalità) e temporali (la durata limitata a 10 settimane) allo svolgimento delle intercettazioni e viene duramente colpita la pubblicazione e divulgazione di notizie relative ai procedimenti in corso e al contenuto delle intercettazioni anche se non coperte dal segreto poiché note alle parti del processo. Ulteriori ostacoli vengono posti alle intercettazioni di agenti dei servizi segreti per le quali si dovrà informare preventivamente la Presidenza del Consiglio e alla installazione di apparecchiature di intercettazione per le quali si dovrà avere la certezza dello svolgimento di attività delittuose.

Si tratta, nel complesso, di un gigantesco freno ad attività di indagine dirette a colpire reati che vanno dalla corruzione, all’associazione mafiosa e camorristica, al traffico di droga, alla pedopornografia. E di un ulteriore freno alla possibilità che l’opinione pubblica sappia cosa sta accadendo. Da cosa deriva il freno? Dai limiti di ogni tipo che vengono posti alla decisione di effettuare intercettazioni innanzitutto e dalle sanzioni con cui si colpiscono giornalisti ed editori qualora diano notizia dei contenuti dei procedimenti in corso.

A questo punto bisogna porsi una domanda: cosa abbiamo capito dei problemi di questo Paese e dei motivi per i quali avvertiamo tutti di essere mal governati? La maggioranza di governo evidentemente ha dato una sua risposta mettendo al primo posto i problemi dei procedimenti giudiziari. Nel senso di dare alla magistratura uomini e mezzi, di adottare procedure più incisive e veloci per rimediare allo scandalo di una nazione dove pare impossibile ottenere giustizia? No, nel senso di diffondere sfiducia nei giudici, di togliere mezzi al sistema giudiziario, di rendere più difficile la scoperta e la punizione dei reati.

È giusta questa risposta?

Prima di giudicare rispondiamo noi e vediamo se in Italia c’è un problema di criminalità organizzata che si allea con settori della politica e delle amministrazioni pubbliche. C’è questo problema e si chiama, per caso, mafia, camorra, ‘ndrangheta, sacra corona unita? Risulta a qualcuno che queste organizzazioni controllino militarmente il territorio in ampie zone del sud e che commettano ogni genere di reati servendosi anche del controllo dei soldi pubblici che dovrebbero servire per lo sviluppo economico, per i servizi (sanità, scuola, acqua, rifiuti) e per le opere pubbliche? Riteniamo questa una priorità o no?

Altra risposta: c’è forse in Italia un problema di corruzione che si realizza con il furto di denaro pubblico attraverso l’associazione a delinquere fra imprese, esponenti politici, dirigenti e funzionari delle amministrazioni pubbliche? Qualcuno sa che la Corte dei Conti ha stimato in decine di miliardi di euro il costo di questa corruzione? E sa che i soldi che i cittadini pagano con le tasse vanno in parte nelle tasche di farabutti che utilizzano la politica e le istituzioni come fosse roba di loro proprietà? Qualcuno ha sentito parlare di Tangentopoli? E del sistema Anemone impiantato e nascosto anche grazie alle emergenze vere e finte gestite dalla Protezione civile e volute dalla Presidenza del Consiglio? Qualcuno si è domandato se questa possa essere ritenuta la vera autentica emergenza che schiaccia le possibilità di sviluppo del Paese perché trasforma lo Stato nella cassa privata di bande di ladri?

Ognuno dia le risposte che crede a questi interrogativi. Se la vera emergenza è tutelare la privacy di quelli che sono intercettati perché sospettati di commettere reati allora questo è il problema che va risolto e vuol dire che tutto il resto (mafie, corruzione, ruberie ecc) o non esiste o non è importante. D’altra parte una illustre esponente del Governo, Daniela Santanchè, lo ha proclamato: va tutelata anche la privacy dei boss mafiosi! Bravissima, finalmente una parola chiara sulla mafia, verrebbe da dire e sinceramente, perché riflette il vero pensiero di una parte della classe dominante (non dirigente che sarebbe riconoscere un livello e una dignità che questa gente non ha).

Se, invece, quelle indicate sotto forma di domande sono le vere emergenze il problema è colpire ancora di più i delinquenti inasprendo le pene e aumentando i poteri e gli strumenti di indagine della magistratura e delle forze di polizia.

Invitiamo tutti a riflettere sui motivi per i quali con la legge che vorrebbe il Governo (sarà un caso che molti suoi esponenti e molti della maggioranza sono accusati di gravi reati e hanno processi che durano da molti anni e ai quali riescono continuamente a sfuggire?) si favorirebbe OGGETTIVAMENTE (questo lo si capisce facilmente, basta leggere e riflettere) il crimine colpendo la magistratura impedendo altresì all’opinione pubblica di sapere cosa sta accadendo. Di fatto ci si troverebbe in un sistema nel quale i reati di chi ha buoni avvocati e riesce a godere di protezioni politiche potrebbero essere commessi con la quasi certezza di farla franca. In quel caso sentiremmo dagli uomini del Governo, come in questi giorni, continui appelli all’ottimismo, ma  insieme saremmo colpiti dai tagli alle prestazioni e dagli aumenti delle tasse da pagare senza alcuna possibilità di sapere come sarà gestito veramente lo Stato e il denaro pubblico. In compenso potremo metterci davanti alla TV (tutta, ovviamente, controllata dalle forze, politiche ed economiche, che dominano lo Stato) e goderci la favola di un Paese che non esiste nella realtà contenti di essere sudditi e non cittadini.

Claudio Lombardi

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