Io sto con i penultimi (di Michele Pizzuti)
SARA’ PURE VERO CHE GLI ULTIMI SARANNO I PRIMI, MA IO STO CON I PENULTIMI
Papa Francesco sta facendo bene. Anzi benissimo. Un Papa ( e chi se non lui? ) deve guardare agli ultimi, ai reietti, ai senza bandiera, ai diseredati. Gli ultimi saranno i primi, aveva detto Gesù, ed i successori di Pietro, a volte, dimenticata questa intensa vocazione, hanno fatto l’occhiolino ai fasti, alla vanità, al potere. Al ruolo.
Nessun Papa però, tra i tanti che avevano tentato di mettere in atto questa spinta “verso”, l’aveva esposta con tanta semplicità e ne aveva tratto altrettanta credibilità. Per cui se Francesco mantenesse la metà delle nostre aspettative, atei e cattolici, agnostici e di altre professioni di fede, sarebbero (saremmo) tutti felici di vedere applicate insieme le tre virtù teologali: la Fede, la Speranza, la Carità. Cristiana. Con la Carità che diventa atto di fede e di speranza al tempo stesso.
Gli Ultimi. La Carità verso gli ultimi. Non sappiamo ancora se costoro riusciranno a risalire la china, ma intanto hanno conquistato il centro degli obiettivi delle fotocamere. Bisogna dare atto al Vescovo di Roma di avere rimesso sul palcoscenico questa variabile e adesso dalla politica alla religione, dal Santo Padre al Presidente della Camera, dai programmi di Governo al futuro capo di Governo, è tutto un chiacchiericcio, un incrocio di affidavit verso questa disgraziata e pietosa categoria, che smuove milioni di coscienze e sensi di colpa. Ma anche milioni di euro e di business. Perché gli ultimi, lo dobbiamo sapere, generano business. Solo che le ingenti risorse spese per loro, diventano poca cosa, proprio nel momento in cui arrivano agli ultimi. Ci sarebbe molto da dire sugli affari generati dalla lotta alla fame nel mondo. Qualche carezza, qualche panno caldo o qualche medicina magari scaduta non mancano mai, ma gli intermediari – come al solito – sono quelli che a volte si “cuccano” la parte più cospicua e migliore della filiera soprattutto quando sono in combutta con governi corrotti. Tutt’altra storia quella dei volontari e delle molte Onlus che fanno un lavoro prezioso di sostegno e di assistenza a casa nostra e in giro per il mondo. Un lavoro che ha, giustamente, un costo sempre inferiore a quello che costerebbe un’assistenza statale.
Ma adesso non voglio parlare degli intermediari, nè voglio criticare gli operatori che all’interno di queste organizzazioni ci mettono l’anima, il cuore e a volte ci rimettono la propria pelle. Lo dico persuaso che stare dietro “ai nulla”, stare dietro ai poveri, confidare sugli ultimi, osservando la questione dal lato della Chiesa, è sintomo di grandezza e lungimiranza, seppure in questi ultimi tempi, c’è un bisogno di rimuovere gli errori commessi nel passato recente e una volontà di riscattare questi errori. Ma lo ripeto, la Chiesa fa bene. Il Papa fa bene a parlare dei poveri.
Inizio invece a preoccuparmi se, cito ad esempio e “parlo pro domo mia”, per la Presidenza della Camera stare dietro agli ultimi significasse avere la stessa lungimiranza del Papa accennata poco fa, perché di lungimiranza non si tratterebbe.
Mi spiego. Puntare sugli ultimi significherebbe che anche la Boldrini – che di esperienza di diseredati ne ha lo zaino pieno – ha intuito che stiamo tutti andando verso la povertà. E quindi ella attinge energie politico-progettuali da questo “ripopolato segmento” e lo richiama non solo come valore (o alla peggio come proprio bacino elettorale), ma lo cita a memoria perché lo percepisce in crescita o addirittura in forte espansione. Per questo mi preoccupo assai.
Io allora, nel mio piccolo, mi dissocio politicamente da chi sta con gli ultimi e dichiaro formalmente di stare con i penultimi, cioè con la classe media, quella che è l’ossatura del paese, che produce, lavora, consuma, si fa il mazzo. Dichiaro di stare con le famiglie normali, con le imprese che creano (creavano) ricchezza e con chi ancora tiene duro alla crisi economica e dei valori. Sebbene questi penultimi, questa classe media, sia stata massacrata e spremuta senza competitor. Perché se agli ultimi si deve dare, se ai Primi non si riesce a prendere, i penultimi invece si possono spremere impunemente che di “succo” ne esce sempre una quantità insperata e ritenuta infinita.
Io credo che per un Paese, puntare sugli ultimi ed abbandonare i penultimi al loro destino, è sintomo di un intellettualismo salottiero e di miopia economicistica.
Sia chiaro, non è che non me ne frega nulla dei poveri, anzi. Ma se l’economia non riparte, se le famiglie stringeranno la cinghia sino a dover creare nuovi buchi, mi interesserà eccome sapere di quale malattia sarà infine sterminata questa categoria, verso la quale stiamo navigando a doppia velocità di crociera.
No grazie, se posso decidere in piena autonomia, io preferisco stare con i penultimi, perchè solo con loro, con la loro presenza, fatica e produttività, e non con la carità, proprio i poveri, avranno un briciolo di speranza di risalire la china. Se la classe media sarà condannata a morire oppure costretta a vivere solo attraverso la carità dei cortigiani, dei ricchi e dei privilegiati, diventando anch’essa ultima, sarà la catastrofe.
Michele Pizzuti
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