La bufala dei 300 miliardi di Juncker

Senti senti: il mitico Piano Juncker per gli investimenti in Europa, quello sbandierato per farsi eleggere a capo della Commissione europea e ottenere il via libera dal PSE, quello dei 300 miliardi per lo sviluppo si presenta adesso come un enorme specchietto per (finti) ingenui.

I 300 miliardi non esistono. Questa è la notizia, non c’è mai stata l’intenzione di prendere 300 miliardi dal bilancio UE o crearli con debito targato Europa e metterli in un fondo investimenti. Il bello è che non c’è nemmeno l’intenzione di permettere ai singoli paesi di prenderli nei loro bilanci scorporandoli dal loro debito pubblico e deficit. C’è una speranza che sarà così, ma non vi è alcuna certezza. Per cui, oggi come oggi, se l’Italia decidesse di mettere 50 miliardi di euro nel Fondo europeo per gli investimenti strategici che sarà creato potrebbe farlo solo tagliando altre spese. Proprio una bella furbata!

Il futuro Fondo investimenti avrà una dotazione iniziale di 21 miliardi non di 300 miliardi. In realtà nemmeno i 21 miliardi saranno pronta cassa, ma in contanti ci saranno solo 5 miliardi provenienti dalla Banca europea degli investimenti (BEI); gli altri 16 saranno garanzie comunitarie. Il tutto nella speranza di un gigantesco effetto leva per cui dovrebbe arrivare nel Fondo una valanga di capitali degli stati comunitari e dei privati. Se non accadrà addio 300 miliardi.

La vicenda è emblematica del nodo scorsoio che stringe i paesi dell’area euro: debbono stare nei limiti del deficit e del debito, debbono rispettare il piano di rientro stabilito nel fiscal compact mentre la crisi richiederebbe più investimenti, pubblici e privati. L’ossessione per il deficit e per il debito paralizza l’Europa mentre negli USA le politiche dell’era Obama portano ad un rialzo del Pil che noi ci sogniamo. Un po’ più di deficit lì ha portato alla crescita. Certo lì non è qui. Qui abbiamo un problema in più: un blocco sociale e una cultura civile e di governo fondati sull’assalto alle risorse pubbliche che finiscono troppo spesso sprecate o rubate. Se non risolviamo questo problema non andiamo da nessuna parte

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