La crociera della nave-Italia è finita, sbarchiamo e cambiamo il comandante (di Claudio Lombardi)

Una bella metafora dell’Italia nel romanzo di Paolo Di Paolo “Dove eravate tutti” (pubblicato da Feltrinelli):

“Mi perdoni se entro nel campo personalissimo delle mie visioni, se non addirittura delle mie allucinazioni. Mi creda, mi è sembrato di averla davanti agli occhi: una nave da crociera. Il pensiero mi ha accompagnato fino a notte e non mi ha ancora lasciato: l’Italia, per vent’anni, è stata una nave da crociera. Non le pare? Con i campi da golf, le balere, le discoteche, le piscine, il cinema, il piano bar. La vacanza dev’essere cominciata con una cosa che, per età, non riesco a ricordare per memoria diretta. Ne hanno mandati in onda alcuni passaggi l’altra sera. Si chiamava Colpo grosso, lo trasmettevano su Italia7, gestione Fininvest.”

“Saliti sulla nave da crociera abbiamo preso il largo. Diretti dove? Era impossibile capirlo. Ma siamo rimasti a bordo per vent’anni. Le vacanze erano finite, veniva da piangere a tutti, come in una pubblicità. Però qualcuno deve aver detto che si poteva restare. Si poteva non scendere più. Lui avrebbe continuato a intrattenere, a sorridere, a cantare. Un giorno, quando sembrava che tutto sarebbe durato così per sempre il Capo sarebbe sceso.”

I brani sono citati nella recensione di Antonio Tabucchi (Repubblica del 6 settembre2011) che, passando dalla poesia e dalla metafora alla “prosa” dei nostri giorni tristi, così continua la descrizione del viaggio della nave-Italia:

“Ecco per dove era partita la nave da crociera su cui si era imbarcata l’Italia: verso presunte “donne di sogno, banane e lamponi” che l’intrattenitore, Joker di un fumetto scadente, aveva promesso a tutti, ma proprio a tutti, firmando un contratto televisivo seduto a una scrivania di ciliegio di fronte a un presentatore che fingeva di essere il notaio. Il ventennio berlusconiano, mascherato di pinzillacchere televisive, di bandane in ville cafone, di dittatori russi che venivano dall’amico in Sardegna con un incrociatore militare, di dittatori libici che venivano dall’amico a Roma con le loro amazzoni, di partouzes con minorenni – se tutto questo è sembrato uno spettacolo da circo o un brutto sogno, in realtà è successo davvero: è stata un’epoca truce e funebre che ha scavato gallerie oscure nelle coscienze degli italiani.”

E su tutto Lui: l’Eletto che si mette in contatto direttamente con il popolo e ne assorbe la sovranità facendola sua. Tabucchi lo definisce “il sistema tolemaico di quell’imprenditore brianzolo proveniente da un’associazione eversiva che la stampa italiana, con un anglicismo fuori luogo, definisce il premier. E che ha come seconders boss mafiosi, corruttori di giudici, sub-agenti dei servizi segreti, giornalisti al soldo, sicari, cardinali, magnaccia e cocainomani.”

Sì c’è l’emergenza e bisogna concentrarsi sulle cose da fare, ma non si dica che l’argomento Berlusconi ormai è sorpassato perché questa bella metafora di Paolo Di Paolo descritta e commentata da Antonio Tabucchi ci parla della nostra responsabilità per un governo e un sistema di potere che ogni giorno che passa mostra la sua inettitudine a guidare il nostro Paese e la sua vera natura di macchina di potere e di affari al servizio di un ceto sociale che si è impadronito dello Stato.

Finché gli italiani non metteranno la parola fine a questa storia, rendendosi conto che per tanti anni si sono fatti prendere in giro dai sogni di cartapesta di un potere mediatico colossale, non potrà ripartire la ricostruzione dell’Italia.

Al sogno in tanti ci hanno voluto credere perché pensavano che qualcosa a loro sarebbe arrivato e che la strada del successo tutti la potevano percorrere. Molti ci sono arrivati con la truffa, con i raggiri, rubando allo Stato, alleandosi con le mafie, con la prostituzione del corpo e, soprattutto dei cervelli. Come quella maggioranza parlamentare che poco tempo fa ha votato compatta un documento ufficiale nel quale si dava valore solenne all’affermazione che la Ruby rubacuori in vendita, secondo i verbali giudiziari, per qualche centinaio di euro, fosse la nipote di Mubarak e che Berlusconi avesse imposto il suo rilascio in Questura per salvare l’Italia.

Adesso questa stessa maggioranza dovrebbe salvare veramente l’Italia con una svolta politica che non potrà mai fare. Tutti sappiamo che nessun provvedimento di emergenza potrà rimediare ai guasti che sono stati fatti in decenni di malgoverno e di crescita distorta dell’economia e della società. Ci vorrebbe una rivoluzione civile che imponesse nuove classi dirigenti in grado di guidare riforme ben più profonde di quelle tanto enfatizzate delle pensioni o dei contratti di lavoro.

Fino a che si parla solo di numeri ci si dimentica che sono le persone a fare la storia e che i numeri sono la conseguenza delle azioni e delle opere umane, non sono il punto di partenza e di arrivo.

Claudio Lombardi

1 commento
  1. monica dice:

    ..”Al sogno in tanti ci hanno voluto credere perché pensavano che qualcosa a loro sarebbe arrivato e che la strada del successo tutti la potevano percorrere. Molti ci sono arrivati con la truffa, con i raggiri, rubando allo Stato, alleandosi con le mafie, con la prostituzione del corpo e, soprattutto dei cervelli. Come quella maggioranza parlamentare che poco tempo fa ha votato compatta un documento ufficiale nel quale si dava valore solenne all’affermazione che la Ruby rubacuori in vendita, secondo i verbali giudiziari, per qualche centinaio di euro, fosse la nipote di Mubarak e che Berlusconi avesse imposto il suo rilascio in Questura per salvare l’Italia”….

    Mi piace Claudio. Grazie.

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