La giustizia civile nelle parole di Davigo
Che i problemi dell’Italia non siano piccoli o contingenti lo sappiamo da anni. Ovviamente ciò significa che ad ogni problema fa capo un interesse particolare che vive di rendita e che è il nucleo vivente del problema stesso. Trovare le soluzioni per ogni problema non è impossibile, ma è difficile farlo perché vuol dire colpire gli interessi di qualcuno. Tranne quando non si tratti di soggetti dispersi e senza potere (caso classico i pensionati o chi paga le imposte alla fonte).
È di ieri il discorso di Piercamillo Davigo uno dei più prestigiosi magistrati italiani che ha messo a fuoco il problema giustizia civile.
Da anni si dice che la giustizia civile è una delle maggiori cause di inefficienza del sistema Italia. Da anni ci si concentra sulle procedure o sulle strutture per lamentarne l’insufficienza e la farraginosità. Per Davigo il problema è anche un altro, eccolo esposto dalla sue stesse parole:
“In Italia ci sono 9 milioni di processi e, visto che in ogni causa ci sono due parti (almeno), i cittadini coinvolti sono 18 milioni, più che in Gran Bretagna, Francia e Spagna messe insieme. Un processo per ogni famiglia. Ogni anno ci sono 3 milioni di nuove cause, in Gran Bretagna 300mila”
Ed ecco un suggerimento e un’ulteriore spiegazione:
“Si devono introdurre clausole penalizzanti per le cause temerarie; qualche misura che scoraggi il cittadino dal ricorrere alla giustizia per qualsiasi inezia. Le cause vanno fatte per le questioni serie, quando c’è una ragionevole possibilità di vincerle. Ma questo va contro gli interessi degli avvocati, che sono tanti e agguerriti, con tutto l’interesse alla proliferazione dei processi.”
Chiaro, no? Possiamo solo aggiungere che, dati i tempi e dato che non esistono sanzioni sufficienti contro le cause temerarie, in Italia il ricorso alla giustizia civile conviene anche a chi ha torto perché sa che le ragioni degli altri saranno riconosciute dopo così tanto tempo da sperare nell’impunità per molti anni. Sempre se chi ritiene di avere ragione non rinunci prima
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