La guerra che la Russia ha già perso
Pubblichiamo alcuni brani di un articolo di Giovanni Cagnoli per Linkiesta. Qui il testo integrale
“La guerra che la Russia ha scatenato contro l’Ucraina non è una rivendicazione storica di territori appartenenti a Mosca o la reazione all’espansione della Nato. È banalmente il folle desiderio di Vladimir Putin e della sua cricca di nazionalisti di stabilire un nuovo ordine mondiale in cui la Russia giochi alla pari con l’Occidente e gli Stati Uniti in particolare, e non in una condizione di subordinazione determinata dalla enorme distanza di mezzi economici e di prospettive di sviluppo. (….)
L’economia russa prima della guerra aveva un prodotto interno lordo di circa 1800 miliardi di dollari contro circa 25mila degli Stati Uniti e altrettanti 25mila dell’area europea, (…) è basata unicamente sull’esportazione di materie prime ed è enormemente arretrata tecnologicamente, con un divario che si andrà allargando in modo fortissimo in conseguenza delle sanzioni”.
Cagnoli passa ad esaminare il divario nel campo degli armamenti e arriva alla conclusione che “per il Cremlino sarà anche impossibile competere numericamente. Le perdite di carri armati russi in Ucraina equivalgono almeno a 4/5 anni di produzione e i nuovi carri armati saranno tremendamente inferiori ai moderni armamenti occidentali per effetto dalla scarsità di tecnologia. L’aviazione russa verrebbe annientata dalla Nato in poche settimane. E a sua volta, la forza di cannoneggiamento russo senza il controllo degli spazi aerei verrebbe polverizzata in pochi giorni (….)
Quindi la Russia ha già perso la guerra militare ed economica dopo l’Ucraina in modo definitivo e inappellabile. Ha di fatto risvegliato, allargato (Svezia e Finlandia), e reso più aggressiva e determinata la Nato. Ha creato un acuto senso di pericolo nei paesi baltici e in Polonia. Ha posto le condizioni politiche per un incremento senza precedenti della spesa militare in Occidente. Ha garantito con le sanzioni una crisi economica interna che avrà conseguenze devastanti per almeno dieci anni in Russia. Insomma, una sconfitta di proporzioni epiche per il nazionalismo russo.
La spada di Damocle della potenza nucleare appare poi spuntata perché è abbastanza evidente anche a Putin che avrebbe conseguenze drammatiche e in ogni caso non sembra possibile usarla per scopi offensivi. (…)
Da un punto di vista economico, per Putin la situazione è anche peggiore del descritto disastro militare. L’esplosione dei prezzi di gas e petrolio probabilmente genererà una dolorosissima recessione in Europa e forse negli Stati Uniti, ma è ormai evidente che la politica occidentale a fronte dei massacri di civili, dei crimini di guerra e dell’aggressione russa non toglierà le sanzioni. Osserva Cagnoli che la reazione consisterà in un enorme aumento della spesa per la ricerca di fonti alternative a quelle russe di gas e petrolio incluso il nucleare di quarta generazione con conseguenze “devastanti per la Russia a medio termine (3-5 anni)” (….)
Infatti “già dal 2024 saremo in Europa pressoché indipendenti dalla Russia per le fonti energetiche. A questo punto Putin dovrà vendere al cento per cento il suo output in Cina e in India, dove però mancano gasdotti di portata adeguata e soprattutto il potere negoziale dei cinesi (un solo compratore è sempre una condizione scomoda per il venditore). Questo farà sì che i prezzi riconosciuti ai russi saranno a sconto cospicuo”.
Dunque accadrà ciò che è già successo in altri momenti di crisi: l’occidente troverà prodotti alternativi e aumenterà la sua capacità produttiva. Inoltre “ci sarà realisticamente un forte surplus di materie prime fossili nel mondo perché ciò che la Cina e l’India compreranno (a sconto) dalla Russia sostituirà attuali acquisti da fornitori medio orientali”. Quindi prezzi in discesa.
Per la Russia sarà un disastro. “Meno quantità e prezzi inferiori significa un crollo di entrate per il paese. (…) la Russia sprofonderà in una spirale inflazionistica degna di Weimar negli anni ’20 del secolo scorso”. (…) Un disastro biblico, una povertà da Corea del Nord, una società in cui tutti quelli che potranno scapperanno come già iniziano a fare per sfuggire alla repressione ideologica, alla povertà e all’assoluta mancanza di prospettive di crescita personale.
La chiave di tutto è la guerra scatenata da Putin. Per questo non va interrotto il sostegno all’Ucraina. Da lì la dittatura militarista russa inizierà il suo declino
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