La guerra contro l’Ucraina è una crociata

Pubblichiamo alcuni stralci di un articolo di Carlo Jean dal sito della rivista Formiche. Il testo integrale si può leggere qui

Secondo l’autore la vera natura della guerra di Putin contro l’Ucraina è quella di una crociata religiosa e ideologica che ha radici profonde. Una dimensione che sfugge alle analisi razionali che siamo abituati a fare. Nelle dichiarazioni dei vertici di Mosca, infatti, sembra prevalere la fede sulla ragione.

Una conferma si ha nell’oscurità che circonda i veri obiettivi della guerra. Putin ha più volte indicato un “piano” che si sarebbe dovuto realizzare inevitabilmente perché espressione della missione “divina” della Russia nel mondo. Una spiegazione può arrivare dal suo ispiratore Alexander Dugin teorico del “neo-eurasismo”, attraverso il quale si dovrebbero superare liberalismo, comunismo e fascismo.

Dugin ha seguaci in tutto il mondo, Italia compresa, a destra e a sinistra. Il suo pensiero si concentra sulla contrapposizione fra “bene e male”, fra “terra e mare”, fra “Atlantismo e Eurasismo”. Ha anticipato la politica neo-imperiale di Putin, la condanna del liberalismo come teoria globale, il declino dell’Occidente, simboleggiato dalla tolleranza verso gli omosessuali, la battaglia apocalittica del “bene” contro il “male” e il mito della “Grande Madre Russia”.

Un mito condiviso dalla maggioranza dei russi che li persuade della loro superiorità spirituale. La missione della Russia sarebbe quella di unificare l’Eurasia riunendo i popoli slavi in una dimensione imperiale.

Per quanto ci possa apparire folle questa impostazione è coerente con ciò che Putin ha più volte detto e scritto. Riunificare gli slavi significa mettere insieme russi, bielorussi e ucraini. Esattamente ciò che Putin sta provando a fare in Ucraina. C’è urgenza nella sua follia perché gli slavi si stanno riducendo all’interno della Federazione russa a favore di altre etnie e solo l’unione con l’Ucraina e con la Bielorussia potrebbe mantenerne la prevalenza insieme, ovviamente, a quella delle tradizioni e dell’Ortodossia religiosa.

La Russia si considera un impero e, in particolare, la Terza Roma destinata a una missione universale. La sua grande oppositrice non è l’Europa, destinata a far parte dell’Eurasia, ma l’“anglo-sfera”, cioè gli Usa, che l’hanno privata della sovranità, con l’aiuto del Regno Unito.

Un’impostazione perfettamente aderente alla rivendicazione di una sovranità che sarebbe stata sottratta agli europei dall’alleanza con gli Usa. La coincidenza con i movimenti anti Nato e anti americani è impressionante. Se pensiamo a quanto sia diffusa l’idea di una Casa Bianca che ci comanda o della guerra in Ucraina come una guerra per procura o come un complotto americano, possiamo farci un’idea di quanto la propaganda del Cremlino si appoggi su una opinione molto presente nella cultura, nel mondo dell’informazione e nella politica italiane.

Secondo Carlo Jean la contrapposizione fra realismo politico e pensiero eurasista non ha solo interesse teorico, ma profonde implicazioni pratiche sulle politiche da seguire da parte dell’Occidente e soprattutto dell’Italia, che ne costituisce il “ventre molle”. La posta in gioco nel conflitto in Ucraina non può, dunque, essere solo qualche provincia. Gli ucraini si battono per la loro identità e la loro sopravvivenza come nazione e come Stato. Per questo negare le armi necessarie a sostenere la superiorità numerica dell’artiglieria russa sono una condanna per gli ucraini.

Parlare di una de-escalation promossa dal nostro Paese o di trattative per la pace costituisce una presa in giro. E poi l’Italia fornisce all’Ucraina meno del 3% delle armi provenienti dall’Occidente e, quindi, il suo impatto è quasi nullo. Infine se l’Italia non inviasse più le armi non avrebbe nessun vantaggio. Ne deriverebbe solo un enorme discredito con conseguenze anche economiche e finanziarie.

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