La magica pentola d’oro della spesa pubblica
Parliamo tanto di spesa pubblica, che è enorme, ma come si suddivide? Cioè: quanto spende lo Stato e per fare cosa?
Un paio di premesse: la tabella che segue è fonte Istat (https://tinyurl.com/3a28268j) e si ferma al 2022, ultimo anno disponibile, ed è suddivisa per funzioni, vale a dire per ciò che lo Stato fa, sia scuola o sanità. Ho parlato di Stato intendendo con ciò Amministrazioni pubbliche, le quali sono la somma di tre bilanci: quello delle Amministrazioni centrali (per esempio il Governo), quello delle Amministrazioni locali e quello della Previdenza sociale (cioè l’INPS o chi per lei). Questo perché, se pensiamo alle pensioni, i nostri contributi non vanno al Governo, ma all’INPS ed è l’INPS che eroga le pensioni. Se noi esaminassimo il solo bilancio dello Stato inteso come Governo, questi soldi non li vedremmo se non in parte. Quindi: è il bilancio di tutto ciò che noi chiamiamo volgarmente Stato, vale a dire tutto ciò che è pubblico; appunto: le Amministrazioni pubbliche.
Guardiamo la tabella, che riporta gli anni dal 2019 al 2022 (ripeto: ultimo disponibile per questo tipo di elaborazioni). La prima cosa che vediamo è che nel 2019 lo Stato (cioè le Amministrazioni pubbliche: d’ora in poi userò il termine generico Stato per intendere queste) ha incassato (totale entrate) 844 miliardi e ne ha spesi 871. Ha speso, insomma, più di quanto abbia incassato e la differenza (27 miliardi) è stata il deficit pubblico. Notiamo che, fatto 100 l’ammontare delle risorse disponibili, lo Stato ha speso 103,2 (guardare tabella delle percentuali, che sono calcolate ponendo a 100 il totale delle entrate). Le uscite erano maggiori delle entrate ma i conti, sostanzialmente erano in equilibrio. Poi arriva il Covid, nel 2020.
E nel 2020 vediamo subito che se la spesa esplode (da 871 a 947 miliardi) le entrate diminuiscono (da 844 a 787 miliardi). Ragioni ovvie: la spesa aumenta per i sussidi che vengono dati a chi non può lavorare, e le entrate diminuiscono perché chi non lavora non produce reddito e quindi paga meno tasse. Il risultato è che il deficit esplode: se l’anno prima la spesa era il 3,2% in più delle entrate, nel 2020 lo Stato incassava 100 ma spendeva 120,2. In poche parole: un quinto della spesa era a debito. Gli anni successivi la cosa non cambia molto: lo Stato spende molto più di quanto incassi, e quindi va a debito. Nel 2022 lo Stato incassa 100, ma spende 116.
Ciò detto, e cioè che anche negli anni successivi al Covid lo Stato ha speso molto di più di quanto abbia incassato, con conseguente aumento del debito pubblico, vediamo in cosa lo Stato spende i suoi soldi. La parte del leone la fa la previdenza (pensioni) e assistenza. Le sole pensioni di vecchiaia e reversibilità sono un terzo delle entrate: lo stato incassa 100 e circa 34 va a pensioni.
La voce protezione sociale, che comprende le pensioni, si è impennata col Covid, ma non per le pensioni, piuttosto per i sussidi alla disoccupazione. Lo Stato nel 2019 spendeva 378 miliardi di protezione sociale (di cui 289 pensioni) e l’anno dopo 417: i soldi in più erano, in generale, sussidi. La voce protezione sociale non è poi diminuita e ha toccato 427 miliardi nel 2022, quando il Covid non era più un’emergenza.
Negli anni post Covid aumentano però alcune voci, e prego notare Abitazioni e assetto del territorio, voce che passa dai 10 miliardi del 2020 ai 65 del 2022. Qui c’è qualcosa che ha a che fare col numero 110%.
Fare deficit non è gratis, perché poi si pagano interessi. Sono questi un “di cui” della voce Servizi generali delle amministrazioni pubbliche, e si vede che nel 2022 (ma nel 2023 sarà peggio) assorbiva 86 miliardi. La spesa per Istruzione (cioè scuola e università) era di 79 miliardi e si conferma ciò che ha detto Panetta (Governatore della Banca d’Italia) e cioè che spendiamo più in interessi sul debito che in istruzione. Il che è Saturno in action, cioè mangiare i figli, perché il debito è stato fatto dalle generazioni precedenti, e assorbe risorse che vengono tolte alle nuove generazioni (l’istruzione, questo è).
Sanità: nel 2020 (Covid) fece ovviamente un balzetto in avanti, da 122 a 131 e poi, negli anni successivi, è aumentata di qualche altro miliardo arrivando a 138.
Ma, senza analizzare le voci una per una, lascio a voi e alla vostra curiosità il farlo, i problemi di fondo sono che:
- a) la spesa di gran lunga maggiore è quella per le pensioni: scordatevi quota 41, 100 o non so cosa. Anzi: se lo Stato dovrà riequilibrare i conti è assai probabile che parta da qui. Come? Si vedrà: allungamento età pensionabile, riduzione adeguamento al costo della vita; tutte cose in parte già fatte ma è probabile che saranno ripetute, magari maggiorate.
- b) chi esalta gli anni Contiani, ovvero gli anni di deficit alle stelle, dovrebbe ragionare (se possibile) sul fatto che il deficit si traduce in debito; il quale, a parte i discorsi di instabilità finanziaria (spread), si traduce in interessi più elevati da pagare; il che significa tagliare altre spese. L’idea che il debito sia un pozzo senza fondo è frutto di analfabetismo funzionale ed economico: il debito richiede un credito, non puoi fare debito se qualcuno non ti concede i prestiti. Se l’Italia dovesse arrivare al punto che i creditori cominciano a non fidarsi delle possibilità di rimborso, non otterrà credito. Senza credito, niente più deficit, niente più spesa per pagare stipendi e sanità e ci si trova nella Grecia di una dozzina di anni fa. Insomma, chi pensa che il debito sia espandibile solo per desiderio del debitore, e ai costi (interessi) graditi dal debitore, è meglio che impari l’ABC dell’economia, e del mondo, ed esca dall’analfabetismo di cui è prigioniero.
- c) La spesa per pensioni e la spesa per debito (cioè interessi) nel 2022 era circa il 43% delle entrate. Come dire: entra 100 e me ne rimane 57 per fare tutto il resto, e non è molto, visto che con 57 ci devo finanziare scuola e salute, investimenti e ambiente, cultura e tutto il resto. Chi straparla di aumentare debito e pensioni è “persona Saturno”, ovverossia una persona intrinsecamente egoista che pensa esclusivamente a sé fregandosene di chi viene dopo, delle generazioni future. Persone che antepongono l’io al noi.
- d) Chi (e sono parecchi) conduce “battaglie” per aumentare la spesa, foss’anche per ragioni assolutamente meritevoli (tipo Sanità e Istruzione), è pregato di specificare donde prenderebbe i fondi. Lasciano il tempo che trovano risposte tipo 1) fare ulteriore debito (per le ragioni dette); 2) combattere l’evasione fiscale (solita fuffa che si ripete da decenni: https://tinyurl.com/yeyjw2sv ); 3) Imporre robusta tassa patrimoniale (https://tinyurl.com/ycnafyvd ) sempiterno slogan di chi non sa cos’altro dire. Quindi: va bene chiedere un aumento della spesa pubblica, va benissimo. Come la finanziamo?
- e) In generale, chi pensa di risolvere la questione aumentando le entrate, rifletta sul fatto che noi siamo già uno dei Paesi con la più alta imposizione fiscale al mondo (https://tinyurl.com/3b8rw47h) con tasse patrimoniali molto più alte della media mondiale. Il tutto *nonostante* l’evasione fiscale, il che vuol dire che gli onesti si sobbarcano oneri record.
- f) Ma deve intervenire l’Europa. Cioè chi? La Lituania? Ammesso (e non concesso) che l’Europa sia una Federazione, e non, ahimè, un’associazione tra Stati, l’Europa ci potrebbe far notare che noi abbiamo la spesa pensionistica (remember Saturno) più alta del mondo (https://tinyurl.com/3p9wd5hn) e abbiamo un livello di ricchezza non indifferente. Ergo, ci direbbe l’Europa, i tuoi problemi te li risolvi tu, ma non puoi chiedere a Stati che hanno minore spesa pubblica, perché meno Saturno, nonché reddito inferiore, di venire a finanziarti togliendo qualcosa a loro. Pensa tu a riparare i disastri che tu hai combinato e che tu ti sei procurato.
C’è una morale? Non credo, se non che c’è da lavorare di cesello: spesa ed entrate sono già di per sé elevatissime e bisogna ragionare non solo sul quanto ma sul come, vale a dire controllare che i soldi spesi lo siano nel modo più efficiente possibile, visto che non è possibile aumentarli granché. E, soprattutto, che non ci sono ricette magiche ed interventi miracolistici come i pifferai di Hamelin, sovente premiati a questa o quella elezione, fanno credere.
Jack Daniel (tratto da facebook)
Foto di Vilius Kukanauskas da Pixabay
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