La riforma della giustizia di Berlusconi: e vissero tutti felici e contenti (nelle mani del potere) (di Claudio Lombardi)

Di riforme “epocali” ci sarebbe davvero bisogno in questo nostro Paese.

E, ancor più, ci sarebbe bisogno di una grande riforma dei comportamenti e delle azioni di chiunque, a tutti i livelli, assolve a compiti di cura degli interessi della collettività.

Si tratta, quindi, in primo luogo di chi esercita il potere su mandato del corpo elettorale e dirige le istituzioni dello Stato e dispone delle risorse pubbliche. È questa la funzione più importante fra quelle che possono essere affidate dai cittadini ad altri cittadini.

In democrazia i poteri non rendono irresponsabili coloro che li esercitano, ma più responsabili di chi il potere non lo possiede e non lo esercita.

Nessuna meraviglia, quindi, se, ai privilegi, alle garanzie, allo status che vengono assicurati a chi siede nei vertici istituzionali dello Stato (da un piccolo comune al Capo dello Stato, sempre di vertici si tratta nei rispettivi ambiti), corrispondesse una maggior severità nel giudicare e perseguire le violazioni delle leggi, delle regole, gli abusi del potere e l’etica pubblica delle persone (che non serve per imporre una morale unica, ma è necessaria perché mette sotto gli occhi di tutti l’affidabilità delle persone investite delle funzioni affinché tutti possano rendersene conto e valutarla).

Se ai politici si chiedesse di essere più responsabili e non fosse concessa alcuna attenuante in proporzione al potere che viene affidato e fossero previste pene più severe per la violazione delle regole di quelle previste per i cittadini comuni nessuno si dovrebbe scandalizzare.

Ma così non è, anzi succede il contrario.

Niente antiberlusconismo, ma pensiamo se fossimo chiamati a giustificare e a giudicare un cassiere di banca che usa il denaro dei clienti a proprio piacere. Pensiamo se il cassiere, scoperto, rivendicasse l’impunità e, anzi, accusasse i clienti della banca di volerlo aggredire con accuse pretestuose sulle quali lui ritiene di non dovere spiegazioni e affermasse che la cassa ce l’ha lui e non vuole che altri mettano il naso nella funzione che gli è stata affidata. Cosa penseremmo? Sicuramente che deve essere licenziato e che la polizia deve indagare su di lui e, se non ha restituito tutto, deve essere punito per i reati commessi. In ogni caso quella persona non dovrebbe più fare il cassiere della banca per evidente inaffidabilità.

Pensiamo adesso a chi fa il Presidente del Consiglio dei Ministri ossia è a capo del Governo e dispone del massimo potere esistente nel nostro Stato. Pensiamo se fosse accusato di una serie di reati comuni che non hanno niente a che vedere con le sue idee politiche, ma che riguardano anche l’utilizzo che lui fa dei poteri politici per i suoi fini personali. Per esempio, come è stato accertato, per convincere un funzionario di polizia a rilasciare una minorenne imputata di furto violando norme di legge, la gerarchia delle responsabilità e le funzioni di chi deve decidere in casi di questo tipo.

Potrebbe questa persona dichiararsi perseguitato ed essere protagonista del varo di una riforma “epocale” della giustizia tutta centrata sulla diminuzione dei poteri della magistratura, sulla cancellazione dell’obbligatorietà dell’azione penale da parte dei pubblici ministeri, sulla sottrazione a questi di strumenti essenziali per le indagini come è la polizia giudiziaria, sulla minaccia messa in capo a tutti i magistrati della responsabilità civile per le proprie decisioni (che in sostanza già esiste, non minaccia i giudici, ma tutela i cittadini)?

Non potrebbe evidentemente, perché tutti vedrebbero subito in lui non il disinteressato politico che pensa al bene del suo Paese, bensì la persona che, disponendo di un grande potere, lo utilizza per difendere i suoi interessi rendendo inoffensivi gli organi dello Stato che hanno il compito di perseguire e giudicare i reati da chiunque commessi.

Questa è esattamente la situazione in cui si trova l’Italia nel momento in cui viene varata la grande riforma che dovrebbe risolvere i problemi della giustizia.

Gli uffici giudiziari lamentano la mancanza di personale, di sedi, di computer, di attrezzature adeguate? Ci sono troppe sedi giudiziarie? Le procedure vanno revisionate per impedire che un garantismo esasperato sia lo strumento nelle mani di chi ha i mezzi per rinviare all’infinito i giudizi? Basta leggere,anche su civicolab, gli articoli che denunciano i veri problemi della giustizia per capire che questi non sono per niente sfiorati dalla riforma “epocale” che vuole realizzare il Governo.

Tra l’altro, dietro alla grande riforma costituzionale ce ne sono altre più piccole che sono all’esame del Parlamento e che sono molto dannose per la giustizia. Ricordiamo il cosiddetto “processo breve” che vorrebbe tagliare i tempi dei processi non dando ciò che serve per lavorare meglio, ma fissando un termine massimo trascorso il quale nessuno è più perseguibile (chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato). Una norma talmente assurda per uno Stato di diritto da sembrare uno scherzo oppure una leva per sollevare definitivamente chi ha soldi e tanti avvocati dai processi che gli danno fastidio.

Ricordiamo la legge che rende molto più difficili le intercettazioni come se il problema fosse di limitare le indagini di chi persegue i reati e non di impedire che i reati siano commessi.

Ma la fantasia dei riformatori non finisce qui perché tante menti sono al lavoro per escogitare sempre nuovi strumenti con lo scopo evidente in tutti gli atti del Governo di ridimensionare tutti i poteri dello Stato tranne il potere politico.

Questa è la vera Grande Riforma che sta uscendo fuori da tanti anni di lotte fra i politici indagati e imputati e la magistratura: la supremazia della politica su tutto e l’impunità assicurata.

D’altra parte il Capo del Governo lo ha detto chiaro: con le riforme da lui proposte “Tangentopoli” non sarebbe esplosa. Cioè i ladri e i truffatori che tanti danni hanno fatto agli italiani non sarebbero stati scoperti e perseguiti.

Berlusconi è sincero e gli crediamo e abbiamo capito cosa significa togliere risorse, mezzi e poteri alla magistratura che costituisce un Ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere come afferma l’art 104 della Costituzione: dare alla politica e ai politici un potere ancora più grande e irresponsabile di quello che già hanno. Ma è questo quello che serve oggi agli italiani?

Claudio Lombardi

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