La risposta finanziaria alla crisi da COVID 19

Pubblichiamo un articolo di Mario Seminerio tratto da www.phastidio.net

È molto difficile scrivere in un momento in cui la devastazione prodotta dalla pandemia e quella sui mercati finanziari ci ricordano che niente sarà più come prima, come si è detto nel passato di fronte a casi assai meno gravi dell’attuale. Questa è una rottura di paradigma e della storia, con la maiuscola e la minuscola, come preferite. Analizzarla e tentare di prevederne gli esiti è al contempo futile e necessario.

La Bce si è mossa, quindi. Un programma di acquisto da 750 miliardi di euro sino a fine anno, da sommare a quanto annunciato la settimana scorsa. Si compreranno titoli pubblici e privati, inclusi quelli greci, col limite della quota di partecipazione dei singoli paesi al capitale della Bce (capital key), ma derogabile per flessibilità. Derogabili anche i limiti di acquisto per emittente ed emissione.

Si comprerà anche carta commerciale non finanziaria di “sufficiente qualità”, e verranno allentati gli standard di accettabilità dei crediti delle banche verso le imprese, nelle operazioni di finanziamento delle banche commerciali con la Bce.

Misure analoghe sono state intraprese dalla Federal Reserve, non starò qui a dettagliarle. Alla base di tutto c’è un denominatore comune: questa è una crisi non comparabile a quella finanziaria del 2007-08 negli Usa e del 2008-09 e seguenti in Eurozona. È di un ordine di magnitudine ben superiore.

Per qualche giorno abbiamo usato distinzioni sottili, del tipo se è nato prima lo shock di domanda o quello di offerta. Oggi ci rendiamo conto della futilità di quelle analisi. Questa è la Crisi, punto.

Una gelata senza precedenti nell’attività economica mondiale, il rischio di una strage di aziende e di sistemi bancari ed economici. Le quotazioni sui mercati finanziari stravolte da liquidazioni di emergenza per far fronte al disperato bisogno di liquidità.

Vorrei ribadirlo, in caso non fosse chiaro: tutto quello che è stato sinora congetturato su questa crisi non vale la carta ed i pixel su cui è stato scritto. Tutto evolve a velocità scioccante.

Il mondo per lunghi anni si è riempito di debito, stimolato dai bassi tassi delle banche centrali, a loro volta persistenti per contrastare rischi di collasso, in una spirale perversa eppure priva di alternative, che si è autoalimentata. Ampia parte di quel debito, in giro per il mondo, è denominata in dollari. Da qui, l’attuale disperata ricerca di dollari, da parte di banche ed aziende, che sta facendo volare le quotazioni del biglietto verde ed esacerbare la crisi.

Chiedersi cosa accadrà ai paesi con maggior debito pubblico, oggi, rischia di essere esercizio futile perché, dopo che questa allucinazione sarà passata, tutti i paesi avranno registrato un’esplosione di debito pubblico. Tutti.

A quel punto, ma già ora, serve capire che fare per tenere in vita il sistema. Inteso come sistema economico mondiale.

Per quanto mi sforzi, non riesco a trovare alternativa ad un intervento di sostanziale monetizzazione del deficit da parte delle banche centrali. Il primo motivo è che il sistema finanziario globale è talmente sovraccarico di debito privato che, per evitare il caos, quel debito finirà a trasformarsi, in ampia parte, in debito pubblico.

Definiamolo il Grande Travaso, come accaduto in Eurozona durante la grande crisi finanziaria del decennio scorso, quando debito privato è diventato pubblico. Provate a immaginare quanto debito privato c’è in giro, e pensate che accadrà se anche una minima parte dovesse essere accollata, direttamente o indirettamente, al settore pubblico.

A questo canale di creazione di debito pubblico si aggiungerà quello creato per tenere in vita il tessuto sociale di intere nazioni.

La Fed non avrà problemi: riattiverà un QE di proporzioni bibliche. La Bce ha evidentemente molti più vincoli di natura legale, primo fra tutti l’articolo 123 del Trattato di funzionamento dell’Ue, che vieta la monetizzazione dei deficit. Non c’è lettera della legge che non possa essere aggirata, in condizioni estreme. E questa è una di quelle.

Anche le ipotesi di erogazioni di aiuti a bassa condizionalità a singoli paesi come l’Italia, come la linea precauzionale di credito dell’ESM, appaiono superate dagli eventi, nella misura in cui la gravità della crisi porterà a sfocare e dissolvere le differenze nelle situazioni di debito sovrano dei singoli paesi. Discorso analogo di sostanziale inapplicabilità vale per altre forme di assistenza condizionata a singoli paesi, come le OMT (Outright Monetary Transactions) della Bce.

Non è ancora il tempo di guardare avanti, al dopo crisi, purtroppo, ma proviamo: nel dopo, i debiti pubblici nazionali resteranno visibili e separati, quindi i singoli paesi resteranno titolari del destino del proprio debito. Sarà a quel punto, forse, che torneranno ad emergere le singole criticità nazionali e gli strumenti di cui sopra. A meno che, come detto, lo stock di debito a quella data non sia talmente alto da essere ingestibile da parte dai singoli stati nazionali. Motivo per cui serviranno altre “finzioni” sovranazionali. Sarà una monetizzazione di fatto, se non di diritto.

Fermiamoci qui, divinare il futuro è inutile. O meglio, per ora abbiamo una realtà fatta di un imponente travaso di debito dal settore privato a quello pubblico (vedi garanzie pubbliche che saranno azionate con alta probabilità ed in alta misura), e di più debito pubblico necessario a finanziare la sopravvivenza di interi sistemi economici nazionali.

Siamo in un gigantesco azzardo morale, in giro per un mondo strapieno di debito privato? Certo che sì, ma non da oggi. Dobbiamo preoccuparcene ora? I fatti spingono a rispondere di no, piaccia o meno.

Nota irrilevante a pie’ di pagina: se questi interventi dovessero effettivamente prendere la strada qui indicata, saremmo di fronte alla realizzazione dei sogni bagnati di alcuni indefessi cercatori di scorciatoie di casa nostra. Forse, e sottolineo forse, riuscirete a comprendere la differenza che esiste tra salvare l’economia del pianeta al tempo di una terribile pandemia, e la condizione “normale” di un singolo stato disfunzionale, che da tale salvataggio epocale troverà temporaneo sollievo e rinvio della resa dei conti. Dite che presumo troppo, dell’intelligenza altrui? Avremo modo di parlare anche di questo

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