La sanità nelle regioni: intervista a Maria Laura Lintas segretaria Cittadinanzattiva Sardegna
Civicolab vuole capire cosa accade nel campo della sanità alla vigilia del cosiddetto federalismo. Già oggi tutte le competenze in materia spettano alle Regioni, ma in un quadro molto diverso da quello che si immagina per il futuro. Il nodo è quello della compatibilità dell’universalità delle prestazioni (e della loro efficacia) con costi che si intende riportare a standard omogenei nel quadro di una riduzione dei finanziamenti pubblici che viene data per certa. Ciò implica che sprechi, inefficienze ( e ruberie) si tradurranno automaticamente in riduzione delle prestazioni o in maggiori oneri per i cittadini. Alla vigilia di questi cambiamenti vogliamo conoscere il punto di vista di Cittadinanzattiva che, con la sua rete dedicata alla sanità – il Tribunale dei diritti del malato – segue l’evolversi della situazione in costante contatto con i cittadini.
- La prima domanda non può che riguardare i tagli di bilancio che sono diventati il punto di partenza di ogni ragionamento sulle politiche dei servizi. Nel rapporto fra sostenibilità e universalità dove pende la bilancia? Le difficoltà dei servizi di pronto soccorso esemplifica bene il dilemma: tagliare o riformare con servizi alternativi?
Risposta: La bilancia pende senz’altro dalla parte della sostenibilità, questo è chiaro e dipende dalla generale incapacità di progettare una sanità dinamica che si adatti ai bisogni modificando strutture e servizi col mutare delle patologie e/o dei bisogni.
La situazione dei Pronto Soccorso potrebbe essere modificata organizzando la rete della medicina generale e le guardie mediche nonché gli ambulatori infermieristici in maniera totalmente diversa. Inoltre, se funzionassero gli ambulatori d’urgenza nelle varie discipline e non si avessero le lunghe liste d’attesa, i pronto soccorso verrebbero utilizzati al meglio.
2. La seconda domanda riguarda i Livelli Essenziali di Assistenza e, in particolare, i farmaci e i presidi. C’è oppure no una spinta delle regioni a ridurre le prestazioni e ci sono strade alternative? Esempio: quanto può incidere la prevenzione e quanto l’uso razionale e consapevole dei farmaci per una riduzione di spesa che non faccia mancare ciò che veramente serve? E ancora: quali standard dovrebbe garantire una rete di emergenza (118, pronto soccorso) per poter soddisfare i bisogni di un determinato territorio, senza generare sprechi di risorse?
Risposta: Nella prevenzione si investe pochissimo: basterebbe modificare alcuni comportamenti e stili di vita per ridurre l’incidenza di malattie quali quelle cardiovascolari. Inoltre un aggiornamento costante mirato dei MMG farebbe risparmiare molte risorse, l’appropriatezza dei presidi, la possibilità di scelta per i pazienti colostomizzati e incontinenti farebbero risparmiare milioni di euro. Infatti, spesso, tali pazienti si trovano ad essere obbligati a prelevare del materiale che in quel mese non serve perché altrimenti vengono cancellati dall’erogazione.
Finchè il 118 trasporta persone di cui solo il 25% ha necessità dell’intervento dei medici del P.S., è chiaro che la maggior parte dei pazienti vi si reca impropriamente in assenza di altri servizi.
3. Ultima domanda: cosa possono fare i cittadini? Forse non tutti lo sanno ma Cittadinanzattiva ha condotto campagne per il monitoraggio civico e da anni si concentra sull’audit civico che ne rappresenta la concreta realizzazione già sperimentata in molte ASL. E sufficiente proseguire così o si può pensare ad altre azioni? Per esempio: i cittadini potrebbero avere un ruolo attivo nel segnalare e denunciare gli sprechi delle risorse? In che modo?
Risposta: I cittadini certamente possono fare di più, ma occorre qualche volta spronarli altrimenti ci si lamenta senza impegnarsi. Esempio: bisognerebbe condurre una campagna più incisiva perché si disdicano le visite prenotate se ci si è rivolti altrove. In certe specialità si raggiunge il 20% di visite non fatte. Si potrebbero segnalare, per esempio , specialisti che fanno ripetere gli esami di laboratorio o radiologici non per indicazione clinica (esempio dubbi sulla correttezza degli esami) ma perché pretendono che si eseguano solo nei laboratori o radiologie di loro fiducia.
Maria Laura Lintas
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