La vicenda Uggetti, la funivia e l’autocritica di Di Maio
Da domenica abbiamo imparato a conoscere il procuratore di Verbania che sta indagando sulla strage della funivia del Mottarone. Non passa giorno che non aggiorni l’opinione pubblica sugli sviluppi dell’indagine con dettagli interessanti e considerazioni personali. Lo stile rivela una vera e dolorosa partecipazione, ma c’è da dubitare che questo sia il modo corretto con il quale una procura debba diffondere informazioni su un caso importante. Il magistrato non è un comunicatore, non è un giornalista di inchiesta, deve svolgere il suo lavoro nella più assoluta discrezione evitando di accompagnare l’informazione che è giusto diffondere con particolari che vanno oltre il necessario.
Non è solo una questione di stile, ma di sostanza. Prendiamo il caso dell’ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti, assolto in questi giorni dalla Corte d’appello di Milano dall’accusa di turbativa d’asta perché “il fatto non sussiste”. Arrestato nel 2016 la presunta turbativa d’asta riguardava la gestione di due piscine comunali per un valore intorno ai 4 mila euro annui. La vicenda occupò per giorni le prime pagine di tutti i principali quotidiani del paese e portò a comizi dei leader di M5s e Lega a Lodi per attizzare un clima di odio contro l’ex sindaco che i social a guida leghista e 5 stelle si incaricarono di ingigantire. Eppure si trattava, secondo l’accusa, di aver scritto in modo scorretto il bando per l’assegnazione delle piscine comunali in modo da favorire la società del Comune. Niente tangenti, niente giro di soldi. Per questa accusa il sindaco di Lodi fu arrestato con grande clamore e senza nessun riguardo per lui trattato come un malvivente. Si mise subito in funzione il circo mediatico giudiziario con il quale gli indagati sono trasformati in colpevoli prima di ogni processo. I PM lanciano le accuse, i giornalisti le amplificano ed entrambe le parti se ne avvantaggiano in termini di fama e di affermazione professionale. Il tutto poi fa da volano alle forze politiche che fanno della gogna per chiunque sia solo sospettato il loro obiettivo strategico.
La vicenda di Uggetti ci deve preoccupare e ci deve far diffidare dalla smania di presenzialismo di PM che esorbitano di continuo dal loro ruolo.
Con una lettera pubblicata oggi sul Foglio Di Maio si è scusato con Uggetti ammettendo di aver usato modalità per affrontare a suo tempo il caso che “appaiono adesso grottesche e disdicevoli”.
Ammette di aver contribuito “ad alzare i toni e a esacerbare il clima” e condanna “l’utilizzo della gogna come strumento di campagna elettorale” perché “una cosa è la legittima richiesta politica, altro è l’imbarbarimento del dibattito associato a temi giudiziari”. Di Maio ricorda altri casi giudiziari che sono stati presentati come scandali in prima pagina per mesi e poi chiusi con una assoluzione di cui si sono perse le tracce. Incredibile, vero? Peccato che l’imbarbarimento ricercato attraverso le inchieste giudiziarie ha creato un potere parallelo in Italia capace di far cadere governi e di distruggere carriere politiche e professionali. Ciò che è perduto non si può recuperare, ma sarà difficile smontare il clima di sospetto e di odio che si è affermato per anni e anni.
L’avvocato Caiazza presidente dell’Unione delle camere penali, interviene oggi sul Riformista e pone un interrogativo cruciale: “si può arrestare e sbattere in galera un sindaco in carica (…), con una storia personale e politica integra per la presunta manipolazione di un bando di gara del valore di €4000 annui finalizzata a favorire l’aggiudicazione allo stesso comune?”. La risposta di Caiazza è no, non si può privare della libertà personale un cittadino sulla base degli elementi che hanno portato all’arresto di Uggetti. E, bisogna aggiungere, con le modalità con le quali è stato eseguito volte ad enfatizzare l’intervento dei PM e la pericolosità del soggetto in questione.
Ricorda oggi, sempre sul Riformista, Giorgio Cavalli le motivazioni del GIP di Lodi che convalidò quell’arresto. Vi si parla di un ” soggetto autoritario che riesce a imporsi su coloro che gli ruotano intorno, ponendoli in soggezione, il che rende oltremodo realistica la capacità di questi di subornare e intimidire i testimoni”. E ancora, gli indagati ” con assoluta spregiudicatezza portano avanti con protervia loro fini, ma anche attività volte a distruggere le tracce del loro accordo (….) manifestando apertamente il fastidio derivante da chi denuncia a gran voce le loro condotte nefaste e contrarie alla legge”. Uggetti avrebbe personalità “negativa e abietta” il che porta a ritenere che gli imputati ” abbiano potuto sistematicamente gestire la cosa pubblica con modalità illecite, commettendo reati contro la pubblica amministrazione”.
Come chiunque può capire si tratta di un testo intriso di esaltazione e odio contro un sindaco per il quale si era messa in piedi un’accusa debolissima che, infatti, è stata spazzata via in Corte di Appello. Un’invettiva che va molto oltre l’ipotesi di reato e che pone il magistrato su un piedistallo di tutore della moralità e dell’etica pubblica e di cacciatore di reprobi giudicati tali sulla base di un approccio psicologico ridicolo e venato di pregiudizio.
Ecco, una magistratura che si pone in questo modo nei confronti dell’opinione pubblica e che è dotata di un potere sostanzialmente incontrollabile è un pericolo. A quanti Uggetti l’esaltazione e la ricerca della fama dei PM o gli errori giudiziari hanno stravolto la vita? Finora è esistito in Italia un partito dei PM che ha accolto sui giornali, in TV e nelle istituzioni ogni inchiesta come una resa dei conti. Il senso della giustizia è stato deformato in giustizialismo e trasformato in arma di lotta politica.
Anche sul caso della funivia del Mottarone qualcuno dovrebbe consigliare al procuratore di Verbania di parlare di meno e informare i giornalisti solo con i comunicati stampa. Non serve che l’opinione pubblica si mobiliti e pronunci la sua condanna aizzata dai media. Non servono i linciaggi. Serve la giustizia
Claudio Lombardi
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