Lega e M5S: inesperienza, ignoranza e rischio

Cari italiani abbiamo un problema: chi ci guida non è affidabile. Si può essere di destra, di sinistra, di centro, di niente, ma quando si prende la patente per guidare uno Stato bisogna saperlo fare. Gli italiani hanno dato la patente a Lega e M5S e loro si sono messi al posto di comando. Giustamente. Siamo partiti da poco, ma già si vede che la guida non è esperta. Ad improvvise accelerate seguono strani rallentamenti, si tenta di prendere scorciatoie, si sbanda alla minima curva. Insomma si rischia continuamente l’incidente, la macchina prende velocità e sembra che il governo punti direttamente verso un muro di cemento alto e spesso come quelli contro i quali si fanno i crash test. Lo credono un muro di cartone forse?

Come scrive Paolo Cirino Pomicino in un recente articolo “quando all’inesperienza politica e di governo si aggiungono l’assenza di ideali e di cultura politica la miscela che ne viene fuori è il governo autoritario degli ignoranti”. In effetti a pensarci bene quali ideali muovono Lega e M5S? Per esempio uno potrebbe essere “gli italiani prima di tutto”. E l’altro “onestà”. Basta così poco per guidare la settima potenza industriale nonché Paese fra i più complessi e con i più antichi e ramificati intrecci di cultura del mondo? Sembrerebbe di no. E la cultura politica? Si riconosce alla Lega di saper bene amministrare regioni e città e di averlo fatto anche quando alcuni suoi esponenti hanno assunto incarichi istituzionali a livello nazionale (Maroni al ministero dell’interno). Ma oggi la Lega di Salvini è un’altra cosa rispetto a quella del passato. Si è passati dal federalismo, alla secessione, al nazionalismo. Ma sempre di estremismo si tratta. E i 5 stelle? Quale cultura politica hanno? Dire debole è dire poco perché provengono dalle idee fantasiose di Casaleggio e da quelle satireggianti degli spettacoli di Grillo, più una diffidenza verso il mondo delle competenze specie scientifiche.

Non si tratta tanto del livello culturale delle singole persone (che pure è importante come è ovvio), ma della “non conoscenza dell’arte del governare” e di gestire l’amministrazione pubblica. Per esempio cambiare la collocazione internazionale dell’Italia a colpi di provocazioni o sfruttando qualche centinaio di migranti raccolti in mare significa non porsi il problema degli sbocchi di queste scelte. Forse che allearsi con l’Ungheria in nome della chiusura delle frontiere può essere il futuro dell’Italia? No certo specialmente se si fa finta di ignorare che le potenze mondiali – Usa, Cina e Russia – puntano tutte sulla disgregazione dell’Europa per non averla come rivale. L’Europa è un gigante economico, ma un microbo politico perché è divisa e in crisi. Chiaro che faccia gola pensare di farla a pezzi e stabilire delle zone di influenza economica, finanziaria ed energetica. È un rischio avvertito da Salvini e Di Maio? No, anzi loro stanno favorendo questo disegno. È un rischio di cui si preoccupano gli italiani? Ma nemmeno per idea. D’altra parte sono stati oggetto di un bombardamento mediatico per odiare l’Europa e la politica durato molti anni. Se tale ignoranza non vi fosse nessun penserebbe mai di menzionare la possibilità di ricevere una garanzia russa sul debito pubblico dell’Italia come ha fatto il ministro Savona di recente. Sarebbe presa come la battuta di un comico talmente è paradossale. E invece ci hanno pensato davvero. Cioè dovremmo rompere con Francia e Germania e quindi demolire l’asse portante dell’Unione europea per cadere in braccio a Putin o ai Paesi di Visegrad? Solo dei folli potrebbero pensarlo. Eppure se ne parla come di una scelta possibile e seria.

Stessa situazione sul terreno dell’economia e del lavoro che ricade nella competenza del giovane Di Maio. Che si tratti della caduta del ponte Morandi o della vicenda Ilva l’approccio è sempre quello dei proclami stizzosi e categorici che prescindono dalla realtà e sostituiscono il deficit di idee e di capacità con l’altezzosità del comando. Sembra che chi sta al governo possa reinventare il mondo che lo circonda in forza del suo potere. Con una faciloneria che impressiona il giovane Di Maio affronta questioni di enorme portata come se si trattasse di una bega paesana.

Ciò che si capisce dai primi mesi di governo Lega M5S è che non c’è alcuna idea di come rilanciare lo sviluppo superando i mali strutturali dell’Italia. Ma si capisce benissimo che i suoi capi sono disposti a rischiare tutto per una generica rivalsa contro le burocrazie d’Europa e contro gli stati più forti. Provocazioni e ripicche invece di mettersi a costruire seriamente una nuova via per il nostro Paese insieme con i suoi partner europei. Salvini e Di Maio preferiscono averli come avversari.

Si era immaginato che il Piano B sarebbe rimasto un gioco di fantasia di alcuni professori. Invece più si va avanti più si intravede che il piano di uscita dall’euro e di rottura con l’Europa è qualcosa di concreto. Il muro contro cui andremo a sbattere si avvicina

Claudio Lombardi

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