Legittima difesa, come?

Una rabbia cattiva, feroce, violenta quella che tracima dai messaggi (audio e scritti) dopo l’imputazione per omicidio volontario del pensionato di Vaprio D’Adda che ha sparato ai ladri entrati in casa uccidendone uno. La dinamica dei fatti non è ancora chiara, ma certo non si può dubitare che Francesco Sicignano fosse all’interno della sua casa e che alcune persone siano entrate con lo scopo di rubare. eccesso legittima difesaLe indagini chiariranno quel che c’è da chiarire, ma, ovviamente, non potranno cambiare i ruoli di aggressore e aggredito. Chi sta a casa sua ha il sacrosanto diritto di difendersi e non si può considerare l’azione difensiva come se si svolgesse in campo aperto con la piena conoscenza della potenzialità offensiva dell’aggressore e con il tempo e la lucidità di calcolare una difesa proporzionata all’offesa.

La questione della legittima difesa da aggressioni all’interno delle abitazioni non può essere affrontata solo con l’asettica schematicità delle norme giuridiche. Il legislatore può e deve affermare il principio della proporzionalità tra aggressione e difesa, ma poi ci vuole un giudice per valutare le circostanze concrete nelle quali si sono svolti i fatti.

aggressioni in casaSarebbe sommamente ingiusto pretendere da persone non certo predisposte e allenate al combattimento sorprese nelle loro case una reazione adeguata, corretta e non eccessiva. L’eccesso di legittima difesa deve riguardare casi eclatanti nei quali si dimostra la piena consapevolezza dell’aggredito di star impiegando una forza esagerata rispetto al pericolo in cui effettivamente si trova. Caso esemplare è quello del ladro che fugge e che viene colpito alla schiena. Che si tratti di pistola, fucile, coltello, ferro da stiro, martello, pietra se si colpisce un ladro che fugge si ricade nell’eccesso di legittima difesa. Ma non si può sempre presumere l’eccesso quando è l’aggressore ad avere la peggio.

In ogni caso le indagini e i giudici esistono proprio per accertare i fatti e le responsabilità e quando un essere umano viene ucciso o ferito le indagini e i processi ci vogliono perché sono una garanzia per tutti. Anche per gli innocenti.

Ciò detto resta lo stupore per le reazioni ai fatti di Vaprio D’Adda. C’è chi ha detto che dentro casa sua è Dio. C’è chi ha affermato che i ladri vanno uccisi e i loro corpi fatti sparire. I toni sono questi. Una valanga di commenti nei quali si capisce chiaramente una cosa: l’ignoranza di cosa significhi vivere in una collettività. Quelle reazioni indicano che non si riconoscono regole e valori se non quelli dettati dal proprio interesse che, quando è violato, giustifica l’efferatezza criminale. Questa ignoranza è pericolosa perché esprime un’attitudine violenta che facilmente dalla difesa passa all’offesa. E non è detto che si manifesti solo quando ci si trova il ladro in casa.

certezza delle peneA chi governa, a chi fa applicare la legge incombe l’obbligo di fare il massimo per prevenire e per reprimere perché l’esasperazione di tante persone è motivata anche dalla sensazione di impunità per determinati reati. L’incertezza della pena e la sua leggerezza sono uno dei problemi più grandi. C’è un’inclinazione perdonista che contribuisce ad incattivire i cittadini che non si sentono difesi e non vedono una giustizia giusta e, quindi, pensano di doversi difendere da soli.

Su tutti pesa il dovere e la necessità di educare alla legalità e al rispetto dei valori umani e della vita innanzitutto. Inneggiare all’uccisione di un ladro è la cosa più scema che possa essere fatta

Claudio Lombardi

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *