L’estrema destra a Bruxelles. Quale futuro per l’Europa? (di Salvatore Sinagra)

sorpresa urne europeeDalle urne delle elezioni europee emerge una netta avanzata delle forze euroscettiche ed in particolare di quelle di estrema destra. Ben 86 seggi sono assegnati a partiti che si richiamano alle tradizionali posizioni della destra nazionalista o xenofoba: la lotta alla burocrazia di Bruxelles, l’immigrazione  e l’identità nazionale. Tra questi si contano anche quelli della Lega Nord, che con l’apparentamento con Marine Le Pen, si è spostata nettamente a destra rispetto agli anni del binomio Bossi-Maroni. Conteggiando anche i partiti che vengono ricondotti al così detto euroscetticismo soft si arriva a 175 seggi, o addirittura a circa 200 se si conteggiano tra gli euroscettici anche i rappresentanti di partiti come Forza Italia, che sono molto aggressivi con l’UE in campagna elettorale ma poi nei fatti a Bruxelles si accodano alla maggioranza.

I partiti euroscettici più temuti e rappresentativi sono il Fronte Nazionale di Marine Le Pen, il primo partito  in Francia a queste elezioni e l’UKIP di Nigel Farage, il primo partito in Gran Bretagna. Entrambi hanno conquistato 24 seggi al Parlamento Europeo. Marine Le Pen prima delle elezioni aveva chiesto a Farage e a Grillo di unire le forze, ma questi avevano rifiutato (a differenza di Matteo Salvini) di legarsi ad un partito dichiaratamente di estrema destra.

dissimulazione FN FranciaIl Fronte Nazionale è arrivato alle elezioni europee sulle ali dell’entusiasmo per il successo alle amministrative di poche settimane prima. In quella occasione il Fronte Nazionale è stato molto abile nel fare una campagna molto diversificata e paradossalmente localista cioè con messaggi diversi tra nord e sud: al nord ha puntato sulla deindustrializzazione frutto di una globalizzazione che uccide il lavoro oltre all’identità nazionale, al sud ha puntato sulla sicurezza.  Il fronte nazionale è un partito euroscettico almeno fin dagli anni del trattato di Maastricht che la Francia approvò con referendum. Marine Le Pen ha subito intuito che per incrinare il duopolio socialisti-Ump occorreva fare del Fronte Nazionale un partito duro su immigrazione ed identità nazionale, ma che prende le distanze dall’antisemitismo e dal negazionismo. Per questo, la leader del Fronte Nazionale ha lasciato intendere che in Europa non avrebbe fatto accordi con i neonazisti greci di Alba Dorata e con quelli ungheresi di Jobbik (entrambi hanno tre seggi al parlamento europeo). Nel corso degli anni il Fronte Nazionale è diventato sempre più attento a non spaventare il ceto medio.

Percorso diverso ha fatto l’UKIP (il partito dell’indipendenza della Gran Bretagna). Nasce nel 1993, quando reagendo all’approvazione del trattato di Maastricht un gruppo di euroscettici, molti dei quali provenienti dal partito conservatore, formano un partito  con l’unica finalità di portare la Gran Bretagna fuori dall’UE. Nel corso degli anni, anche grazie all’impulso dell’indiscusso leader, il thatcheriano Nigel Farage, l’agenda dell’UKIP è diventata estremamente liberista, includendo il taglio delle tasse ai ricchi e la sostituzione del Sistema Sanitario Nazionale con un sistema di voucher, e conservatrice in tema di immigrazione.

Si noti infine che in Ungheria Jobbik che probabilmente pure Marine Le Pen considererà improponibile ha ottenuto tre seggi, ma Fidesz, che nacque come movimento di studenti democratici  e che oggi è un partito inaffidabile e ultraconservatore avrà ben 12 seggi al Parlamento Europeo.

parlamento europeoGli euroscettici a Bruxelles potranno fare poco altro che contestare, se le forze che si professano “europeiste” metteranno sul tavolo un programma di cambiamento che dia risposte sul piano economico alla crisi e sul piano istituzionale all’immobilismo dell’UE dell’era Barroso. Tuttavia è doveroso ricordare che un primo importante traguardo gli euroscettici l’hanno raggiunto: la prossima commissione dovrà  necessariamente ed ancora una volta nascere dall’accordo delle due principali famiglie, popolari e socialisti.

Se l’effetto di tale accordo fosse un’azione incerta della Commissione ciò darebbe a Farage e Le Pen più forza per attaccare l’Unione europea.

Farage ha già dichiarato che la sua affermazione alle elezioni costringerà Cameron ad essere più euroscettico e più duro con gli immigrati, e ciò potrebbe essere determinante in un paese dove presto i cittadini potrebbero scegliere con referendum se abbandonare l’UE o se allinearsi agli altri paesi per esempio aderendo al trattato di Schengen. Non sarà facile per il partito di Farage ripetere il successo delle europee alle politiche dell’anno prossimo.

In Francia molti sono ancora convinti che Marine Le Pen non potrà mai né diventare presidente, né entrare in un governo. Il rischio, però, non deve essere sottovalutato, perché le divisioni e le incapacità nei partiti francesi potrebbero favorire la sua ascesa. Un’eventuale uscita dall’UE della Francia sarebbe un disastro probabilmente irreparabile. Si spera che i socialisti di Hollande e la stessa destra repubblicana si scuotano dal loro torpore.

In ogni caso se i paesi dell’area euro facessero una scelta forte come quella di costituire una federazione o di lanciare gli eurobond l’eventuale abbandono dell’Unione da parte della Gran Bretagna e di qualche altro paese  euroscettico (non la Francia però) potrebbe non essere un dramma.

Salvatore Sinagra

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