L’euro: fattore di incertezza o futura moneta virtuale? (di Alfonso Annunziata)
Strano ma in un periodo particolare come questo viene da ripensare anche a precedenti come quello della Magna Grecia: secondo la maggior parte degli storici la Mafia, o almeno il suo substrato culturale, si sarebbe andata formando in embrione già nelle polis del Sud della nostra penisola.
E questo a causa della forte instabilità politica che le caratterizzava. Rovesciamenti di alleanze, successioni fra periodi democratici e truci dittature, dominii stranieri di diversa base (Fenici, Cartaginesi, Romani quando non incursioni di pirati) avrebbero progressivamente indotto i cittadini a diffidare dell’Autorità formale, della sua moneta e delle Sue leggi, sovente semplice strumento predatorio di entità eterodosse, e a creare per gradi un antistato fatto di “uomini d’onore” cui affidare la gestione materiale dell’amministrazione della giustizia, della riscossione dei tributi, del rispetto dell’ordine nella comunità, costituendo invece verso l’esterno e l’autorità ostile un muro impenetrabile di omertà. Qualcosa che secoli dopo i prefetti di un nuovo dominatore, gli sharif del califfato di Sicilia avrebbero definito “quel che non si vede”, ma-fìa in arabo.
Lungi da me voler fare apologie della mafia, specie a fronte del significato reale di accolita di assassini e delinquenti senza scrupoli e senza morale che questa organizzazione, e le sue discendenti e collaterali unicamente sono e significano da almeno trecento anni a questa parte.
Ma vorrei isolare il dettaglio del tratto di origine nelle polis della Magna Grecia, e l’analogia che rischia di esserci con la nostra attualità: l’Autorità ufficiale in corso di dissoluzione come reale interlocutore dei cittadini, la legge, lo stato, la moneta non più elementi di certezza del bene pubblico ma fattori aleatori nelle grinfie del più forte per consentirgli di aumentare ogni giorno di più il suo già enorme sbilanciamento nei confronti dei sudditi. La conseguente graduale fuga di questi dal ricorso all’ufficialità: non si denunciano più i piccoli crimini nella certezza dell’impunità per il colpevole, per evitare casomai guai maggiori per sé dall’aver denunciato.
Non ci si iscrive più alle liste di collocamento. Non si segnalano più i piccoli incidenti alle assicurazioni (pure obbligatorie e costosissime). Una frazione rilevantissima degli impieghi, delle transazioni avviene in nero: non essendo ormai più la registrazione garanzia di alcunché ma solo certezza di gravami fiscali intollerabili.
E sempre più frequente si riafferma il baratto fra i cittadini: scambio di merci, scambio di prestazione d’opera…, oppure dalle società e dagli esercenti vendite promozionali che altro non sono che vendite combinate in elusione di imposta, come il telefonino in omaggio sul contratto telefonico, o lo sconto carburante sulla vendita dell’auto. Tutti sistemi evidenti per aggirare uno Stato che oramai è peso morto, che assorbe in maniera sproporzionata fiscalità e non restituisce ormai più nulla.
Di pari passo si riafferma una volontà di giustizia sommaria, pericolosa e paramafiosa, ma che pure sorge dalla frustrazione di una lunga esperienza di leggi che cospirano alla prescrizione del reato e alla assoluzione dei furbi. Così in mancanza di meglio, ecco serpeggiare pericolosi i partiti del “basta calarsi le braghe, facciamo da noi basta che si fa subito”, quelli che “aveva ragione Lombroso, guarda che faccia”, quelli che ” le femmine sono tutte puttane”, quelli che “lo so già, il porco è lui povera donna”, quelli che “quando ci sono bambini in mezzo non sento ragioni”, quelli che “negri, cinesi e meridionali l’hanno rovinato questo Paese”. E via dicendo.
Da ultimo ci è piombata addosso l’impotenza di una valuta, l’euro, che tende sempre più a divenire immateriale, nata già male con un cambio innaturale e fittizio rispetto alla vita vera, e con questo fattore di cambio che oscilla ancora peggio sulla base di considerazioni finanziarie sempre più distanti dalla vita reale. Una valuta che potrebbe divenire addirittura solo virtuale, per effetto dell’imposizione delle transazioni bancarie sopra soglie molto basse: un fattore di cambio bancario a quel punto, una valuta solo politica come il Ren Min Bi, lo yuan cinese. Come, per chi ha memoria di venti anni fa, certe valute dell’ultimo periodo sovietico, con un cambio ufficiale vistoso e uno effettivo quasi ridicolo al mercato nero dei dollari. Resta da scoprire cosa prenderà il posto del dollaro nel mercato nero prossimo venturo: l’oro, una moneta complementare, o magari lo yen giapponese…
Alfonso Annunziata
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