Mafia Capitale: una questione di anticorpi (di Anna Maria Bianchi)
A Roma c’è la mafia. Non di importazione, ma autoctona. Una “quinta mafia” con caratteristiche peculiari descritte molto bene dal Procuratore Pignatone nella conferenza stampa di ieri. Dopo arresti e perquisizioni in Campidoglio e alla Pisana, con indagati di primo piano della politica cittadina – dall’ex sindaco Alemanno, al presidente dell’Assemblea Capitolina Mirko Coratti (PD), dall’assessore Ozzimo (che si é dimesso), a Giovanni Quarzo, Capogruppo di Forza Italia e presidente della Commissione Trasparenza, a Eugenio Patanè (PD) e Luca Gramazio (PdL – Forza Italia) rispettivamente ex Presidente del PD romano e ex consigliere di Roma Capitale ed attualmente consiglieri regionali del Lazio – vogliamo capire il perchè.
La prima ragione è il venir meno – da molti anni – degli anticorpi che avrebbero dovuto scattare, ben prima della magistratura, a difesa del bene pubblico, nelle istituzioni, nei partiti e anche nell’informazione.
Oggi assumono un ulteriore e drammatico significato le parole del Procuratore Pignatone pronunciate alla Conferenza programmatica del PD pochi giorni fa:“..la magistratura penale persegue fatti illeciti, reati, e se un reato non sussiste secondo le norme vigenti non deve neanche iniziare le indagini o le deve concludere con l’archiviazione. Questo però non significa che tutto quello che non è reato sia legittimo o rispondente a criteri di buona amministrazione e, ancora meno, che sia eticamente apprezzabile”. Noi non diamo per scontata nessuna colpevolezza, che spetterà alla magistratura accertare. Ma vogliamo fare una riflessione su come siamo arrivati a tutto questo, che – a usare una banalità giornalistica – era una “illegalità annunciata”. Il problema infatti non è solo il dilagare della “malattia” corruzione, ma la mancanza di anticorpi che dovrebbero scattare rispetto alla corruzione, o anche solo rispetto alla “mala amministrazione”.
Non ci sono stati anticorpi da parte delle istituzioni: la scarsa (o totale mancanza di) vigilanza a ogni livello amministrativo è un dato di fatto. Non ci sono stati gli anticorpi delle opposizioni: di trovarci in un sistema basato su accordi trasversali (e per favore, non chiamiamolo solo “sistema Alemanno”) abbiamo avuto esperienza diretta due anni fa, quando noi di Carteinregola e altri comitati siamo stati promotori di un presidio durato 4 mesi in Campidoglio contro le famose 64 delibere urbanistiche “di Alemanno”. Di molte delibere non ne sapevamo abbastanza, ma di alcune sapevamo tutto, e non riuscivamo a capacitarci della solitudine in cui ci trovavamo a combattere una battaglia che aveva come unico obiettivo l’interesse pubblico. E in realtà qualche aiuto l’abbiamo avuto, qualcuno del centrosinistra e anche qualcuno del centrodestra. Ma davvero troppo pochi.
Non ci sono stati anticorpi nei partiti, che spesso, più che guardare alla storia delle persone che arruolavano nelle loro fila, hanno mirato al loro “potenziale elettorale”. Non ci sono stati sufficienti anticorpi nella stampa locale e nazionale. La palude – ben nota – in cui è sprofondata da tempo la Capitale d’Italia (e molti giornali oggi titolano: “Capitale corrotta, nazione infetta”) è stata ridotta al rango di cronaca locale, sostituita dal gossip di scaramucce tra correnti e loro leader e dai servizi fotocopiati all’infinito sulle buche stradali e l’immondizia nelle strade. Qualche rara inchiesta su scandali che avrebbero meritato mesi di prime pagine (in ordine sparso: il debito di Roma, i Punti Verde Qualità, le grandi opere incompiute – Vele e Nuvola – costate centinaia di milioni , le opere inutili dei mondiali – e già si riparla di Olimpiadi – le efferatezze perpetrate all’EUR, dall’abbattimento del Velodromo in una nuvola di amianto al ridicolo acquario sotto il laghetto…), si è inabissata nella quotidianità di mille notizie di cui la grottesca campagna sulle multe di Marino può essere presa ad emblema.
Alla fine, i veri anticorpi – quelli che possono fare qualcosa prima dell’intervento della magistratura – siamo noi cittadini, i comitati che vigilano e chiedono trasparenza, rispetto delle regole, primato dell’interesse pubblico. Noi dei risultati li abbiamo ottenuti. Abbiamo fermato decine di delibere con il nostro costante lavoro di informazione su tanti progetti e operazioni poco trasparenti, facendoci in qualche modo “supplenti”, delle istituzioni, della politica, dell’informazione.
Ma adesso è venuto il momento che ognuno si prenda le sue responsabilità.
Anna Maria Bianchi (portavoce di Carteinregola)
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