Miti e illusioni ambientaliste suscitano rivolte
All’inizio furono i gilet gialli. Un piccolo aumento delle accise sui carburanti fu il detonatore che portò ad una delle proteste sociali più violente della Francia repubblicana. Già lì si doveva capire che la transizione energetica non sarebbe stata facile. La versione degli ambientalisti, impersonata dalla fragile Greta Thumberg, la presentava come una scelta nella quale tutti avrebbero guadagnato qualcosa. Bisognava fare di tutto per salvare il pianeta Terra dicevano i giovani nei cortei del venerdì. Potevano illudere tanti raccontando favole, ma la realtà si rivelò per la prima volta in Francia: milioni di persone dissero che non erano disposti a pagare per l’abbandono dei combustibili fossili.
Ci ha provato da poco il governo tedesco a far accettare agli agricoltori la rinuncia ai sussidi per il carburante per lavorare nei campi. Niente da fare. È scoppiata una protesta (per ora non violenta), ma tanto estesa come non se n’erano mai viste prima. La marcia dei trattori è culminata con l’occupazione del centro di Berlino, paralizzando la capitale per ore. Agricoltori e rappresentanti di tanti altri settori economici. Le manifestazioni in Germania sono ciò che emerge di un rifiuto sempre più vasto dei sacrifici ai quali si sta andando incontro in nome di una transizione che minaccia di colpire il tenore di vita e le economie dei paesi europei. Il punto cruciale sono le politiche ambientaliste imposte a tappe forzate dalla leadership europea in nome di obiettivi di riduzione delle emissioni carboniche sempre più incapaci di contrastare l’aumento che viene causato in Cina, in India e nel resto del mondo. La propaganda messianica degli ambientalisti stile Greta oggi non sarebbe più accolta con comprensione e simpatia. Al contrario, c’è da temere un rifiuto sempre più esteso che se non incontrerà la ragionevolezza delle forze moderate sfocerà in un grande appoggio alle destre estreme come già si sta verificando in Germania.
I sussidi ambientalmente dannosi tra cui quelli per il carburante agli agricoltori, ai pescatori, ai trasportatori, fotografano equilibri e compromessi che risalgono al passato. Chi prova a spacciare quei sussidi (inclusa la diversa tassazione tra benzina e gasolio) come un regalo alle società petrolifere imbroglia le carte. La verità è che i SAD toccano gli interessi di intere categorie sociali abituate a far quadrare i conti con il contributo dello Stato. Giusto? Sbagliato? Sbagliato per l’ambiente perché facilitare l’uso dei fossili aumenta l’inquinamento. Giusto per le persone che prendono i contributi.
Scoraggiare i consumi di carburanti fossili senza avere già una valida alternativa fa esplodere le proteste e porta ad una maggiore inflazione oltre ad una fortissima pressione sui governi per ottenere altri tipi di sussidi gonfiando così la spesa corrente. Per cosa poi? Per un tot per cento di emissioni in meno delle quali il mondo non si accorge nemmeno. Questo prevede la religione ambientalista che è fatta di moralismo punitivo.
In questo modo non ci sarà nessuna transizione ecologica. Occorre capovolgere le politiche europee mettendo al centro il rafforzamento delle attività economiche indirizzandole con molta gradualità verso i nuovi settori più all’avanguardia nella competizione globale, ma senza affossare quelle già consolidate. Non ha nessun senso cominciare dai sacrifici che distruggono capacità produttiva. Facciamo come la Cina che è lanciata nella costruzione di auto elettriche, pannelli solari e centrali nucleari, ma l’energia continua a prenderla dal carbone. Ovvero manteniamo ciò che funziona affiancandole il nuovo che avanza. E poi noi in Europa di sacrifici ne abbiamo già fatti tanti. Quante auto abbiamo dovuto acquistare per inseguire le varie normative euro 1, 2, 3, 4, 5, 6? Sono decenni che diminuiamo le nostre emissioni inquinanti. Chi pretende di correre e bruciare le tappe è destinato a finire fuori strada
Claudio Lombardi
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