Monti torna a Bruxelles, ma con quali prospettive? (di Salvatore Sinagra)

Nonostante sia più facile e faccia più impressione condannare i vertici europei come comitati esecutivi degli interessi della finanza speculativa e lavarsene le mani in attesa di una palingenesi globale, la vita reale (anche delle persone comuni) è molto più condizionata dall’azione quotidiana dei governi e delle istituzioni europee di quanto si possa immaginare.

Così è necessario non perdere di vista ciò che accade a quel livello e non ignorare che la realtà è fatta di confronti e trattative fra posizioni diverse. Così il prossimo Consiglio Europeo, in preparazione da mesi, doveva essere il momento in cui si sarebbe posto il problema di passare ad una fase nuova delle politiche europee.

Per l’Italia Monti avrebbe voluto dire alla signora Merkel che, con manovre di lacrime e sangue la credibilità era stata recuperata a costo però di far cadere il paese in una profonda recessione e adesso occorreva cambiare marcia; avrebbe voluto dirle che la politica di sola austerità stava diventando un finanziamento occulto alla campagna elettorale dei populisti; avrebbe voluto dirle che il rigore per gli stati senza cambiamenti sostanziali (come per esempio l’Unione Bancaria) non può più funzionare.

Di fatto , finora, sono stati i “guardiani del rigore” a prendere tempo, a pretendere che prima di dare aiuto ai paesi in difficoltà questi ultimi si dimostrassero credibili, ad affermare che prima di tendere una mano a chi fa fatica si dovessero modificare i trattati. Questa volta sarà forse Monti a temporeggiare, magari anche lui tirerà in ballo i trattati,  la cui modifica è chiaramente necessaria, ma non può essere usata come scusa per rimandare decisioni relative alla vigilanza bancaria che poco hanno a che vedere con “problemi costituzionali” o per indugiare su eventuali misure d’urgenza a favore dei paesi in difficoltà.

Purtroppo la situazione che si è creata in Italia darà la possibilità alla signora Merkel di dire a Monti che aspetterà con pazienza che il Parlamento italiano ritorni a proporre qualcosa (e intanto è inteso non prenderà alcun impegno). D’altra parte è troppo facile per la Merkel e per tutti i partigiani del rigore assoluto dire che suscita molti dubbi la svolta dell’Italia con un governo di fatto dimissionario e con dubbi personaggi che si ripresentano in pista urlando che “se ne fregano dello spread”. Certo la signora dimenticherà di dire che anche lei, come Berlusconi, ha sempre messo le sue scadenze elettorali davanti alla necessità di rispondere alla crisi, ma Monti e l’Italia non avranno l’autorevolezza per fare una gara di responsabilità con la “cancelliera”.

La mia forse è fantapolitica e sabato mattina sapremo ben poco di come è andata, perché purtroppo, i lavori del consiglio a differenza di quelli del Parlamento europeo non sono pubblici, però una cosa è evidente: Monti a giugno è stato considerato il vincitore assoluto del vertice, questa volta realisticamente non potrà essere così e questo è rischioso per l’Italia.

Nel concreto, il Parlamento europeo negli ultimi giorni ha incalzato il Consiglio chiedendo che la supervisione bancaria unica si applicasse non solo ai grandi istituti, ma all’intero sistema bancario. In Consiglio sicuramente si scateneranno le resistenze di Germania, Gran Bretagna e Svezia e un’Italia rappresentata da un governo nel pieno della sua autorevolezza avrebbe potuto ottenere risultati reali. Sarebbe dovuta essere un’Italia magari già in campagna elettorale, ma con le idee ben chiare nei principali partiti su cosa occorre fare in Europa. La situazione che si è creata, invece, con l’antieuropeismo che si propaga è quella più dannosa per noi e per un cambiamento delle politiche europee. Bisogna rendersi conto che la vigilanza bancaria europea non è un dettaglio di poco conto e il mio timore è che i falchi del rigore prenderanno il pretesto della campagna elettorale italiana per rinviare ancora la decisione sull’Unione Bancaria. Quindi non resta altro che aspettare e sperare di aver totalmente sbagliato le previsioni e che i capi di Stato e di governo riuniti decidano finalmente di non fare propaganda ma politica.

Salvatore Sinagra

4 commenti
  1. Salvatore Sinagra dice:

    Le banche centrali tradizionali hanno due funzioni. la politica monetaria e la politica di vigilanza sulle banche.
    L’Unione bancaria concerne la seconda.
    Mettiamola in questo modo la politica di vigilanza sulle banche è una magistratura contabile.
    Sarebbe auspicabile uvere una consob, un authority, un’autorità antitrust che risponde alla politica? Sarebbe auspicabile avere una magistratura sotto il parlamento.
    Oggi non fare l’unione bancaria significa dire alla spagna o esci dall’euro e stampi moneta a più non posso o ti accolli un prestito sindacato dalla Troika come quello della grecia.
    Poi il discorso della deresponsabilizzazione politica regge poco, perchè tutte le banche centrali dell’Unione Europea (con parziale eccezione di quella ungherese, eccezione in frode ai trattati) non rispondono alla politica.
    Cosa vuol dire democrazia che decide il parlamento o il governo quali banche salvare e con i soldi di chi? Cosa vuol dire democrazia che il parlamento stabilisce cosa comportani gli aiuti ad una banca e quali amministratori delegati debbano rimanere in sella o andare a casa?

  2. Salvatore Sinagra dice:

    La questione dell’unione bancaria forse è trattata in modo assai compendioso.
    La mia posizione comunque e semplice.
    L’Unione Bancaria è un meccansimo di garanzia dei depositi bancari, di gestione delle crisi e di ricapitalizzazione delle banche.
    Il passaggio ad un meccanismo europeo è necessario per due motiovi (1) perchè è giusto che tutte le banche (comprese quelle tedesche) rispettino i requisiti di vigilanza prudenziale e stabilità finanziaria più elevati (2) perchè i paesi in difficoltà e che hanno un sistema bancario traballante (spagna in questo momento) non sono chiaramente in grado di ricapitalizzare le banche.
    Si può ritenere che sia interesse dell’Europa far fallire le banche non sane, oppure che l’Europa non si può permettere un Lehmann Brothers a casa sua. Io ritengo che bisogni percorrere la seconda strada.
    Sottolineo poi che anche le banche centrali dei singoli paesi dell’area ue, come quella degli stati Uniti e del Giappone sono indipendenti (almeno formalmente ) dalla politica.
    Secondo me, l’obiettivo dell’Unione bancaria (che poi non è un unione, non ha nulla di politico, è solo un ayuthority comune) è fondamentale per spezzare il rischio sovrano dal rischio bancario e per redistribuire costi che forse è giusto non gravino solo sui cittadini del paese in cui la banca è incorporata.
    Andate a vedere cos’è successo in Irlanda con le ricapitalizzazioni della banche, la Spagna nono potrebbe sopportare uno sforzo analogo.
    Tra l’altro aggiungo che mi pare assurdo che ci sia un mercato unico, con regole frammentate, per ulteriori dettagli rimando all’articolo sull’unione bancaria che ho scritto qualche mese fa.
    L’affermazione che il sistema bancario assorbe troppe risorse mi pare un poco generica, semmai vi sono paesi che, privi di politica industriale hanno risposto alla globalizzazione spostandosi sui servizi e in prevalenza su quelli finananziari, questo evidentemente ha comportato una maggiore volatilità delle economie.
    Temo infine che le aspettative riposte nelle banche centrali siano eccessive, è vero che le banche centrali potrebbero fare molto per il problema del debito (e draghi ha dichairato che farà tutto il possibile), è vero pure che lo farebbero a costo di un’elevata inflazione, le politiche della bce per esempio hanno comportato un’inflazione nell’ordine del 4% nel 2o11. e giusto un pelino più bassa nel 2012, io francamente nono sono allineato a berlusconi nell’affermare che belli gli anno settanta, inflazione al 20% ma stavamo tutti bene, nel contesto odierno tali politiche sono a mio avviso insostenibili.
    Rimango a disposizione per ulteriori confronti

  3. Guido Grossi dice:

    Siamo sicuri che l’interesse pubblico prioritario dell’intera Europa, attaccata dalla crisi economica, politica, di credibilità.. sia quello di concedere alla BCE il controllo sull’intero sistema bancario ?

    Posso capire in che modo si ravvede l’interesse pubblico nel dare ulteriore potere ad una istituzione che – per legge – non risponde agli altri organi dell’Unione Europea ?

    Che gli altri organi ed individui appartenenti ad organi hanno il divieto esplicito di “cercare di influenzare” ..(art 130) ?

    Ma non sarà il caso, invece, di mettere tutto il sistema bancario e finanziario ( a partire proprio dalla BCE ) ben al di sotto ed al servizio del Parlamento ?

    Non ne abbiamo forse abbastanza degli errori di questo sistema che assorbe tutte ed oltre le risorse disponibile, sottraendole all’economia reale (ed al controllo democratico) ?

    Forse ho della democrazia un’idea poco moderna… poco competitiva

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