Ma serve proprio una Unione bancaria?

Pubblichiamo il commento di Guido Grossi all’articolo di Salvatore Sinagra che potete leggere qui (https://www.civicolab.it/new/?p=3876) e la risposta dell’autore.

Guido Grossi scrive:

“Siamo sicuri che l’interesse pubblico prioritario dell’intera Europa, attaccata dalla crisi economica, politica, di credibilità.. sia quello di concedere alla BCE il controllo sull’intero sistema bancario ?

Posso capire in che modo si ravvede l’interesse pubblico nel dare ulteriore potere ad una istituzione che – per legge – non risponde agli altri organi dell’Unione Europea ? E che gli altri organi ed individui appartenenti ad organi hanno il divieto esplicito di “cercare di influenzare” ..(art 130) ?

Ma non sarà il caso, invece, di mettere tutto il sistema bancario e finanziario ( a partire proprio dalla BCE ) ben al di sotto ed al servizio del Parlamento europeo?

Non ne abbiamo forse abbastanza degli errori di questo sistema che assorbe tutte (e anche oltre) le risorse disponibili, sottraendole all’economia reale (ed al controllo democratico) ?

Ma forse ho della democrazia un’idea poco moderna… poco competitiva”

Salvatore Sinagra replica:

“Le banche centrali tradizionali hanno due funzioni: la politica monetaria e la politica di vigilanza sulle banche. L’Unione bancaria concerne la seconda.

Mettiamola in questo modo: la vigilanza sulle banche è come se fosse una magistratura contabile. Sarebbe auspicabile avere una Consob, una authority, un’autorità antitrust che risponde alla politica? Sarebbe auspicabile avere una magistratura sotto il parlamento?
Oggi non fare l’unione bancaria significa dire alla Spagna: o esci dall’euro e stampi moneta a più non posso o ti accolli un prestito sindacato dalla Troika come quello della Grecia.
Il discorso della deresponsabilizzazione politica regge poco, perchè tutte le banche centrali dell’Unione Europea (con parziale eccezione di quella ungherese, eccezione in frode ai trattati) non rispondono alla politica.

E poi, cosa vuol dire democrazia? Che decide il Parlamento o il Governo quali banche salvare e con i soldi di chi? Che il parlamento stabilisce cosa comportano gli aiuti ad una banca e quali amministratori delegati debbano rimanere in sella o andare a casa?

La mia posizione comunque è semplice. L’Unione Bancaria è un meccanismo di garanzia dei depositi bancari, di gestione delle crisi e di ricapitalizzazione delle banche.
Che si passi ad un meccanismo europeo è necessario per due motivi: (1) perchè è giusto che tutte le banche (comprese quelle tedesche) rispettino i requisiti di vigilanza prudenziale e stabilità finanziaria più elevati (2) perchè i paesi in difficoltà e che hanno un sistema bancario traballante (Spagna in questo momento) non sono chiaramente in grado di ricapitalizzare le banche.
Si può ritenere che sia interesse dell’Europa far fallire le banche non sane, oppure che l’Europa non si può permettere una Lehmann Brothers a casa sua. Io ritengo che bisogna percorrere la seconda strada.

Sottolineo poi che anche le banche centrali dei singoli paesi dell’area UE, così come quelle degli Stati Uniti e del Giappone sono indipendenti (almeno formalmente ) dalla politica.
Secondo me, l’obiettivo dell’Unione bancaria (che poi non è una vera unione, non ha nulla di politico, è solo un’authority comune) è fondamentale per dividere il rischio sovrano dal rischio bancario e per ridistribuire costi che forse è giusto non gravino solo sui cittadini del paese in cui la banca è incorporata.

Andate a vedere cos’è successo in Irlanda con le ricapitalizzazioni della banche, la Spagna non potrebbe sopportare uno sforzo analogo. Tra l’altro aggiungo che mi pare assurdo che ci sia un mercato unico con regole frammentate; comunque per ulteriori dettagli rimando all’articolo sull’unione bancaria che ho scritto qualche mese fa (https://www.civicolab.it/new/?p=3012).

L’affermazione che il sistema bancario assorbe troppe risorse poi mi pare un poco generica, semmai vi sono paesi che, privi di politica industriale, hanno risposto alla globalizzazione spostandosi sui servizi e in prevalenza su quelli finanziari e questo, evidentemente, ha comportato una maggiore volatilità delle economie.

Temo infine che le aspettative riposte nelle banche centrali siano eccessive, è vero che le banche centrali potrebbero fare molto per il problema del debito (e Draghi ha dichiarato che farà tutto il possibile), ma è vero pure che lo farebbero a costo di un’elevata inflazione. Le politiche della BCE per esempio hanno comportato un’inflazione nell’ordine del 4% nel 2011 e giusto un pelino più bassa nel 2012. Io, francamente, non sono allineato a Berlusconi nell’affermare che erano più belli gli anni settanta con l’inflazione al 20%. Oggi questo tipo di scelte politiche sarebbero, a mio avviso, insostenibili.

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