Oltre Bibbiano, la psicologizzazione della vita

La vicenda di Bibbiano è stata una fortuna per Salvini e Di Maio perché ha fornito loro un tema di propaganda tra i più volgari e cinici che si potessero immaginare. Basterebbero poche frasi estrapolate dalle loro dichiarazioni per inserirli nella categoria dei gangster politici. Attribuire al Pd la responsabilità di un preteso traffico di bambini storditi a colpi di elettroshock è qualcosa di infame che deve restare per sempre nel curriculum di Di Maio. Salvini è stato solo leggermente meno stupido, ma anche lui si è qualificato come speculatore senza scrupoli.

Ciò detto dobbiamo andare oltre e cercare di capire perché la vicenda ha una sua oggettività che non deve essere ignorata. Sgombriamo il campo dalla teoria delle mele marce non perché gli operatori coinvolti non possano esserlo, ma perché ci sono questioni ben più corpose delle quali occuparsi.

Ci aiuta ad individuarle Ernesto Galli della Loggia in un recente articolo sul Corriere della Sera.

Il punto di partenza del ragionamento è un fatto dal quale la vicenda di Bibbiano ha preso il via: molte indagini della magistratura per abusi sessuali commessi dai genitori sui loro figli si sono concluse nel nulla, ovvero quegli abusi non sono mai esistiti e le accuse, benché sostenute da relazioni  diagnosi e perizie di esperti, si sono rivelate prive di fondamento.

Da qui si è arrivati alla scoperta delle manipolazioni e delle forzature ai danni dei minori che, nel frattempo, erano però stati sottratti alle famiglie e dati in affidamento. I responsabili di queste e di altre manipolazioni che vengono scoperte in queste settimane appartengono ad una Onlus che segue un orientamento dottrinario e metodologico divergente da quello riconosciuto dalla stragrande maggioranza della comunità scientifica (psicologi, psichiatri, neuropsichiatri infantili e criminologi) che ha preso come riferimento delle linee guida da seguire la Carta di Noto, stilata nel 1996.

Per Galli della Loggia però il problema è più grande di una semplice divergenza metodologica e riguarda quello che lui chiama il fenomeno contemporaneo della psicologizzazione della vita ossia la tendenza a spiegare ogni problema che tocca la vita delle persone (e dei minori in particolare) come conseguenza di traumi psicologici. Di qui la ricerca ossessiva di abusi e turbe che allontanerebbero i comportamenti degli individui da una normalità intesa come concetto astratto.

I servizi sociali, nati per soccorrere le persone in difficoltà, si sono trasformati in indagatori del disagio psicologico che, ovviamente, trova nel mondo della scuola e nelle età infantili e adolescenziali il suo terreno più fertile e produttivo di casi da affrontare.

La critica di Galli della Loggia si rivolge anche al sistema scolastico che è stato spinto a relegare in secondo piano l’istruzione in favore della formazione. Ciò ha indotto la scuola a mettere al centro l’indagine su ogni possibile problema psicologico, familiare, comportamentale dei giovani trasformandosi così in una specie di branca dei servizi sociali.

Al fine di supportare questa immane opera di indagine e di supporto psico-assistenziale sono comparse una miriade di onlus, associazioni ed entità dedicate alla ricerca e alla cura di ogni forma di disagio e, quindi, alla ricerca delle loro cause che, secondo gli orientamenti dei protagonisti del caso di Bibbiano sarebbero nella maggior parte riconducibili agli abusi sessuali.

Il ragionamento di Galli della Loggia non è del tutto condivisibile perché è un bene che la scuola sia attenta alla personalità e ai problemi comportamentali degli alunni. Il problema più grande tuttavia è un altro, ed è quello della ricerca ossessiva di una “normalità” comportamentale da perseguirsi ricercando ed eliminando il disagio psicologico. Vi è qui una sorta di tecnicizzazione dell’esistenza e la spinta ad uniformarsi a standard definiti a priori. Se si volesse portare un esempio un po’ comico bisognerebbe citare alcuni film di Woody Allen nei quali il protagonista ha un filo diretto con il suo analista e lo consulta di continuo rivelandosi incapace di scegliere da solo. Si ha l’impressione che si sia diffuso un orientamento che fa avvertire come disagio qualunque deviazione da una sorta di felicità standard che dovrebbe appartenere alle persone. Di qui la ricerca, spesso ossessiva, delle cause di tali deviazioni nella tensione verso un modello di individuo astratto.

La vicenda di Bibbiano è una degenerazione probabilmente dolosa, ma non è estranea al fenomeno della psicologizzazione della vita

Claudio Lombardi

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