OPEN DATA : a che punto è l’Italia? La Puglia c’è! (di Angela Masi)

Negli ultimi anni sembra che la trasparenza amministrativa interessi un po’ tutti: dalle istituzioni ai partiti, al mondo delle aziende private e delle associazioni.

trasparenza amministrativaTrasparenza è poter vedere ciò che si decide e controllare il rispetto delle regole. Sarebbe un formidabile antidoto alla corruzione dilagante e all’impunità che spesso è assicurata a chi delinque ed evade nel nostro Paese se non ci fosse una giustizia che non funziona, un groviglio di norme obsolete che dicono troppo, ma spesso non dicono ciò che è importante, una mancanza di strumenti a disposizione dei cittadini per il controllo effettivo sull’operato della P.A..

Insomma, il concetto sarebbe molto semplice: tutte le attività dei governi e delle amministrazioni dello stato devono essere aperte e disponibili per favorire azioni efficaci e garantire un controllo pubblico sul loro operato.

Questo non perchè le Amministrazioni abbiano necessariamente qualcosa da nascondere, ma impedire la trasparenza è indice di un’arretratezza culturale legata a vecchie logiche burocratiche (o di potere) e alla paura di svelare i propri errori e le proprie inefficienze. In ogni caso, non essere trasparenti significa – necessariamente – non consentire l’effettiva partecipazione dei cittadini e il loro coinvolgimento nel processo decisionale.

Ma qualcosa si muove, infatti sono molteplici le iniziative d’apertura del patrimonio informativo avviate in Italia da parte di pubbliche amministrazioni centrali e locali. Il primo data store italiano è stato quello della Regione Piemonte ma, un’iniziativa interessante è anche quella della Regione Puglia, la prima regione del sud ad occuparsene. Il programma di governo del nuovo Presidente del Lazio dichiara di voler compiere una rivoluzione con la trasparenza e con l’open data.

L’open data, nelle regioni meridionali, ha un’importanza se vogliamo maggiore rispetto al resto d’Italia: si pensi, per esempio, a cosa sarebbe potuto cambiare in Sicilia con un controllo diffuso sulle spese pubbliche, al significato della diffusione dei dati su criminalità, ambiente e salute, al ritardo che c’è stato, per esempio, nel conoscere i dati sulla situazione sanitaria nell’area dell’Ilva a Tarantoopen data

A parole, ovviamente, sono tutti favorevoli. Non è un caso che nel meridione ci sia il più elevato numero di disegni di legge regionali in materia di open data (Basilicata, Campania, Sicilia) ma nessun portale regionale (a parte quello della Puglia). Di open data si parla, quindi, ma esiste sempre qualche buona ragione per non farli diventare una priorità. È difficile, ma non impossibile: ci sono testi e Vademecum che spiegano come si fa, ci sono le esperienze di successo, ma anche comunità di sviluppatori, associazioni e attivisti che possono dare una mano. Mancano le amministrazioni di buona volontà, in grado di andare oltre la retorica delle parole.

L’esempio della Puglia dimostra che si può fare. La Regione Puglia si è dotata di un portale dedicato ai “dati aperti” con una legge approvata all’unanimità nell’ottobre 2012. Un testo di 21 articoli mette le basi di un possibile cambiamento del rapporto tra i cittadini e l’amministrazione regionale. Il principio di base è che tutti i cittadini hanno il diritto di vedere cosa c’è dietro un software, come funziona, di conoscere i dati e l’attività dell’Amministrazione.

L’obiettivo dichiarato dalla Regione è il pluralismo informatico attraverso la diffusione e l’utilizzazione del software libero, garantire l’accesso e la libertà di scelta nella realizzazione di piattaforme informatiche e favorire l’eliminazione di ogni barriera dovuta all’uso di standard non aperti.

Fondamentale la scelta dell’open data, prevista nell’articolo 6, “riutilizzo dei documenti e dei dati pubblici”, ossia di aprire all’esterno il patrimonio informativo regionale, in formato aperto e con licenze che “devono consentire la più ampia e libera utilizzazione gratuita, anche per fini commerciali e con finalità di lucro”.

La legge si basa su alcuni elementi importanti:

1. la partecipazione: il software libero consente “di implementare ed attivare meccanismi di partecipazione allargata degli spazi democratici”, da cui anche un maggior controllo nelle scelte operate;

2. l’accessibilità: l’articolo 7, comma 1, prevede che “tutti i servizi ed i siti telematici messi a disposizione dalla Pubblica Amministrazione regionale devono rispettare rigorosi criteri atti a favorire i massimi livelli di accessibilità per i diversamente abili”;

3. diritto per cittadini ed imprese “a richiedere ed ottenere da parte degli enti di cui all’articolo 2 il pieno rispetto delle disposizioni della presente legge”;

4. la ‘comunità di pratica‘, “aperta alle Università e al partenariato economico e sociale, che favorisca lo sviluppo della digitalizzazione attraverso l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione in tutte le attività al fine di superare le barriere interne all’introduzione dell’e-business, nelle imprese e nelle amministrazioni pubbliche”.

5. la creazione di uno spazio pubblico, dove università, associazioni, singoli cittadini possono in qualche modo confrontarsi, e dove costruire reti di aggiornamento, studio, implementazione, ricerca, tutoraggio, sostegno.

cittadini organizzati

I cittadini sempre più spesso si sono organizzati in associazioni di partecipazione  civica per tutelare il bene comune. Lo hanno fatto e lo fanno studiando, analizzando e tutelando fenomeni sociali che alle istituzioni, soprattutto negli ultimi anni, sembrano non interessare abbastanza.

La società civile, insomma, ha fatto da collante per la società e sempre più spesso i governi hanno dovuto tener conto del loro “parere” per introdurre novità normative.

Gli open data possono accelerare questo processo di democratizzazione diretta della società: democrazia, insomma, che non si esprime solo col diritto di voto ma anche con il controllo sull’operato delle Pubbliche amministrazioni.

Per consultare l’esperienza pugliese di open data, questo è il link del portale ad esso dedicato

http://www.dati.puglia.it/portal/page/portal/datipuglia

Angela Masi

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