Ora Israele deve conquistare i palestinesi

Dagli Stati Uniti all’Iran l’odio contro Israele sovrasta qualsiasi altro sentimento. Lo confermano le tante manifestazioni che si sono svolte in questi giorni dopo l’appello dell’Iran e di Hamas. Nessuno ha manifestato contro i massacri del 7 ottobre. Tanti invece lo stanno facendo contro la reazione israeliana. Uno schema già visto innumerevoli volte.

È un odio accumulato e coltivato per decenni basato su un equivoco e sulla costruzione di un mito. L’equivoco è che i palestinesi lottassero veramente per un loro stato. Era vero, ma nascondendo una condizione che rendeva impossibile ottenerlo: la sparizione di Israele. Nessuna concessione di territorio poteva soddisfare quella condizione sottintesa e volutamente ignorata dalla propaganda.

Il mito era quello del piccolo popolo indifeso schiacciato da un oppressore ricco, potente e spietato. Per decenni la propaganda è riuscita a nascondere le divisioni nei gruppi dirigenti, la corruzione, l’incapacità di costruire uno stato che si basasse su un minimo di democrazia. Il popolo più aiutato del mondo era sempre disperato e ridotto alla fame per definizione e nessuno si chiedeva dove finissero gli aiuti. Tutto è stato nascosto agli occhi delle opinioni pubbliche dalla propaganda. Anche il terrorismo che ha sempre colpito civili non belligeranti in Israele e all’estero (anche in Italia abbiamo avuto attentati fino a che il governo italiano stabilì un modus vivendi con i palestinesi che, così dicono gli storici, permetteva il libero transito di armi ed esplosivi) fu tollerato considerandolo come una conseguenza della legittima rabbia di un popolo oppresso.

Ovviamente la guerra asimmetrica dei palestinesi scatenava la reazione israeliana che si traduceva in repressione, restrizioni alla libera circolazione delle persone (la costruzione del muro scandalizzò molto più della morte di tantissimi civili negli attentati) e in sottrazioni di territorio. Quest’ultima, alla luce del conflitto in corso, trova una spiegazione: se il mio interlocutore è inaffidabile e non riesce ad impedire il massacro di persone inermi lo punisco considerandolo responsabile e gli tolgo il territorio. Una prepotenza? Un errore? Certo, ma le guerre lo sono e chi le scatena ne porta la responsabilità. Nel frattempo crescevano in Israele le destre laiche e religiose che convincevano sempre più gli israeliani che con i palestinesi nessuna pace era possibile e che l’unica strada era cacciarli verso qualche paese arabo. Questi partiti sono stati votati e hanno ottenuto il governo. Lo scontro politico in Israele fu durissimo e giunse fino a creare le condizioni per assassinare un primo ministro, Yitzhak Rabin, reduce da uno storico accordo di pace (Oslo 1993). I passi avanti non furono impediti solo dall’assassinio di Rabin, ma anche dai successivi rifiuti palestinesi di procedere su quella strada. Su tutti si staglia nel 2000 il rifiuto di Arafat al piano del premier israeliano Barak che accoglieva quasi tutte le richieste palestinesi. Ciò però non impedì che Ariel Sharon decidesse di abbandonare unilateralmente il controllo di Gaza nel 2005 consegnandola all’ANP.

In questo quadro di estrema complessità il mondo islamico continua ad identificarsi con l’odio per Israele. Il programma di fanatismo religioso di Hamas che si propone di uccidere tutti gli ebrei e di ristabilire la sovranità dell’Islam nei territori consacrati ad Allah nel corso dei secoli non viene condannato esplicitamente. Il suo orizzonte non è lo stato per i palestinesi e non sono gli accordi di pace che vengono rinnegati, ma ricostruire l’unione degli stati islamici nella guerra ad Israele. Una follia che cela il germe della terza guerra mondiale. La posizione di Hamas è prevalente fra i palestinesi oltre ad avere l’appoggio di alcuni stati mediorientali a cominciare dall’Iran che adesso minacciano di estendere il conflitto. Per Hamas e per l’Iran chi fa la pace con Israele tradisce l’Islam e deve essere eliminato.

Se la spinta religiosa è così forte da una parte bisogna impedire che lo diventi anche dall’altra. È molto probabile che da parte israeliana non lo diventerà perché è una democrazia pluralista e colta con una forte partecipazione civile e politica. Potranno farcela gli israeliani se riusciranno a liberarsi dalla morsa della guerra e dall’assedio del mondo islamico legato al fanatismo religioso.

Ecco il punto ineludibile: liberarsi dal ricatto della guerra. Per farlo Israele deve porsi come obiettivo strategico la CONQUISTA DEI PALESTINESI spingendoli verso la laicità, la libertà e la democrazia con lo stesso coraggio, lucidità e determinazione che ebbe Sharon quando consegnò Gaza all’Autorità nazionale palestinese. Saranno necessari atti di grande valore simbolico a cominciare dalla restituzione di porzioni di territorio acquisiti dai coloni in Cisgiordania costruendo relazioni di collaborazione vantaggiose per i palestinesi che insieme agli israeliani, dovrebbero costituire un’area economica basata sulla libera circolazione di merci e lavoratori. La condizione imprescindibile è sconfiggere il fanatismo di Hamas mostrando che porta solo guerra e distruzione mentre la pace porta sicurezza e benessere. I palestinesi dovranno anch’essi liberarsi dal richiamo della guerra e dall’abbraccio mortale del fondamentalismo islamico.

La conquista dei palestinesi se si farà sarà una strada lunga e difficile, ma non ce n’è un’altra se Israele vuole liberarsi dal ricatto della guerra e se il mondo occidentale vuole sottrarsi al rischio di una guerra mondiale alimentata dall’alleanza delle dittature teocratiche e imperialistiche. Russia, Cina, Iran aspettano che l’Occidente collassi. Dobbiamo deluderli e Israele ci deve aiutare

Claudio Lombardi

1 commento
  1. Giovanni Terracina dice:

    Articolo chiarissimo per una situazione difficile, purtroppo anni di propaganda antisemita iniziata ben prima della nascita di Israele e una voglia di rivincita nei confronti dell’Occidente aggiunta ad un fondamentalismo religioso che ha sostituito la speranza nella politica rendono difficile la soluzione di questo dramma , io stesso non vedo soluzioni a breve e non so proporre modi per affrontarlo

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