I pasticci dell’ idealismo estremo
L’ idealismo estremo è sempre molto attivo. Animato dalle migliori intenzioni rischia di combinare pasticci se portato sul piano politico. Prendiamo lo sgombero del palazzo occupato a piazza indipendenza a Roma. I fatti sono noti a tutti: un ordine di sgombero sancito dalla magistratura che risale al 2015 e dopo quattro anni di occupazione viene eseguito pochi giorni fa dopo trattative e proposte di spostamento rifiutate dagli occupanti (brilla comunque lo scarso impegno del comune di Roma). La polizia fa uso di idranti che servono anche a spegnere le fiamme appiccate ad alcune bombole di gas lanciate contro gli agenti. Apriti cielo! Risuonano indignazioni e paroloni di sdegno esagerato. Chi ha taciuto per anni sulle occupazioni che nella sola Roma riguarderebbero un centinaio di edifici e sulle sue gestioni spesso malavitose (a proposito che fine ha fatto l’eritreo che è uscito dal palazzo con 13mila euro?). Chi non ha aperto bocca di fronte al saccheggio di alloggi pubblici ai quali si dovrebbe accedere solo per graduatorie e con requisiti stringenti (e invece si sa che i soggetti più deboli in certe zone non escono più di casa per timore che gli venga occupata) fa sentire la sua voce adesso con accenti accorati. E ne trae spunto per eleganti elaborazioni intellettuali di indubbio valore letterario, ma di assoluta inconsistenza politica.
Eccone un esempio.
Scrive Ezio mauro su Repubblica di qualche giorno fa: “è difficile non trovare un collegamento emotivo, culturale e infine politico tra l’ultimo atteggiamento italiano nei confronti dei migranti sui barconi e le Ong di soccorso (criminalizzate in una vera e propria inversione morale) e lo sgombero degli abusivi dal palazzo nel centro di Roma, a colpi di idrante. La questione di fondo è che la povertà sta diventando una colpa, introiettata nella coscienza collettiva e nel codice politico dominante, così come il migrante si porta addosso il marchio dell’ultima mutazione del peccato originale: il peccato d’origine (…) noi — i garantiti, gli inclusi — non vogliamo vederli mentre agitano nelle nostre città la primordialità radicale della loro pretesa di vivere”.
Mauro dovrebbe sapere che nessuno ha criminalizzato le Ong, ma il governo ha voluto riportare sotto un minimo controllo i flussi di migranti cresciuti a dismisura anche grazie al disordine creato dalle Ong che in oggettiva complicità con i trafficanti avevano assunto il ruolo di traghettatori dalla Libia all’Italia. La supposta criminalizzazione è solo una fantasia dell’ex direttore di Repubblica.
Anche riguardo alla povertà Ezio Mauro dimentica che in tutta Europa il sostegno ai più svantaggiati esiste ed è una delle conquiste dell’assistenza sociale che non ha eguali in altre parti del mondo. Già ma forse lui intende non i poveri nati qui, bensì tutti gli altri. Ebbene tutti gli immigrati anche irregolari costano allo Stato italiano un bel po’ di soldi in assistenza (anche sanitaria) che sarà pure oggetto di speculazioni, ma è pur sempre meglio del niente dei territori di provenienza. Quindi in cosa si concretizzerebbe questa povertà come colpa? Boh!
E ancora: “è chiaro che una risposta al sentimento-risentimento dei cittadini spaventati va data, ma la si può e la si deve cercare dentro un governo complessivo della globalizzazione, non privatizzando i diritti a nostro esclusivo vantaggio e usando la nostra libertà a danno degli altri, spinti sulle nostre sponde da un’angoscia di libertà estrema la cui posta è addirittura la sopravvivenza”.
Qui si raggiungono vette di pensiero insondabili. Chi e come dovrebbe governare la globalizzazione (posto che organismi e sedi che pongono limiti e regole già esistono)? Non si sa. E poi che vuol dire “privatizzando i diritti a nostro esclusivo vantaggio e usando la libertà a danno degli altri”? Forse che di fronte alle ondate migratorie dobbiamo rinunciare a ciò che abbiamo mettendolo a disposizione dei poveri del mondo? Ma se non lo fa nemmeno la Chiesa cattolica! E poi, esattamente in cosa consisterebbe l’uso della nostra libertà a danno degli altri? Frasi che purtroppo somigliano a farneticazioni visionarie.
L’articolo si conclude con l’appello a liberare “la povertà dalla moderna colpa per restituirla alla dinamica sociale”. Che vuol dire? Forse che i poveri debbono inserirsi nelle rispettive società? Ma perché adesso dove stanno? Certo ognuno nel suo territorio come è ovvio. Oppure l’autore intende che dobbiamo inserire i poveri del mondo nella nostra società? Francamente non si capisce. Anche qui fumosità e una visione di assoluta inconsistenza politica.
Ma veniamo ad un altro intervento assai autorevole, quello di Emma Bonino che si preoccupa dei migranti che vengono fermati in Libia o al confine sud dopo che sono crollate le partenze verso l’Italia. L’accusa nei confronti dei governi è che “continuiamo a fare finta di non sapere”. Al riguardo due osservazioni: cosa propone la Bonino? Di riprendere i trasbordi dalla Libia all’Italia senza limite alcuno? E poi perché preoccuparsi solo di quelli che o sono già nel territorio libico o vi si stanno avvicinando? Nel cuore dell’Africa in varie zone ci sono esseri umani che soffrono. Perché non portarli tutti da noi? Sembra la stessa predicazione delle battaglie radicali contro la fame nel mondo (ogni minuto muore un bambino!) che hanno portato alle politiche di aiuti assolutamente inutili e fonte di corruzione. E comunque ieri a Parigi c’è stato un vertice tra Germania, Francia, Spagna e Italia insieme ad alcuni stati africani che ha posto le basi di una svolta nella gestione dei migranti. L’aiutiamoli a casa loro potrà non essere più uno slogan, ma una politica concreta. Di questo c’è bisogno, non di predicazioni inconcludenti.
No decisamente l’ idealismo estremo si rivela poco utile per intervenire su realtà complesse, poco utile e fonte di guai
Claudio Lombardi
Si, tutto vero. Peccato che nessuno li aiuta a casa loro. Bisognerebbe piuttosto chiedersi: chi ha interesse a non aiutarli e a farli emigrare in massa, in modo disordinato e istigare una guerra tra poveri?