PD, se ci sei batti un colpo (di Paolo Acunzo)

urla centro destraE’ paradossale quello che sta succedendo negli ultimi giorni. Il condannato Berlusconi è colui che si lamenta di non essere stato “protetto” a sufficienza, mentre il suo solito tam tam mediatico urla allo scandalo non per il reato contestato, ma per la sentenza che ne consegue.

Inoltre prima minaccia e poi concede al governo di rimanere in sella, come se fosse un grand’uomo che si sacrifica nel nome di un bene supremo, ossia la sua permanenza al potere.

Ho sempre pensato che il berlusconismo deve essere battuto politicamente. Ma per far ciò occorre che il PD batta un colpo. Come si fa a tacere su una sentenza così enorme dopo anni di denunce in tal senso? Come si fa ad andare avanti con un abbraccio alla lunga mortale come se nulla fosse?

distanze da BerlusconiIn un qualsiasi altro paese un governo prenderebbe subito le distanze da un leader politico pluricondannato, benché non con forma definitiva, per non essere accomunato al suo comportamento. Un governo che si regge sui voti di un siffatto leader verrebbe istantaneamente delegittimato e dovrebbe essere la sua parte sana a chiederne l’immediata crisi, anche per riaffermare la sua stessa credibilità.

silenzio complicescelte pdMa in questa Italia così non è. Per ragioni d’emergenza (che ormai dura da un paio d’anni e ha fatto perdere al PD già le elezioni a causa del suo supporto acritico al precedente governo d’emergenza), per ragioni di Stato, per le stesse ragioni, in sostanza, e per opera delle stesse persone che negli scorsi mesi hanno bloccato il tentativo del cambiamento e provocato il pasticcio del Quirinale.

Ma anche il silenzio è una scelta politica. Quella di tirare a campare, quella di essere politicamente complici, quella di dimostrare che nei fatti non si è alternativi, dando ragione a coloro che dicono che “tanto sono tutti uguali”. Una scelta doppiamente colpevole in una situazione nella quale ogni esitazione diventa subito ambigua e suscita ribellione fra i cittadini perché ormai anteporre gli interessi di parte a quelli dell’Italia è un gioco scoperto che nessuno giustifica più.

Scelte politiche del genere determinano la natura di un partito mille volte di più di quanto potrà fare qualsiasi nuovo Leader, a prescindere dalle regole utilizzate per eleggerlo. Mi auguro che al prossimo congresso del PD ci sarà chi vorrà porre il tema (quale governo, per fare cosa e con chi), altrimenti si ripeterebbe il solito vuoto rito mediatico senza reali contenuti e visioni lunghe di come, se si vuole, cambiare la società. Ma nell’immediato il PD deve battere subito un colpo, se ha l’ambizione di esistere ancora in quanto credibile alternativa politica.

Paolo Acunzo

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